Kevin Spacey: «Mio padre un suprematista bianco, per questo non dichiarai di essere gay» | Rolling Stone Italia
News

Kevin Spacey: «Mio padre un suprematista bianco, per questo non dichiarai di essere gay»

Il giudice di New York ha respinto l’accusa di «angoscia emotiva» che Anthony Rapp ha detto di aver subito dalla presunta molestia del due volte premio Oscar. E nel difendersi, Spacey ha rivelato come mai prima del processo non aveva mai pensato di fare coming out

Kevin Spacey: «Mio padre un suprematista bianco, per questo non dichiarai di essere gay»

Probabilmente Activision non ha sostituito Kevin Spacey in Call of Duty Advanced Warfare solo perché il titolo era uscito da diverso tempo. Cosa sarebbe accaduto se lo scandalo fosse esploso poco prima del lancio del gioco?

Kevin Spacey incassa la prima vittoria in tribunale. Dopo che le vicende giudiziarie che lo avevano coinvolto e ne avevano offuscato la carriera, fino ad allora ricca di successi, sono state infatti archiviate, benché in parte, le accuse nei suoi confronti nell’ambito del processo dove era accusato di molestie sessuali verso l’attore Anthony Rapp quando quest’ultimo era ancora minorenne. La vicenda si sarebbe svolta nel 1986, durante una festa privata in un appartamento di Manhattan, quando il collega aveva 14 anni e Spacey 26. Non solo, perché Rapp ha chiesto anche un risarcimento di 40 milioni di dollari per «angoscia emotiva» che gli avrebbe causato quell’episodio. Dal canto suo, il due volte premio Oscar, ha dichiarato di non ricordare di aver partecipato al party. Ma prima di comparire in tribunale, il giudice di New York, Lewis Kaplan, ha respinto quest’ultima accusa.

Si è comunque tenuta oggi l’udienza nella quale «Kevin Spacey Fowler» – così si è identificato di fronte alla Corte – ha respinto le tutte accuse, in particolare di aver cercato con la forza di fare sesso con l’allora minorenne Rapp. Secondo la ricostruzione del collega che lo ha portato alla sbarra, l’ex protagonista di House of Cards lo prese in braccio «come uno sposo fa con una sposa» dopo la festa e lo mise sul letto prima di sdraiarsi sopra di lui. A quel punto, però, la sua reazione fu di rifiuto e, dopo essersi dimenato, si diede alla fuga. «Non sono vere», ha ribattuto Spacey parlando delle accuse, ma ha aggiunto anche un particolare legato alla sua omosessualità che sta facendo discutere: «Provengo da una dinamica familiare molto complicata» ha esordito, ricordando che suo padre era «un suprematista bianco e neonazista. Significava che io e i miei fratelli eravamo costretti ad ascoltare ore e ore di mio padre che ci insegnava le sue convinzioni». Per questo, ha sottolineato, non ha mai dichiarato apertamente il suo orientamento sessuale: «Non ne abbiamo mai parlato. Non ho mai parlato pubblicamente di queste cose». E ha ripercorso un aneddoto degli esordi teatrali: «Mi urlava contro all’idea che potessi essere gay». Una rivelazione della sua vita privata che si è sentito in dovere di rimarcare perché, sempre nell’ambito del processo, Rapp ha dato a Spacey del bugiardo per non aver mai dichiarato pubblicamente il suo orientamento sessuale. «Chiamare qualcuno un bugiardo è dire che qualcuno vive nella menzogna – ha spiegato l’attore -, ma non era questo il mio caso. Non vivevo una menzogna. Però ero riluttante di parlare della mia vita privata».

Kevin Spacey, da quando gli sono piovute addosso queste accuse, è stato prima estromesso dai progetti cinematografici in cui era coinvolto e poi si è rinchiuso nel silenzio, tornando sulla scena soltanto in rarissime occasioni. Come quando, nel 2019 e dopo due anni senza apparizioni pubbliche, accettò la proposta dell’italiano Gabriele Tinti di esibirsi leggendo una poesia dedicata al Pugile a riposo, la statua bronzea attribuita a Lisippo e ospitata a Palazzo Massimo a Roma.

Nel frattempo, uno degli attori più apprezzati (e pagati) di Hollywood sembrava finito in un cono d’ombra sulla scia dello scandalo legato alle molestie di Harvey Weinstein a numerose donne del mondo del cinema, oltre che all’irrompere sulla scena del movimento #MeToo. Non a caso, le accuse di Rapp, già nel 2017, portarono Netflix a licenziarlo dalla serie House of Cards e, per questa decisione – alla quale si è appellata la produzione -, il tribunale di Los Angeles ha dato ragione ai creatori della serie, per aver dovuto ridefinire tutta la sesta stagione, stabilendo che l’attore dovrà pagare una ammenda di 31 milioni di dollari. Ma i problemi per Spacey non sono finiti qui. È accusato anche di altri quattro casi di violenza sessuale nel Regno Unito e, dopo essersi dichiarato innocente, attende la prima udienza fissata per il 6 giugno 2023.

Altre notizie su:  Kevin Spacey