C’è una regola non scritta che recita, più o meno, così: «Ogni volta che Laura Boldrini parla in pubblico, le sue parole saranno travisate e la sua persona sarà oggetto di una vera e propria intifada social». È un incantesimo che si ripete ogni anno ormai dal 2014, quando l’entourage di Beppe Grillo scelse di trasformare l’ex funzionaria delle Nazioni Unite nell’obiettivo principale della sua macchina del fango.
La tradizione fu inaugurata da un video “ironico” in cui un ragazzo al volante fa un viaggio con un cartonato raffigurante l’allora presidentessa della Camera dei Deputati. Il titolo a corredo del filmato, opera dell’allora dipendente della Casaleggio Pietro Dettori, conteneva un quesito abbastanza tendenzioso: «Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?».
La domanda suscitò reazioni di ogni tipo: tra i commenti al post si alternò la quintessenza dell’inumanità social, dagli auguri di stupro alla promessa di ritorsioni fisiche, fino a qualche illuminato statista che suggeriva di costringerla a prostituirsi. Da allora, Laura Boldrini fu trasformata nel nemico perfetto: l’agnello sacrificale di tutti i malcostumi italiani, la parte scoperta della cotta di maglia della sinistra, quella in cui affondare la spada con maggiore vigore. Boldrini è stata vittima – è questa la parola più corretta da utilizzare, senza mezzi termini – di una gogna da vergogna nazionale, destinataria di contenuti diffamatori di ogni tipo, tra cui una foto virale che ritraeva l’attrice americana Krysten Ritter e la spacciava per sua, sostenendo che gestisse cooperative di assistenza ai migranti, calpestando senza troppi problemi la sfera privata dell’attuale deputata di Liberi e Uguali (che aveva visto sua sorella portata via da un cancro poco tempo prima. Una sorella che, ben lungi dal gestire cooperative, si occupava di restauro).
Il processo di disumanizzazione è andato avanti per anni, sotto l’attenta direzione degli apparati di propaganda di Lega e Movimento 5 Stelle (non quello istituzionale e con assetto da Prima Repubblica odierno, ma la gigantesca holding di disinformazione e hate speech guidata da Casaleggio).
La conferma che Boldrini indossi ancora i panni della “grande nemica” – citando un bel saggio dedicato alla questione, scritto da Flavio Alivernini e pubblicato da People – è arrivata giovedì sera quando, ospite di Corrado Formigli a Piazza Pulita, la politica più odiata del decennio ha osato dire la verità, ossia che Fratelli d’Italia è un partito oscurantista e anacronistico sul fronte dei diritti civili.
È una destra moderna quella guidata da Giorgia Meloni? Direi di no!
È una destra reazionaria, oscurantista, non europeista, non liberale, che non sa prendere le distanze dagli estremismi e che sui diritti civili è sempre contro.
Ne ho parlato a #PiazzaPulita. pic.twitter.com/LMvASuFLk1
— Laura Boldrini (@lauraboldrini) May 6, 2022
Per Boldrini, quella di Meloni è infatti «una destra reazionaria e oscurantista, non abbastanza improntata all’europeismo, che non può guidare un Paese fondatore dell’Ue, che non sa prendere le distanze dall’estremismo che la infiltra e che non è liberale». Ebbene, abbiamo avuto conferma di questo assunto in diverse occasioni. Partiamo dai diritti civili: nei suoi discorsi pubblici, Meloni pone le esigenze della famiglia tradizionale al di sopra di ogni possibile concessione alle coppie non etero. In più occasioni ne ha fatto un motivo di vanto, il suo “Sono Giorgia, sono una donna, sono una madre” è diventato un meme destinato a imperitura memoria, senza contare che ha agito in prima linea per affossare il ddl Zan: dove sarebbe il mistero? Per quanto riguarda l’europeismo, al netto dei tentativi di moderazione e del restyling adottato per indossare abiti più “governisti” avviato negli ultimi mesi, la retorica adottata da Fratelli d’Italia è sempre stata improntata all’euroscetticismo e al demonizzare in ogni modo possibile i grigi burcorati di Bruxelles. Passando alle infiltrazioni estremiste, beh, abbiamo tutti ben fissata nella memoria l’inchiesta di Fanpage dedicata alla cosiddetta “Lobby nera”, che ha messo in scena membri del partito perfettamente a proprio agio tra i saluti romani, nostalgici del nazismo che evocano la birreria di Monaco (quella dove Hitler tentò di fare il suo colpo di stato nel 1923) e saluti al grido di “Heil Hitler”. Nei giorni successivi, è stato ripetutamente chiesto a Meloni di prendere le distanze dal fascismo, senza però ottenere alcuna presa di distanze dalla leader di Fratelli d’Italia (che quindi no, «non è in grado di prendere le distanze dall’estremismo che la infiltra», proprio come ha precisato Boldrini). Di nuovo: di che pariamo?
Ebbene, come per magia, del discorso – che non fa una grinza – di Boldrini è stata ripresa soltanto la parte in cui quest’ultima, parlando per iperbole, ha detto che Fratelli d’Italia «Non può guidare un Paese fondatore dell’UE». I quotidiani di destra le hanno dedicato dei titoloni perfettamente in linea con la demonizzazione senza quartiere degli ultimi anni, tra un Follia totale della Boldrini: “Meloni non può andare al governo” e un Per Boldrini non possiamo governare nemmeno se vinciamo.
Non poteva mancare, ovviamente, il siparietto vittimistico della stessa Giorgia Meloni che – da politica abilissima qual è – ha pensato bene di capitalizzare sulla situazione, dedicando a Boldrini un video.
Secondo la “democratica” Laura Boldrini, @FratellidItalia non avrebbe diritto a governare anche qualora vincesse le elezioni. Ascoltate fino alla fine: in pochi minuti rispondo alla Boldrini e vi mostro il vero volto della sinistra italiana. pic.twitter.com/Virk8czVlD
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) May 6, 2022
Il risultato? Sui social la folla è impazzita e ricerca lo scalpo di colei che, volente o nolente, 8 anni dopo è ancora lo spauracchio preferito di una determinata parte politica.