“White Jesus Black Problems” Fantastic Negrito (3 giugno)
È la storia di due antenati di Fantastic Negrito, una bianca che s’innamora di uno schiavo di colore nella Virginia che proibisce le relazioni interrazziali. Sono stati una coppia rivoluzionaria, ci ha detto in questa intervista, dei «Romeo e Giulietta che con il loro amore sono andati contro tutto».
“Versions of Modern Performance” Horsegirl (3 giugno)
È il disco chitarristico di cui parlano tutti. Sono un trio di giovanissime musiciste di Chicago cresciute ascoltando evidentemente i Sonic Youth e l’underground anni ’80 e ’90. Rock della generazione X per la generazione Z.
“Big Time” Angel Olsen (3 giugno)
Lutto e gioia, in chiave indie. Registrato e mixato da Jonathan Wilson, Big Time è stato scritto nel periodo in cui Angel Olsen stava vivendo la sua prima esperienza di amore queer. «Finalmente, a 34 anni, ero libera di essere me stessa». Ma nel disco si sente anche l’esperienza della perdita dei genitori.
“Twelve Carat Toothache” Post Malone (3 giugno)
Intervistato in gennaio da Billboard, Post Malone ha detto che il disco esprime «come mi sento al momento: gli alti e bassi, il caos e il carattere bipolare dell’essere un artista mainstream». Tra gli ospiti, Roddy Ricch, Doja Cat, Gunna, Robin Pecknold dei Fleet Foxes, The Kid Laroi, The Weeknd.
“Welcome 2 Club XIII” Drive-By Truckers (3 giugno)
Il Club XIII è il locale dove Patterson Hood e Mike Cooley suonavano a inizio carriera e la title track è una celebrazione di quei giorni avventurosi. Tra gli ospiti ci sono Margo Price e Mike Mills dei R.E.M. Per gli amanti del rock sudista rivisitato.
“You Can’t Kill Me” 070 Shake (3 giugno)
Con un po’ di fantasia, l’abbiamo definita l’Enya dell’emo rap. In Body è ospite Christine and the Queens. Il titolo fa riferimento al «fatto che sono distaccata da molte cose e niente mi ferisce mai troppo».
“Armageddon” Ketama126 (3 giugno)
Con una copertina quasi metal e feat di Franco126, Pretty Solero, Carl Brave, Noyz Narcos e altri, Armageddon gioca fin dalla title track col concetto di apocalisse, ma contiene anche momenti come Ragazzi fuori che è più o meno il riassunto di una vita. Un viaggio trap d’evasione dalla paranoia di due anni di lockdown, l’abbiamo definito nella nostra intervista.
“Hustle Mixtape” Capo Plaza (3 giugno)
«Se non miri a qualcosa, non colpirai mai nulla», ha detto Capo Plaza. «Hustle per me significa non smettere di crederci, non smettere di lottare. Avere sempre la stessa fame del primo giorno. Ho un piano da portare a termine e vado dritto per la mia strada, nonostante le difficoltà. Perseverare. Per questo ho chiamato così il mixtape: Hustle è quella spinta in avanti, continuo ad averla e sono grato di questo».
“996 Le canzoni di G. G. Belli Vol. 1” Ardecore (3 giugno)
I sonetti ottocenteschi di Giuseppe Gioachino Belli musicati da Giampaolo Felici con la collaborazione di Gianluca Ferrante e Adriano Viterbini. Con l’uscita nei prossimi mesi del secondo volume l’opera verrà pubblicata sotto forma di libro illustrato. «Raccontiamo un modo di essere che esiste sempre meno, dobbiamo tentare di mantenere viva una tradizione», hanno detto al Venerdì.
“Scacco al maestro Volume 1” Calibro 35 (10 giugno)
È il primo di due volumi dedicati a Ennio Morricone da uno dei migliori gruppi italiani. Si è già sentito La classe operaia va in paradiso, «semplici elementi musicali strategicamente collocati, finte e inaspettati affondi, impeccabile rigore formale, incedere marziale e inesorabile, impossibile da dimenticare già dal primo ascolto. In pratica, una summa degli elementi che hanno reso celebre e inconfondibile il tocco di Morricone».
