È stato visitando gli stand della Great Allentown Fair prima d’un concerto dei Dropkick Murphys che Ken Casey ha iniziato a sentirsi sempre più a disagio. Il leader del gruppo di Boston, noto per la versione irlandesizzata del punk-rock e per i testi a favore dei diritti dei lavoratori, ha notato parecchi venditori che esponevano cappellini, magliette e adesivi con messaggi politici apertamente divisivi, tipo “Let’s Go Brandon”.
«Pareva d’essere a un mercatino di seguaci di Make America Great Again», spiega Casey. «Tutti i banchi vendevano oggettistica MAGA, merchandising con la scritta “Fuck Joe Biden” e roba del genere. Mi sono sentito circondato. Era come se mi avessero spedito su un altro pianeta».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un tizio che gli si è avvicinato dicendo d’essere un grande fan dei Dropkick Murphys e che indossava una t-shirt con uno slogan che il cantante definisce «pro-QAnon barra pro-rivolta». Gli ha detto: «Guarda che non faccio nessuna cazzo di foto con te con addosso quella maglietta».
Casey non ha smesso di pensare a ciò che ha visto. Quando, qualche ora dopo, i Dropkick Murphys sono saliti sul palco, ha interrotto lo show per ribaltare (metaforicamente, s’intende) i banchetti dei venditori MAGA. La sua sfuriata, durante la quale ha minacciato di affrontare fisicamente fuori dalla fiera chi sostenesse che le elezioni non erano valide, è stata filmata: la cosa ha attirato sia consensi che minacce di morte.
«Se compri quei cappellini del cazzo che vendono quei truffatori allora sei parte del problema!», ha urlato Casey. «Perché ti stai facendo fregare dal più grande truffatore della storia del mondo… e da un gruppetto di milionari che se ne fottono di te e della tua famiglia!».
È passata qualche settimana dallo sfogo di Allentown, ma Casey non fa un passo indietro: «Qualcuno mi ha detto: non riesco a credere che tu abbia detto quelle cose ai fan. Ma chi ci conosce sa come la pensiamo politicamente e in particolare a proposito dei diritti dei lavoratori».
Se per caso qualcuno avesse ancora le idee poco chiare, il nuovo album dei Dropkick Murphys intitolato This Machine Still Kills Fascists è qui per fugare ogni dubbio. La band aggiunge la sua musica carichissima ad alcuni testi originali di Woody Guthrie, l’archetipo del cantante folk di protesta che ha sempre sostenuto la classe operaia e aveva scritto sulla sua chitarra acustica “Questa macchina ammazza i fascisti”. Nel disco ci sono inni cadenzati che si scagliano contro “i disonesti”, “i ladri” e “gli infami” (Ten Times More), canti che celebrano i sindacati (All You Fonies) e accuse dirette contro l’ipocrisia e la crudeltà dei ricchi benestanti (The Last One).
I Dropkick Murphys hanno lavorato a stretto contatto con la figlia del folksinger, Nora, e con il Woody Guthrie Center di Tulsa (dove la band ha inciso l’album con il produttore Ted Hutt) per trovare dei testi inediti negli archivi. In precedenza il gruppo aveva già inciso due brani firmati da Guthrie: Gonna Be a Blackout Tonight e uno dei pezzi più noti dei Dorpkick Murphys, I’m Shipping Up to Boston. Ma questa volta Casey ha scelto dei testi che, pur essendo stati scritti un’ottantina d’anni fa, parlano anche a questo momento in cui la democrazia è in pericolo, la forbice fra ricchi e poveri è sempre più ampia e il fascismo sta rialzando la testa.
«Se ti mettessi di fronte quei testi, ora, mi chiederesti: “Oh chi li ha scritti? La scorsa settimana?”», dice Casey. «Dimostrano che il mondo è ciclico e che, sfortunatamente, le cose a volte sono destinate a ripetersi. E a tornare».
The Last One è il brano centrale dell’album, nonché il preferito di Casey. È anche un duetto con Evan Felker dei Turnpike Troubadours, band originaria dell’Oklahoma che aprirà due dei concerti annuali dei Dropkick Murphys a Boston, per San Patrizio, il prossimo anno. Casey è rimasto colpito dal verso “Come puoi venerare i ricchi / che vedono i poveri e li rifiutano?”, parole che non solo ci chiedono di ritrovare l’umanità, ma evocano anche il ciarlatano dai capelli arancioni, due volte messo sotto impeachment, che è stato il bersaglio dell’invettiva di Casey ad Allentown.
«Come puoi prendere una persona della working class e trasformarla in qualcuno che difende gli straricchi invece di lottare fianco a fianco coi suoi compagni lavoratori? Eppure questo è ciò che i potenti hanno sempre desiderato fare: dividere. La loro paura più grande sono la voce del popolo e quella dei lavoratori uniti», dice Casey. «Chi comanda, l’élite dei ricchi, ci ride dietro. E nessuno, a mio parere, esemplifica tutto ciò meglio di Donald Trump. Pensi che passerebbe mai un solo istante della sua vita in compagnia di uno dei supporter del Make America Great Again che vanno ai suoi raduni? Nemmeno per sogno. Se non vedesse quella persona come qualcuno a cui fregare 5 dollari o un voto, la colpirebbe con un taser».
A dispetto di tanta animosità, Casey non vuole dividere la gente. Spera di portare la musica dei Dropkick Murphys a nuovi fan, con il tour americano che parte il 20 ottobre. Gli show si terranno in teatri, saranno acustici e sul palco non ci sarà il compare urlatore di Casey, Al Barr (il cantante con la coppola si è preso una pausa per assistere la mamma malata e tornerà nel 2023). «Non si tratterà di una situazione tipo tre tizi seduti su degli sgabelli che suonano roba molle», spiega Casey. Si parla anche di altre date coi Turnpike Troubadours che porteranno i Dropkick Murphys a esibirsi di fronte a un nuovo pubblico, nella fascia geografica della Middle America.
Anche sul palco di Allentown, Casey ha cercato di non essere divisivo. In uno scambio di battute che non è stato filmato ha poi individuato il tizio con la t-shirt che aveva rimbalzato poco prima e gli ha proposto un baratto: «L’ho indicato gentilmente fra il pubblico e gli ho detto: “Ti offro una maglietta nuova dei Dropkick Murphys, fabbricata negli Stati Uniti da un lavoratore statunitense, in cambio di quella cazzo di t-shirt disgustosa che è stata fatta fuori dall’America, te lo garantisco”. Il tizio mi ha lanciato la sua maglietta e ha preso quella dei Dropkick. “Ora sì” gli ho detto “che stiamo abbattendo le barriere”».
Tradotto da Rolling Stone US.