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È Doechii la next big thing del rap americano?

Lei ne è convinta e l'inizio è promettente: ha firmato per la Top Dawg (presente Kendrick Lamar?), è versatile, è stata paragonata a Nicki Minaj e Missy Elliott, collabora con Pharrell. La nostra intervista

È Doechii la next big thing del rap americano?

Doechii

Foto: Nicol Bisek per Rolling Stone US. Styling: Tizita Balemlay. Makeup: Kavondre Onazh. Hair: Tyler

Lavorare nello studio di Carson, California da cui è partita la storia della Top Dawg Entertainment è diventato un rito di passaggio per gli artisti che vengono messi sotto contratto dall’etichetta. Dopo avere allestito lo studio nel 2004 nel retro della sua modesta abitazione di periferia, il fondatore Anthony “Top Dawg” Tiffith ha radunato quattro dei migliori MC della zona losangelina (Kendrick Lamar, Jay Rock, ScHoolboy Q, Ab-Soul) e li ha aiutati a dare il meglio. Quasi vent’anni dopo, la prima rapper donna del roster TDE si è trovata in quella specie di cantina senza finestre, rivestita con pannelli di legno e conosciuta col nome di House of Pain. «Sì, caro, mi hanno chiusa in quello studio freddo da morire», spiega Doechii. «Sono stata lì a lavorare duramente, senza riscaldamento, per scrivere nuova musica».

Lo studio era come ai vecchi tempi: un divano marrone malconcio sopra al quale sta un cartello scritto a mano con i comandamenti da seguire per essere una star del rap, statuette in legno di vecchi musicisti di colore su una mensola, un foglio scritto da Top («Non incasinare i livelli») sopra a quello che poteva anche essere un termostato. «Amico mio, ricordo bene Carson», dice la rapper con tono sempre più drammatico, «e non voglio tornarci».

Doechii, 23 anni, ha attirato l’attenzione grazie a Yucky Blucky Fruitcake, un pezzo autobiografico diventato virale su TikTok nel 2020 come manifesto di chi vuole mostrare un qualche cambiamento. «Mica avevo previsto che sarebbe stata usata da chi vuole far vedere quanto peso ha perso o da uomini e donne trans per parlare della transizione», ha spiegato a Rolling Stone.

La maggior parte delle etichette che si proponevano, però, non erano interessanti: «Sapevo che non avrei mai firmato per loro. Volevo solo andare in studio gratis e viaggiare». Quando il figlio di Top Gawd, Anthony “Moosa” Tiffith (oggi presidente di TDE), l’ha contattata, si è creato subito un bel feeling. Si è trasferita a Los Angeles nemmeno due settimane dopo il primo incontro coi rappresentanti di TDE, lasciando la maggior parte delle sue cose in Georgia, dalla madre. «Caro, ho mollato tutto. Ho ricevuto l’assegno e ciao ciao».

Doechii - Bitch I'm Nice (Visualizer)

Mentre si faceva strada diventando sempre più popolare, è stata paragonata ad artiste come Nicki Minaj, Missy Elliott e Azaelia Banks. Apprezza gli accostamenti, ma non le interessano particolarmente. «È solo un modo per cercare di capire chi sei», spiega. «Pensa a quand’è apparsa per la prima volta Lady Gaga. La gente la accostava a Madonna per tentare di decifrarne il senso basandosi su ciò che conoscevano».

Quando parla e quando fa musica, Doechii è allo stesso tempo serissima e sciocca, intelligente e folle. È a proprio agio con ogni tipo di produzione, dalle meravigliose jam lente ai beat rap più bizzarri fino alla dance più pulsante. Con lei niente sembra fuori posto. E questa versatilità è al centro del suo ultimo progetto, un lavoro di cinque pezzi intitolato she / her / black bitch, come i pronomi indicati nelle bio dei suoi profili Twitter e Instagram. Dice di essersi appropriata di quell’insulto fin dai tempi della sua infanzia a Tampa, Florida dove nei quartieri abitati da ispanici e neri veniva usato per degradarla. «Mi sono impossessata dell’insulto black bitch e ne ho fatto un archetipo», spiega. «Vedo questa ragazza di colore super potente, creativa, sicura di sé. Sa chi è. Non ha nessun problema. È al comando».

Spiega che ogni pezzo dell’EP svela un lato di questo archetipo. In Bitch I’m Nice, uscito in luglio, Doechii si bulla come una boss stilosa, in Swamp Bitches, accompagnata da una Rico Nasty al top, è arrogante e zozza. In Bitches Be è dolce e riflessiva e in This Bitch Matters si mette a nudo con una consapevolezza di sé che mostra equilibrio e sensibilità.

Doechii sapeva che cosa avrebbe fatto dai tempi della prima media . E ricorda il momento rivelatore in cui si è trasformata da Jaylah Hickmon, la preadolescente che non aveva mai vissuto troppo a lungo nello stesso posto, in Doechii, la futura superstar: «Avevo deciso che ne avevo abbastanza di quella vita, ma in quello preciso momento ho sentito quel nome e l’ho scritto sul diario. Ho cambiato il mio nick su MySpace e altrove. Il giorno dopo sono andata a scuola e ho detto: sono Doechii. Era fatta».

Da adolescente s’è appassionata seriamente al ballo e ha studiato danza classica, tip tap, contemporanea e ginnastica. Si è anche esibita con una banda. Ha aperto un vlog per raccontare storie gonfiate e romanzate sulla propria vita. Le sue abilità sono evidenti in video come quello per il singolo primaverile Crazy, pieno di nudità e violenza tanto da essere stato sottoposto a restrizioni da YouTube.

A maggio è stata ospite del Tonight Show per una performance esplosiva di Crazy e di Persuasive, un inno sensuale al relax indotto dalla cannabis che, peraltro, è in contraddizione con ciò che Doechii dice nel testo di Yucky Blucky Fruitcake, in cui canta dell’ansia che la assale quando si droga. «Ieri sera ho fumato, sì», dice ridendo. «Onestamente, anche se mi fa salire l’ansia, lo faccio lo stesso perché comunque dopo mi rilasso. Quando scende l’effetto medito, mi sento in pace, prego».

Ultimamente Doechii ha lavorato incessantemente al suo debutto sulla lunga distanza per TDE facendo, fra le altre cose, alcune session con Pharrell Williams e Babyface. «Non esco mai dallo studio e se lo faccio vengo bacchettata». Chiama scherzosamente Moosa «il sergente» perché «mi fa lavorare come se fossi in un centro addestramento reclute». Fortunatamente, lavorare sodo le piace.

Essere sempre in studio significa che l’album a cui sta lavorando si è evoluto nel tempo a seconda della nuova musica e di ciò che attira la sua attenzione. Adesso vorrebbe che riflettesse l’idea delle quattro carte dei tarocchi che le hanno “parlato” quando, verso i 20 anni, ha scoperto la pratica della lettura dei tarocchi: la Morte, il Diavolo, l’Eremita e la Stella. Il tutto con un taglio afrofuturistico. Spiega che il video di Crazy, per esempio, è ispirato alle idee di nudità, vulnerabilità e fiducia proprie della Stella.

È consapevole del ruolo che ha nel roster di una delle etichette più importanti del decennio passato. Ed è grata degli insegnamenti appresi da SZA, con cui è andata in tour, ha registrato ed è diventata amica. «Ci siamo ubriacate insieme e abbiamo condiviso un momento di grande vicinanza», racconta a proposito del tour del 2021. «Non voglio svelare troppi dettagli personali, ma ho sentito che avevamo stabilito un legame di fronte a quella bottiglia di tequila». E aggiunge: «SZA ha aperto la strada. È una delle artiste di punta della TDE e ha reso più facili le cose per me: ora sanno che le donne possono vendere bene, anzi, che sono loro a portare buona parte della grana».

TDE è diventata quasi una famiglia per Doechii, che sente che le sue idee e opinioni sono rispettate, anche se alcuni fan hanno ipotizzato alcune tensioni interne all’etichetta (in particolare dopo il battibecco pubblico fra SZA e Terrence “Punch” Henderson della label a proposito della data di uscita del secondo disco di SZA). «La TDE» dice «mira all’eccellenza e a volte per preparare un buon pranzo ci vuole del tempo».

I suoi compagni di etichetta come Ray Vaughn (un altro nuovo artista messo sotto contratto) sono molto colpiti da ciò che sta facendo Doechii in studio. «Fa cose con sonorità diversissime», dice Vaughn. «A volte sento qualcosa e mi viene da dire: “Aspetta un attimo, ma questa è Doechii?”».

Kendrick Lamar, che ha lasciato la TDE quest’anno, resta uno dei punti di riferimento della rapper. «È un esempio altissimo per tutti noi dell’etichetta. Sono entusiasta per il futuro della label, perché quel futuro sono io».

Tradotto da Rolling Stone US.

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