“L’importante è esagerare”, cantava Enzo Jannacci. Consapevolmente o meno, deve aver fatto suo questo motto anche Alessandro Baronciani, uno tra i più famosi e apprezzati illustratori e fumettisti della scena italiana, che è tornato con un nuovo progetto, RAGAZZAcd, dove porta all’eccesso il suo particolare modo di autoprodursi e di veicolare le sue opere.
Si tratta di un «fumetto da ascoltare» realizzato con i contributi musicali di Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò, Giungla e Rachele Bastreghi dei Baustelle e con la voce narrante dell’attrice Chiara Leoncini. Stavolta non gli bastava spezzettare la storia in tanti frammenti e lasciare che fosse il lettore a ricostruirla (come in volumi precedenti), perché è voluto tornare «alle favole che ci raccontano le mamme» con quella che ha definito una graphic music, cioè un nuovo modo di leggere un fumetto ascoltandolo e facendosi coinvolgere dalla musica.
Il libro, infatti, avrà una colonna sonora composta da 10 tracce e 4 canzoni, che sarà anche l’unico modo per leggere il fumetto visto che non sono presenti testi o balloon. Come si diceva, però, Baronciani fin dagli esordi non si limita alla creatività nell’opera, ma anche a quella della sua fruizione. E così l’unico modo per comprare RAGAZZAcd sarà ordinarlo sul sito entro il 30 settembre, visto che verranno stampate solo le copie preordinate.
Per l’occasione ci abbiamo fatto una chiacchierata: su questo nuovo lavoro, sullo stato di salute del mondo del fumetto, sugli artisti più interessanti in circolazione e sul perché, in fondo, nessun algoritmo potrà mai sostituire un disegnatore in carne e ossa.
Cos’è la graphic music?
È un termine che ho coniato apposta per questo progetto. Non c’è niente di scritto, ma soltanto una voce narrante che accompagna le illustrazioni, oltre a delle canzoni ispirate alla storia, come le colonne sonore degli anni ’90. E per chi non ha più i CD potrà trovarlo su tutte le piattaforme digitali. In buona sostanza è la cosa più vicina alle favole che ci raccontava da piccoli la mamma o a quelle della Disney. Non sapevo come catalogarla e graphic novel non bastava, quindi mi è venuto in mente graphic music.
Con RAGAZZAcd chiudi una sorta di trilogia dei tuoi “libri in scatola”.
Sì, ho iniziato un po’ di anni fa seguendo una idea del fumettista Ratigher, dove su un sito apposito potevi comprare la copia del suo fumetto, così da poter stampare solo quelle copie ordinate. Mi piaceva questo nuovo modo-mondo di fare autoproduzione. Anche se poi io l’ho portata all’eccesso.
In che modo?
Con un carattere sempre più sperimentale. Mi è venuto in mente di realizzare un libro in scatola dove la storia era sparpagliata. Invece di trovare gli episodi pagina dopo pagina, c’erano 50 spezzoni da ricostruire. La teoria alla base è quella di una storia che si può capire anche se non è in ordine. Un po’ come fanno i reporter, che vanno in giro, raccolgono testimonianze e spesso non sono in ordine cronologico. È lui che le rimette insieme e ci tira fuori un racconto.
Il primo fu Come svanire completamente nel 2017, che andò a ruba.
Prima negli ordini e ora è arrivato a delle cifre assurde sui siti di e-commerce. Mi è piaciuta questa nuova modalità, anche perché quando hai venduto prima i libri hai poi i soldi per lavorare diversi mesi al fumetto. Ora è il primo esperimento con questo crowdfunding.
Il secondo invece è stato Monokerostina del 2020, che andava oltre.
Ho messo a frutto tutte le idee che avevo imparato in un libro complesso com’era stato Come svanire completamente. La storia era sempre fatta a pezzi, ma c’era il metodo per riordinarla. E cioè quello simile a come prendiamo le pastiglie di un blister quando stiamo male. Infatti quello è un farma-fumetto. Dentro una scatola, ma proprio quella dei medicinali.
Diciamo che fin dai tuoi esordi hai amato sperimentare. Nel tuo primo lavoro avevi creato una sperimentale forma di fumetto postale: con un abbonamento gli abbonati potevano scrivere lettere che diventavano storie a fumetti.
Mi sono accordo da subito che è sempre più difficile arrivare al pubblico, soprattutto se ti autoproduci. E a me spiace inviare a un editore un tot di pagine e che poi finisca tutto lì. Non c’era più uno scambio. Così, già allora, pensavo ai follower, anche se non esistevano ancora. L’idea alla base era: invece di comprare un fumetto a 3 euro, comprane 4 a 10 euro e io te li spedisco quando li finisco di disegnare. Così sono riuscito a creare una mailing list, ma anche quelle erano pionieristiche. Intanto, però, c’erano queste persone che acquistavano il fumetto e a me davano il tempo di organizzarmi con delle scadenze e delle priorità.
Contro il logorio della vita moderna, citando un noto spot pubblicitario.
Certo, anche perché per me fare fumetti è qualcosa di molto artigianale e sapere che centinaia di persone lo stanno aspettando mi mette nelle condizioni di doverlo consegnare per forza. Con quell’abbonamento postale a volte regalavo una copia per l’amico, tanto che poi anche l’amico si abbonava. Ed è stato un buon modo per farmi conoscere dagli editori.
Avendo già un pubblico sono più propensi a investire.
Chiaramente, perché sanno di avere già delle vendite sicure. Insieme alle scatole mi ero inventato un’altra trovata, cioè che se ti abbonavi per l’anno successivo ti mandavo anche il raccoglitore. Ma oggi è tutto diverso.
Qual è la situazione del fumetto in Italia?
Con progetti così sperimentali hai bisogno per forza del web e dei social di supporto. E dopo la pandemia è diventato tutto selvaggiamente preoccupante.
Per esempio?
Quando me lo chiedono faccio spesso questo esempio. Quando ho iniziato io, per andare a lavorare a Milano c’era un treno interregionale. Lo prendevo con la carta verde per gli under 26 e Pesaro-Milano costava 50 mila lire. Questo treno oggi non esiste più, si ferma a Bologna o a Parma, devi aspettare un’ora per poi ripartire con un altro treno. Prima la tratta durava quattro ore, adesso anche sei ore e devi capire molte più cose. Oltre al fatto che solo l’andata costa 50 euro, sempre con il cambio. Sono trasformazioni di cui bisogna tenere conto in tutti gli ambiti e con le giuste proporzioni anche per il mondo della cultura. Ora non c’è più niente di diretto che ti porta a realizzare qualcosa.
Non basta più essere soltanto bravi a disegnare, immagino.
No, oltre che questo mondo intorno continua a cambiare. Fino a 15 anni fa ti avrebbero consigliato di aprire MySpace, qualche anno dopo Facebook, ora Instagram, ma con il nuovo algoritmo sui reel non ha più le foto in primo piano. Quindi quali consigli si possono dare a un giovane? Forse quando metterà in giro il suo lavoro non ci sarà neanche più Instagram… E avere 5000 follower e convincerli a comprare il tuo fumetto sarebbe perfetto, peccato che il tuo post alla fine lo vedano forse in 20. Una volta per comprare qualsiasi cosa avevi un manuale di istruzioni, dovevi leggere per capire. Oggi ti danno tutto in mano e solo utilizzandolo impari a usarlo.
Torniamo a RAGAZZAcd. Senza spoilerare troppo, tratta la storia di una esploratrice spaziale che cade su un pianeta di specchi in 2D, dove non ci sono emozioni e l’unico modo per scappare è chiamare aiuto attraverso la musica. È un po’ la sintesi della claustrofobia che stiamo vivendo oggi a causa di un certo uso della tecnologia?
