«Prendete posto, signore e signori. Lo spettacolo sta per iniziare. Prima però due annunci. Anzitutto, in segno di rispetto di chi vi è vicino, spegnete per favore i telefoni cellulari. Poi, se siete fra quelli che amano i Pink Floyd, ma non reggono le prese di posizione politiche di Roger, potete andarvene a fare in culo al bar. Grazie. Prendete posto e buon concerto».
È cominciata così, con un annuncio dalla viva voce di Roger Waters riportato anche sui megaschermi, la prima data di This Is Not a Drill. Il tour del musicista dei Pink Floyd ha preso il via dalla PPG Paints Arena di Pittsburgh dopo la prova generale al Bryce Jordan Center di University Park.
La scaletta è un mix di classici che funzionano come commento ai temi della contemporaneità. Si va dai Pink Floyd di The Wall, Animals, Wish You Were Here e The Dark Side of the Moon a pezzi dell’ultimo album Is This the Life We Really Want?, e poi canzoni soliste suonate di rado (The Bravery of Being Out of Range) o quasi mai (The Powers That Be) e l’inedita The Bar.
Non sappiamo se qualcuno sia effettivamente andato al bar. Di sicuro il pubblico non ha dato ascolto a Waters sull’uso dei cellulari per fare video. Eccone un po’.
Una delle novità del tour è il palco centrale, che in passato hanno usato tanti artisti, da Peter Gabriel ai Metallica. Waters ha scelto una struttura a croce per i megaschermi che divide in quattro la scena. Quando si alza svela il palco nella sua interezza.
Lo show inizia con una versione rimaneggiata di Comfortably Numb, priva del celebre assolo di chitarra, a cui seguono altri estratti da The Wall:
Dopo The Powers That Be e The Bravery of Being Out of Range, arriva un’altra novità, la più forte: è l’inedita The Bar, introdotta da un breve discorso in cui Waters spiega che non si tratta del bar a cui ha mandato a fare in culo chi lo critica.
Segue una sezione dedicata all’album Wish You Were Here:
La prima parte si chiude con Sheep:
La seconda parte del concerto si apre con altri due pezzi tratti da The Wall:
Déjà Vu, dall’ultimo album:
La sezione corposa dedicata a The Dark Side of The Moon inizia con Money:
Chi apprezza The Final Cut, uno dei dischi più divisivi dei Pink Floyd, ha avuto ieri sera il canto post atomico di Two Suns in the Sunset. Nell’introdurlo, oltre a ringraziare «my fucking crew»,, Water ha spiegato la storia dell’orologio dell’apocalisse:
La canzone finale è Outside the Wall: