Che non fosse un tipo centratissimo ce n’eravamo già accorti da un pezzo: risse (a Sherman Oaks e a Vancouver nel 2011); sigarette fumate a sfregio nei teatri (a New York nel 2014); condotte moleste, ubriachezza, arresti (ad Austin nel 2015, a New York e a Savannah nel 2017); fino ad arrivare alle accuse di molestie e percosse da parte della ex compagna FKA twigs. Shia LaBeouf, un tempo volto tra i più promettenti di Hollywood – un titolo su tutti, Guida per riconoscere i tuoi santi di Dito Montiel –, continua a far parlare di sé non tanto per performance attoriali stupefacenti (nonostante negli ultimi Honey Boy e Pieces of a Woman sia assolutamente notevole), quanto per essere tornato al centro del gossip per una bizzarra congiuntura astrale e cinematografica.
Vado con ordine: fine 2020, FKA twigs denuncia Shia per molestie sessuali, aggressione e danni morali e psicologici; i due si erano conosciuti nel 2018 sul set del film autobiografico Honey Boy, e da allora avevano fatto coppia fissa. «Mi ha trascinato così a fondo che l’idea di lasciarlo e ricominciare mi sembrava impossibile», ha raccontato FKA twigs al New York Times, «quello che ho passato con Shia è stato il peggior periodo della mia vita. Non credo che la gente possa immaginare quello che mi è capitato. Ma è questo il punto. Può succedere a chiunque». LaBeouf di lì a poco risponde alle accuse con una mail: «Non ho scuse per il mio alcolismo e per le aggressioni, solo razionalizzazioni. Ho abusato di me stesso e di tutti quelli che mi sono stati attorno per anni. Ho fatto del male alle persone che mi erano più vicine. Mi vergogno di queste cose e mi scuso con chi ho ferito. Non c’è davvero nient’altro che possa dire».
Dopo FKA twigs, altre tre donne si fanno avanti – tra cui una ex, Karolyn Pho – avanzando accuse nei suoi confronti: Netflix sospende la campagna per la candidatura agli Oscar di Shia come protagonista di Pieces of a Woman, e Shia stesso si rifugia in rehab, consapevole di «non essere guarito dal PTSD e dall’alcolismo. Ma sono determinato a fare quello che serve per riuscirci. Mi pentirò per sempre per aver ferito qualcuno lungo la strada». Peccato che, di lì a poco, decida di contestare qualsiasi abuso con un comunicato del suo avvocato che recita, testualmente, «la sua presunta condotta era ragionevolmente necessaria per la sua autodifesa e/o sicurezza».
La reazione di FKA twigs non si fa attendere, e a inizio 2021 – durante un intervento a CBS This Morning – la cantante lo definisce un manipolatore, rimandando al mittente le scuse: «Mi ricorda il gaslighting che ho sperimentato quando ero con lui: si prendeva parte della colpa, salvo poi negarla». La dose viene ulteriormente rincarata in una puntata del podcast Grounded, in cui la musicista elenca i momenti più difficili della relazione con l’attore («Mi sentivo controllata e confusa. Lasciarlo sembrava genuinamente impossibile»), nonché in un’intervista a Elle.
Intanto, nella storia entra a gamba tesa Olivia Wilde con il suo Don’t Worry Darling, forse il film che ha generato più gossip prima ancora di essere uscito. In breve: nella recente cover story uscita su Variety, Wilde ha rivelato che il ruolo di Jack, per il quale è stato successivamente scritturato Harry Styles con i vari annessi e connessi, doveva andare a Shia LaBeouf, da lei licenziato perché «il suo metodo non era in linea con l’etica che esigo nelle mie produzioni. Ha un processo che, per certi versi, sembra richiedere un’energia combattiva, e personalmente non credo che porti alle migliori prestazioni. Credo che la creazione di un ambiente sicuro e di fiducia sia il modo migliore per convincere le persone a svolgere il proprio lavoro al meglio. In definitiva, la mia responsabilità è nei confronti della produzione e del cast per proteggere entrambi».
Shia però non ci sta, e replica immediatamente a Variety via mail, fornendo la sua versione dei fatti: «Sono un po’ confuso dal racconto secondo cui sarei stato licenziato. Tu e io conosciamo le ragioni del mio abbandono. Ho lasciato il tuo film perché con gli altri attori non trovavamo tempo per fare delle prove insieme. So che stai dando il via alla campagna promozionale del tuo film e che la news sul mio licenziamento rappresenti un facile clickbait, siccome sono una persona-non-grata e tale potrei rimanere per il resto della mia vita». Per avvalorare la propria tesi, allega un videomessaggio piuttosto inequivocabile inviatogli dalla stessa Wilde, dove la regista lo implora di non abbandonare il set: «Sento di non essere ancora pronta a rinunciare al progetto, ho il cuore spezzato e voglio trovare una soluzione». Wilde sembra anche alludere a una potenziale tensione tra LaBeouf e la co-protagonista Florence Pugh: «Penso che questo potrebbe essere un po’ un campanello d’allarme per Miss Flo. Se si impegna davvero, se davvero ci mette la mente e il cuore, e se voi riuscite a far pace – io rispetto il tuo punto di vista così come rispetto il suo – che dite, c’è speranza?».
she wanted florence to make peace with an abuser you cannot make this up pic.twitter.com/T51dAYcElD
— kay (@harrymotif) August 26, 2022
La clip non fa che alimentare le voci relative ai contrasti tra Wilde e Pugh, confermati dal rifiuto di quest’ultima di partecipare al tour promozionale di Don’t Worry Darling – fatta esclusione per la presentazione alla Mostra di Venezia. Nel frattempo, LaBeouf non sta con le mani in mano: protagonista del nuovo film biografico diretto da Abel Ferrara, Padre Pio, l’attore (cresciuto ebreo) ha dichiarato di essersi sentito così ispirato dal soggetto da convertirsi al cattolicesimo.
In un’intervista con il vescovo Robert Barron, Shia ha dichiarato di aver sofferto di una grave forma di depressione negli ultimi anni, in particolare dopo le accuse mosse da FKA twigs: «Non volevo più vivere. Ho provato una vergogna mai sperimentata prima, il tipo di vergogna per cui ti dimentichi di respirare. Il tipo di vergogna per cui non sai dove andare. Il tipo di vergogna per cui non riesci manco a uscire a prendere un taco». Per prepararsi al ruolo di Padre Pio, l’attore ha trascorso diverso tempo in un convento di frati cappuccini, dove infine è giunta l’illuminazione sulla via di Gesù: «Ora so che Dio stava usando il mio ego per attirarmi a lui, allontanandomi dai desideri mondani».
Riusciranno un paio di Ave Maria e una buona dose di contrizione a resuscitare la reputazione di Shia LaBeouf in vista del processo vero e proprio, previsto per la prossima primavera? Ai sant… ehm, ai giudici l’ardua sentenza.