“Radio Whitemary” Whitemary (10 giugno)
È l’album d’esordio della musicista di cui abbiamo scritto qui, uno dei nomi da tenere d’occhio nel panorama della canzone elettronica italiana. Il singolo più recente è Chi se ne frega.
“Ansia capitale” Management (10 giugno)
«Il disco dell’anno? No. Il disco dell’ansia», che sarebbe poi la pena capitale evocata dal titolo e a cui si è condannati. Sono usciti tre singoli accompagnati, come l’album, da copertine in cui c’è qualcuno che cade. «Tutto il disco approfondirà la tematica del “precipitare”, anche dentro noi stessi».
“Senghe” Almamegretta (10 giugno)
In napoletano la parola senghe, ha spiegato Raiz, «vuol dire fessure. Abbiamo immaginato un muro, all’apparenza compatto, ma che in realtà presenta delle crepe. Un muro può dividere gli ambienti ma anche le persone all’interno della stessa casa, può essere un ostacolo alla comunicazione. Un muro può separare gli Stati, i popoli. Le crepe in un muro sono quindi una possibilità; di far passare la luce, ma anche di parlarsi, di confrontarsi».
“The Versions” Neneh Cherry (10 giugno)
Un tributo al femminile a una grande pop star, 10 canzoni tratte dal catalogo di Neneh Cherry reimmaginate dalla cantante con Sia, Anohni, Jamila Woods, Sudan Archives, Greentea Peng, Robyn e altre. «Avevo una lista di desideri e praticamente tutte hanno voluto partecipare».
“Ultraviolet Battle Hymns and True Confessions” The Dream Syndicate (10 giugno)
Da quand’è tornata, la band di Steve Wynn non s’è più fermata. Se The Universe Inside era un album anomalo, costruito assemblando jam session, con Ultraviolet Battle Hymns and True Confessions si torna alla forma canzone più tradizionale. In ottobre saranno in Italia col concerto-celebrazione dei 40 anni di The Days of Wine and Roses.
“1st Congregational Church of Eternal Live and Free Hugs” Kula Shaker (10 giugno)
Che cosa aspettarsi dai Kula Shaker 26 anni dopo Govinda e Tattva? Oltre ad avere un titolo molto freak, si sa che 1st Congregational Church of Eternal Live and Free Hugs sarà doppio e conterrà 15 pezzi tra cui The Once & Future King, che ricorda parecchio i Pink Floyd.
“Ferro del mestiere” Jake La Furia (17 giugno)
«Il racconto d’un pilastro del rap italiano e delle strade della sua Milano». Così viene presentato il terzo album solista di Jake La Furia, il primo da 17 con Emis Killa. Per ora sono emersi i nomi dei produttori, da Big Fish a Night Skinny passando per Mace, 2nd Roof e Don Joe. Su Instagram Jake ha postato la rima “Se mi tagliassi le vene uscirebbe aria con lo smog, artista pazzo come Van Gogh, ho usato la voce più della Glock”.
“Seven Psalms” Nick Cave (17 giugno)
Non è il nuovo album di canzoni di Nick Cave. Sono sette salmi scritti durante il lockdown e musicati con Warren Ellis. Cave li considera «una lunga meditazione su fede, rabbia, amore, dolore, misericordia, sesso e lode», frutto «di un tempo incerto».
“Ugly Season” Perfume Genius (17 giugno)
È musica scritta per il balletto The Sun Still Burns Here di Perfume Genius e della coreografa Kate Wallich che ha debuttato nel 2019. «È il suono dell’euforia da dancefloor», ha detto l’artista a Pitchfork, «le luci colorate, la folla, la pelle umida e calda contro quella degli altri».
