Alberto Piccinini: Non so se essere più contento oppure più preoccupato: sono due giorni che cerco di ascoltare il nuovo album di Francesco Guccini Canzoni da intorno, quello dove lui canta Addio Lugano bella, Morti di Reggio Emilia, perfino La nostre domande di Franco Fortini, la conosci? Un capolavoro dimenticato: esistenzialismo milanese anni ’60, cupissima fino alle lacrime. Ho letto che il disco è uscito soltanto in vinile e cd, niente streaming. «Ignoro cosa sia lo streaming» ha dichiarato Guccini nella conferenza stampa alla Bocciofila Martesana, c’erano pure Bianconi dei Baustelle e tutta la vecchia guardia dei critici. Simpatico, ho pensato, e mi sono messo a smanettare su youtube, ti pare? Niente. Del nuovo Guccini non c’è traccia. Ma si può? Sono un discreto fan, penso di ricordare ancora alla chitarra gli accordi di Piccola storia ignobile e con un po’ di pratica perfino il finger picking della Canzone delle osterie fuori porta. Allora mi sono incaponito, ho provato con i siti dove si vedono le serie tv, i film, i torrent. Niente. Niente. Niente. Come se non esistesse. Ecco perché comincio a preoccuparmi. C’è qualcuno, qualcosa, che vive fuori dalla Rete? Il disco di Guccini è uscito nel 1976? Viviamo in un buco temporale? È un segnale di qualcosa? Dobbiamo attrezzarci al crollo? Dimmi tu. Io continuo a smanettare, ho già un po’ di ansietta che sale ti dirò.
Giovanni Robertini: L’ho cercato anche io, mezz’ora online, poi mi sono rotto. E dovevo uscire. Come sempre mi sono fatto distrarre dall’algoritmo e sono finito su un vecchio filmato della tv francese, una specie di Ti lascio una canzone, il baraccone da prima serata della Clerici con i bambini che cantano. C’era Serge Gainsbourg di fronte a una ventina di ragazzini vestiti con la giacca blu e la t-shirt bianca, con gli occhiali da sole, un bicchiere con del succo di mela che doveva sembrare whiskey in una mano e una sigaretta di cioccolato che doveva sembrare vera nell’altra. Serge piangeva commosso, e pure io. Guccini ci andrebbe su Rai Uno a vedere degli undicenni con le Clark e i pantaloni di velluto che cantano L’Avvelenata? E Luciano Bianciardi, lo scrittore de La Vita Agra, che a livelli di rockstar era un po’ il nostro Serge Gainsbourg, lui l’avrebbe fatto, ci sarebbe andato dalla Clerici? Credo di sì. Te lo dico perché oggi sono stato a Book City, il festival letterario milanese, a una presentazione per il centenario di Bianciardi. Sono giorni che su tutti i giornali, negli inserti culturali, non si fa altro che esaltare e mitizzare la figura dell’intellettuale duro e puro, dell’anarchico contro il sistema. Editorialisti di Repubblica, Corriere e Il Foglio che a penna dura lanciano l’allarme “signora mia, di intellettuali così non se ne fanno più, tranne noi, che neanche troppo narcisisticamente ve lo facciamo notare”. E invece sai cosa penso che avrebbe fatto oggi uno come Bianciardi se fosse tra noi? Sarebbe finito a urlare in qualche talk da paura di Rete 4, oppure a Ballando con le Stelle come Mughini, avrebbe portato fuori a bere dei trapper, si sarebbe interessato all’affaire Totti e Ilary, perculando tutti quei giornalisti appesantiti dalla falsa morale. La presentazione di Book City naturalmente era una palla, quindi per omaggiare il mitico LB voglio dedicargli un verso dall’ultimo disco di Rondodasosa: “Son stato coi randagi, son stato con Beppe Sala”.
AP: Ti confermo che del disco di Guccini non c’è traccia neppure su 1337x. Non so che dire, non mi succede da 20 anni, dai tempi in cui l’album dei Radiohead caricato su Napster ci aprì lo scrigno dell’intera discografia planetaria. Guarda tu se Guccini ci doveva indicare uno scenario per il futuro. Tra l’altro a me ora piace molto la sua perfidia antimeloniana: tutti sanno che alla Meloni piaceva Guccini e a lui per niente, e non fa niente per nasconderlo anzi. Uno degli account twitter che preferisco si chiama @Botguccini: sono frasi di canzoni di Guccini, da completare con altre frasi, penso di essere stato uno degli utenti più attivi. Ma appunto, eccoci arrivati alla notizia del giorno, forse dell’anno. Elon Musk. Che fine farà twitter? Ce lo meritavamo davvero questo cugino di Joker che da un giorno all’altro potrebbe far crollare tutto? E il tweet di Salvini? «The doors of my ministry are always open», mamma mia. Il cugino scemo. Per fortuna che è uscita un’altra intervista al mio amico Paolo Zaccagnini, il più grande critico rock di tutti tempi, quello di Ecce Bombo (un’intervista ottima era già uscita qua su Rolling Stone, ricordi?). Ti copio la battuta migliore: «Pensi che mi ero iscritto a Facebook e in un giorno non so quante richieste di amicizia… Ho subito chiuso, ma chi vi conosce?» Chi ve conosce? Ecco la parola d’ordine per liberarsi dalla schiavitù dei social. Rivolta boomer. Adesso.
GR: L’ho letta l’intervista, clamorosa. Aggiungo tra i preferiti il passaggio sui Pinguini Tattici Nucleari. Alla domanda sul fatto se gli piacciono o meno, risponde: «Ma che sta’ a scherzà? Pensi che ero amico carissimo di Lou Reed, capisce il divario?». Eccolo l’orgoglio boomer, lo sfottò ironico come arma di difesa dal nulla dei concerti sold out. Che poi tra San Siro pieno per vedere i Pinguini e i Mondiali “a cazzo” in Qatar ci vedo una forte profonda connessione, e anche una piccola speranza. Ovvero che tra un po’ qualche sceicco abbagliato dalla religione del sold out si porterà i Pinguini in Qatar lasciandoci la nostra sfigata ma vitale partita di calcio settimanale.