Il mio rapporto con i commissariati milanesi potrebbe essere descritto come quello tra due persone co-dipendenti: malsano, ma necessario. «Ho perso treni, aerei, più di una volta il portafoglio, ho perso indirizzi, soldi, ma mai l’orgoglio»… be’, a dire il vero l’orgoglio – con tutte le volte in cui sono stata derubata – l’ho dovuto per forza di cose mettere sotto i piedi, per non dire qualcos’altro. Definire democratici i borseggiatori che mi hanno eletta loro vittima preferita è d’obbligo: cellulare e portafoglio mi sono stati fregati sia sull’odiata 90 sia sulle più elitarie 94 e 60; il Fabrique ha fatto da teatro al furto di un iPhone, e una pettinatissima caffetteria viennese allo scippo di una borsa. Il minimo comun denominatore di questa lunga sfilza di sfighe è la perseveranza oserei dire stoica con cui ho denunciato l’accaduto a polizia e carabinieri, scontrandomi con le migliori menti della generazione presente, passata e futura, nonché collezionando una serie di tragicomici aneddoti che richiedono a gran voce un pubblico. Nessuna forza dell’ordine è stata maltrattata durante la scrittura di tale articolo; io, di mio, devo ancora riprendermi psicologicamente da un paio di scambi di battute.
Campanilismi
Al rientro da un viaggio a New York, dopo aver scoperto che un simpaticone mi aveva clonato la carta di credito e si era divertito a comprare la qualsiasi in un punto vendita (situato in Arizona) dei grandi magazzini Target.
«Questa lista movimenti è in inglese!»
«Be’, si tratta dei luoghi dove è stata usata la carta… trovandomi negli Stati Uniti, è normale abbiano nomi in inglese»
«Ah. Ma li possiamo tradurre?»
«A che pro, mi scusi? È come se le chiedessero di tradurre Esselunga in un’altra lingua»
«Appunto, mica lo sanno tutti cos’è l’Esselunga»
«…»
La logica tuttora mi sfugge, so solo che nella mia denuncia per clonazione della carta di credito risultava fossero stati spesi più di 400$ da Target/Bersaglio in Arizona.
Dubbi
Un po’ di anni fa, quando mi fregarono il portafoglio sulla 94.
«Sì, dunque, il portafoglio era nero, di Prada, dentro c’era un bancomat emesso da UniCredit Banca, una carta di credito sempre emessa da UniCredit Banca, una carta d’identità emessa dal Comune di Mil…»
«Mi scusi, come si scrive Prada?»
Miuccia, tappati le orecchie.
Refusi
Dopo aver acquistato online due biglietti per il concerto dei Foo Fighters ed essermi resa conto di aver subìto una truffa colossale (ok, babba io), sporgo una denuncia alla polizia postale, che impiega ben 67 minuti per essere scritta.
«Guardi, ci sono un po’ di refusi da correggere: qui c’è un congiuntivo sbagliato, più avanti una frase che ha poco senso, dopo manca un apostrofo, e poi Foo Fighters non si scrive Fu Faiters, ma (attacco a fare lo spelling)»
«Eeehhh, ma io mica vojo fa’ l’ammereigano! Se me vado a pija’ un caffè corregge lei?»
Morale: nella vita ho scritto molte cose, tra cui anche una denuncia.
Stand-up comedy
Inizio Duemila, portafoglio rubato sulla 90.
«Ma una bella ragazza come lei non dovrebbe prendere la 90!»
«Vero, ma poi in università come ci vado?»
(Ridacchiando) «Eheheh, ma lei mi darà ragione: nella vita à meglio prendere la 90 che stare a 90… eheheh»
Braccia rubate alla comicità.
World Wide Web
Complice la denuncia per il furto di una borsa, decido di unire l’utile al dilettevole e mi informo per il rinnovo del passaporto che mi sarebbe scaduto a breve.
«Per il passaporto deve prendere l’appuntamento su Internet»
«Ah, ok»
«Ma funziona solo con Internet Explorer»
«In che senso? Non posso usare un altro browser?»
«Questo non lo conosco, chieda al mio collega»
Maria, io esco.
Pignolerie
Scippo della borsa di cui sopra, avvenuto in uno dei caffè più belli di Vienna, poco prima di un recente Capodanno.
«Quand’è avvenuto il furto?»
«Sabato 30 dicembre, a Vienna»
«Prima o dopo la mezzanotte?»
«In che senso, scusi?»
«Signorina, se è prima della mezzanotte è ancora il 30 dicembre, se è dopo invece è già il 31. E sarebbe stato Capodanno, tra l’altro!»
Cazzo, ma toh.
Galanterie – prima parte
Qualche settimana fa: altra borsa (di Gucci) – contenente portafoglio (di Gucci), chiavi di casa e occhiali da vista appena rifatti – fregata nel dehors di un ristorante milanese. (Grazie Instagram, ché l’ansia di fotografare lo champagne che stavo bevendo mi ha fatto tenere l’iPhone sul tavolo.)
«Mi scusi, posso avere un bicchier d’acqua?»
Si guarda intorno, scocciato.
«Ho una bottiglia d’acqua, ma non il bicchiere»
«E non si riesce a trovare un bicchiere?»
«Senta, vada in bagno che c’è il rubinetto: può bere da lì»
Per me un’acqua del sindaco, grazie.
Galanterie – seconda parte
Sempre in occasione del furto della suddetta borsa (di Gucci): circondata da avvisi che recitano «Uscire dalla violenza si può: non restare in silenzio, noi carabinieri possiamo aiutarti», pongo un’annosa domanda.
«Secondo lei, dato che nella borsa c’erano le chiavi di casa e la carta d’identità, è meglio se stasera dormo fuori?»
«Ma che vuole che ne sappia io»
Ok, perdoni il disturbo.
Investigazioni
Ritrovo i documenti che erano nella borsa (di Gucci, vedi sopra); al telefono mi dicono che devo tornare in Questura munita di denuncia per fare il cosiddetto rinvenimento.
«È sicura che questa denuncia sia originale?»
«Mi perdoni, in che senso?»
Prende una lente d’ingrandimento e si mette a esaminare il foglio spiegazzato.
«Vede? La sua firma e quella del collega non sembrano fatte a penna»
«Ma le assicuro che…»
«E il timbro! È decisamente fotocopiato!»
«Eh?»
«Devo approfondire questa cosa»
Sparisce per una buona mezz’ora.
«È un fatto molto strano»
«Capisco»
«Lei è certa di aver firmato questo foglio?»
«Certo»
«Ne devo parlare con il collega, la terrò aggiornata. Intanto, può andare»
Benedetto Dio! Qui ci vuole qualcosa di più dell’FBI!
Priorità
Metà Duemila, di ritorno da un weekend al mare, quando – per risparmiare i soldi del taxi – da Centrale presi la 60 per tornare a casa, e mi fregarono il portafoglio.
«Mi racconti com’è successo»
«Ero sull’autobus e a un certo punto una signora attacca a chiedermi una serie di informazioni; io mi distraggo, scendo, e quando arrivo a casa mi rendo conto che non ho più il portafoglio»
«Ah, ho capito di chi si tratta: vede, sono due complici, agiscono sempre nello stesso modo. Lei distrae la vittima, lui la borseggia»
«Mi perdoni: ma se sapete chi sono, perché non li arrestate?»
«Eeehh signorina… ci vuole tempo! E poi adesso ci sono i Mondiali!»
Quell’anno l’Italia uscì al primo turno, e io in compenso presi moltissimi taxi.