“The Storm Before the Calm” Alanis Morissette (17 giugno)
Non è un disco di canzoni, ma un meditation record come lo chiama Alanis, scritto e registrato durante la pandemia con Dave Harrington dei Darkside. In quel periodo, scrive Morissette, «tutto ciò che sapevo era che volevo fare un disco che offrisse qualcosa» e che è diventato «una zattera di salvataggio per non scomparire».
“Farm to Table” Bartees Strange (17 giugno)
Farm to Table viene presentato come un album incentrato sui temi delle radici e della famiglia del musicista uscito allo scoperto con Live Forever (ne abbiamo scritto qui). A giudicare dai pezzi che si sono ascoltati finora, tra cui Hold the Line scritto dopo la morte di George Floyd, Bartees Strange continua a ignorare i confini stilistici.
“In Amber” Hercules & Love Affair (17 giugno)
Il dj Andy Butler ritrova Anohni, protagonista nel 2008 di Blind. «La musica dance tratta per lo più di celebrazione, gioia, desiderio, cuori spezzati», ha detto Butler in un comunicato. «Ma la rabbia? La contemplazione esistenziale? Certe emozioni sembrano off limits. Per certi versi, In Amber è un disco che non sapevo di avere dentro di me».
“The Phoenix” Grey Daze (17 giugno)
«Vogliamo celebrare Chester Bennington», dicono i tipi dei Grey Daze, la band di cui faceva parte il cantante negli anni ’90 prima di entrare nei Linkin Park. È il secondo album con registrazioni postume di Bennington, morto nel 2017, tra cui Starting to Fly.
“Closure / Continuation” Porcupine Tree (24 giugno)
Il ritorno discografico, 13 anni dopo The Incident, della band di Steven Wilson con Richard Barbieri e Gavin Harrison. Alcuni brani, come Harridan, sono stati lavorati molti anni fa. «Ascoltando i pezzi finiti, era chiaro che non si trattava di uno dei nostri lavori al di fuori della band: il dna combinato delle persone dietro la musica significava che questi brani stavano formando quello che era innegabilmente, inconfondibilmente, ovviamente un disco dei Porcupine Tree».
“Blue Lullaby” Wolf Alice (24 giugno)
Non è il nuovo album di inediti della band, ma un EP in cui alcune canzoni di Blue Weekend vengono reimmaginate in veste scarna. Come ninnananne, suggerisce il titolo. «L’idea era ridurre ai minimi termini le canzoni e vedere se avevano un impatto diverso. Durante la promozione di Blue Weekend abbiamo cantato con un coro e abbiamo voluto ripetere l’esperienza. Nell’album ci sono armonie e stratificazioni vocali, danno una sensazione impareggiabile, spero che la gente apprezzi».
“Sometimes, Forever” Soccer Mommy (24 giugno)
La strana coppia: per il nuovo album la cantautrice di Color Theory ha ingaggiato Daniel Lopatin (Oneohtrix Point Never) alla produzione. «Non volevo fare un disco super deprimente e privo di magia», ha detto l’autrice. E sul tema del disco: «Il dolore e il vuoto passano e torneranno sempre, proprio come la gioia. Bisogna accettare entrambi».
“Home, Before and After” Regina Spektor (24 giugno)
Non ci sono ancora molte informazioni sul quest’album che viene presentato come molto newyorchese. Registrato e prodotto con John Congleton (St. Vincent, David Byrne, FFS, Amanda Palmer tra gli altri), è stato anticipato da Becoming All Alone e Up the Mountain.
“Arkhon” Zola Jesus (24 giugno)
«Gli Arkons sono un’idea gnostica del potere esercitato attraverso un dio imperfetto», ha detto Zola Jesus del titolo del disco. «Contaminano e offuscano l’umanità, mantenendola corrotta invece di lasciarle trovare un io armonioso. Mi sembra di vivere in un’epoca arconica; queste influenze negative stanno pesando estremamente su tutti noi». Alla batteria c’è Matt Chamberlain.