Come abbiamo raccontato nella scorsa puntata, il caso giudiziario del momento tra l’attore Johnny Depp, 58 anni, e l’attrice Amber Heard, 36 anni, sta proseguendo a Fairfax, Virginia. E senza girarci troppo intorno, quella a cui stiamo assistendo è la storia di un amore malato.
Vi avevamo raccontato delle presunte feci degli Yorkshire mangia-marijuana – un apice che, temiamo, non si possa più raggiungere –, momenti di relazione tossica, bottiglie lanciate e una carriera rovinata (per ora) su entrambi i fronti: l’ultima notizia da Hollywood è che la Warner Bros. stia pensando di eliminare o sostituire Heard da Aquaman 2. Il processo è in corso dall’11 aprile, e le discussioni conclusive sono previste per questo venerdì. Ma cos’è successo ieri?
Gli avvocati di Depp hanno chiamato la top model Kate Moss a testimoniare. Moss ha così dichiarato che l’ex fidanzato Johnny Depp non l’ha mai spinta giù da una rampa di scale, mentre si frequentavano negli anni ’90 – e fino a qui, tutto bene. Moss è apparsa in collegamento dal Gloucestershire, in Inghilterra, e ha testimoniato per un totale di circa cinque minuti. Non le sono state fatte alcune domande.
Il tutto era cominciato perché Heard aveva menzionato Moss durante i suoi quattro giorni di testimonianza all’inizio di questo mese. Heard aveva infatti descritto un incidente di marzo 2015 in cui la stessa attrice aveva preso a pugni in faccia Depp, temendo che avrebbe potuto spingere sua sorella Whitney giù per le scale. «Ho subito pensato a Kate Moss e alle scale e l’ho colpito», ha detto Heard, facendo un riferimento simile a quello durante il primo processo per diffamazione della coppia nel 2020.
Ad ogni modo, Kate Moss ha riferito che il fatto non è mai successo. «C’era stato un temporale», e «mentre uscivo dalla stanza, sono scivolata dalle scale e mi sono fatta male alla schiena». Ha detto di aver urlato e che Depp l’ha portata in camera e le ha prestato assistenza medica. «Non mi ha mai spinta, presa a calci o buttata giù dalle scale», ha testimoniato Moss a proposito di quel momento in un resort in Giamaica. Depp, successivamente, ha rincarato la dose affermando che «Heard ha preso la storia e l’ha trasformata in un brutto incidente tutto nella sua mente». E ancora: «Non c’è mai stato un momento in cui ho spinto Kate giù da una rampa di scale».
All’ora di pranzo di ieri in Virginia, qui era quasi sera, eravamo anche noi collegati al live streaming di Law & Crime Network, un po’ incuriositi, un po’ per non perdere gli aggiornamenti e restituire un racconto fedele e chiaro sull’andamento del processo, alla sua ennesima puntata. Eppure, se la prima sensazione è stata quella di ritornare a seguire un caso decisamente complesso, di lì a poco i nostri occhi sono finiti su un articolo del New Yorker, secondo cui il caso non è poi così complicato come potrebbe sembrare. Perché si basa tutto su dodici parole.
Questo caso, definito un “pozzo di fango” dal New Yorker, è semplice e bizzarro, e si basa completamente su una sola frase di un editoriale del Washington Post del dicembre 2018, appunto di dodici parole: «Then two years ago, I became a public figure representing domestic abuse». Sarebbe infatti per questa frase, con cui Heard ha spiegato di essere diventata una figura pubblica che rappresenta gli abusi domestici, che l’attore Johnny Depp ha citato in giudizio l’ex moglie per 50 milioni di dollari per diffamazione.
Eppure, nonostante sia incontestabile che Heard sia comparsa sulla copertina della rivista People con evidenti lesioni sul volto e che, più o meno nello stesso periodo, abbia ottenuto un’ordinanza restrittiva temporanea per presunta violenza domestica contro il marito, il processo è incentrato sulle parole utilizzate in quella frase. In particolare, l’attrice avrebbe detto che “rappresenta” l’abuso, e non di essere una vittima o una sopravvissuta di un abuso. Una leggera differenza, ma comunque una differenza. Depp, tra l’altro, ha perso una causa per diffamazione nel 2020 contro un tabloid britannico, il Sun, che lo avevo descritto come un “picchiatore di mogli”. Occasione in cui il tribunale di Londra aveva ritenuto le affermazioni di Heard sostanzialmente vere.
È vero anche che all’inizio del processo abbiamo visto le immagini dei messaggi squilibrati che Depp ha scarabocchiato con la vernice e il sangue, usando lo stesso moncone appena ferito durante una litigata in Australia nel 2015; fino ad altri episodi e messaggi anti-Heard (alcuni condivisi col collega Paul Bettany). Dall’altra parte, Heard ha rilasciato varie dichiarazioni discutibili sulla sua relazione con Depp e le sue conseguenze. In una registrazione audio, per esempio, ha ammesso di averlo picchiato.
Che questa sia il resoconto tragicomico di una relazione da sempre tossica è chiaro. Fa pensare, invece, il modo in cui ha reagito il pubblico, nella realtà e nei social. L’hashtag #JusticeforJohnnyDepp avrebbe superato i dieci miliardi di visualizzazioni su TikTok, mentre i video-parodia della testimonianza ultra-emotiva di Heard sono già un meme, e #AmberHeardIsAPsychopath è un hashtag molto utilizzato.
Sembrerebbe confermato – il sito in questione non ha commentato – che il Daily Wire avrebbe speso decine di migliaia di dollari per promuovere principalmente contenuti anti-Heard su Facebook e Instagram sul processo, secondo un articolo su Vice World News. E NBC News ha riferito, a proposito di creator di YouTube, che si sono orientati sui video anti-Heard, non appena si sono resi conto di quanto piacessero agli utenti e all’algoritmo.
Si tratta di una litigata in streaming, con quello che era un grande cast. A noi restano momenti crudi, privati, e quindi vulnerabili, delizia di un pubblico che non c’è. Contro ogni previsione, Depp ha buone probabilità di vincere il processo. Ma abbiamo comunque il dovere di domandarci se la folla di fan adoranti fuori dal tribunale o i meme su Amber Heard siano solo una parte del racconto o una preoccupante umiliazione globale. Ad ogni modo, c’è un dettaglio a cui non potremmo mai smettere di pensare: chi ha defecato, davvero, in quel letto?