È una terra piatta, come vogliono i terrapiattisti. Per questo ho usato come supporto il CD, perché è l’oggetto con cui si è inaugurata l’epoca digitale ed è stato il primo a finire nel dimenticatoio. Ora, però, comincia a suscitare il fascino della nostalgia di un passato che non c’è più. Perché la nostalgia, se non è malinconia che invece è un freno, può essere molto utile al recupero della memoria.
Oggi la vera riscoperta è quella dei vinili, che hanno superato come vendite i CD. Ma in un futuro potrebbero essere riscoperti anche i compact disc.
Ogni volta che vado a comprare un disco mi propongono sempre un vinile. Ma non ce l’hai il CD, gli chiedo. Ho comprato l’ultimo degli Smile e in vinile è doppio, mentre su CD è un solo supporto. È più comodo.
È nota la tua passione per la musica. Cosa hai ascoltato durante la lavorazione di RAGAZZAcd?
Il disco delle Lost Girls mi piace un sacco, Menneskekollektivet. Poi sono un fan di Giungla e di Rachele Bastreghi, che hanno scritto con Corrado Nuccini alcune canzoni del libro. Apprezzo molto Ilariuni dei Gomma, mi ha colpito MØAA, uscita con per l’etichetta italo-americana WWNBB (We Were Never Being Boring Collective), così come la cantautrice Her Skin. Ma non so come mai, in questo periodo mi sto sfasciando di thrash metal. Infatti in casa sono tutti preoccupati.
E qual è lo stato di salute del fumetto?
Molto buono, visto che le immagini stanno divorando la scrittura in modo esponenziale. I fumetti in questo periodo sono perfetti per veicolare delle storie. Non a caso c’è stato un boom di graphic novel e di manga, perché i giovani sono più abituati a questo tipo di fruizione. E per fortuna è un ambiente non ancora troppo addomesticato. Quindi possono esplodere degli outsider come Zerocalcare o Fumettibrutti, oppure ritrovare una grande visibilità artisti come Davide Toffolo, che tra l’altro è un grande musicista.
Qualche super outsider che ti ha colpito?
Ultimamente un libro uscito per Rizzoli che si chiama Ci vuole un’altra vita di Thomas Cadène. Oppure Guido Brualdi che è un bravissimo autore. C’è poi Elisa Menini, che ha vinto il Comicon, uno dei premi più ambiti del nostro settore. Non posso dimenticare Holdenaccio, che ha dedicato un bellissimo lavoro a Elliott Smith. Ma ci sono tantissime cose belle, infatti molte nuove serie sulle piattaforme streaming si ispirano ai fumetti.
Con tutta questa tecnologia, non hai mai avuto il timore che scoprano un algoritmo che sappia disegnare meglio di te e ti rubi il lavoro?
Ho visto che sta facendo discutere il sito Midjourney, che grazie all’intelligenza artificiale basta dargli delle informazioni e ti riproduce dei disegni. Ricordo di uno che ci ha provato chiedendogli dei disegni per bambini ma, pur essendo usciti molte bene, erano piuttosto inquietanti. Le macchine possono fare tante cose, ma mancano ancora di empatia. Il mio amico Dario Villa mi diceva sempre che l’algoritmo funziona molto bene in base ai tuoi gusti, quindi ti fa scoprire cose simili. Ma se io passo dai Bauhaus e voglio conoscere la samba brasiliana non è di aiuto.
Un po’ come passare da Giungla al thrash metal…
Esatto, e con questa cosa mi hai fatto venire in mente un consiglio che potrei dare ai giovanissimi che vogliono provare la strada dell’illustrazione. E cioè di smettere di scrivere messaggini su WhatsApp. Trovate il coraggio di telefonare alle persone, o di andare di persona a un festival grande e piccolo, per parlare direttamente con le persone. Conosco un tipo che da un anno cerca di andare in vacanza da una ragazza in Spagna, ma non si decide perché usando i messaggi non la conosce troppo bene. Se le telefonasse, forse, in pochi minuti capirebbe se ne vale la pena.