Sapevamo che l’Armata Brancameloni ci avrebbe regalato grandi soddisfazioni. Non pensavamo che si sarebbe arrivati a tanto.
Dopo il bonus per chi si sposa in chiesa pensato dai mullah della Lega, l’ultima proposta tutta matta arriva dal maestro (così vuole che la si chiami, al maschile) Beatrice Venezi, la musicista che in uno spot televisivo riesce a dire senza scoppiare a ridere che «tirare fuori il meglio dai miei musicisti (…) io lo chiamo il mio lato Bioscalin».
Fresca di nomina a consigliere (con la “e”, specifica lei) per la musica (la parola resta al femminile) del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha concesso un’intervista al Corriere della Sera spiegando che, in buona sostanza, è finita la pacchia per chi possiede uno smartphone e vuol dire la sua sulla musica. Anzi, non solo sulla musica.
Venezi spiega che la questione dei critici le sta particolarmente a cuore e quindi avanza un’ipotesi fuori dal tempo e dal mondo: «Vedo che oggi chiunque sia dotato di uno smartphone si erge a critico. E certe “critiche”, chiamiamole così, possono esaltare o affossare la carriera di un artista. Ecco perché penso a un percorso di formazione specializzato e a un albo dei critici professionisti. Nella mia visione mi spingo oltre: non solo per la musica, ma per la critica tout court. Penso che ci sia bisogno di inquadrare meglio i ruoli».
Non è chiaro se l’albo sarà riservato a chi scrive di musica colta. Anzi, sì, perché oggi nessuna carriera nel pop viene affossata da una critica. E non si capisce quali saranno le sanzioni per chi scriverà o farà scrivere persone prive del tesserino che ne certifichi la qualifica di “critico professionista”. Di sicuro Venezi parla della musica colta o scritta quando dice che «in Italia c’è troppa esterofilia», giacché nel pop c’è un quasi monopolio degli artisti italiani. «Cantanti, musicisti, direttori d’orchestra di altri Paesi riempiono i cartelloni. Per carità, il merito è merito e con questo non voglio dire di essere contraria ad ingaggiare professionisti non italiani. Ma penso che ci sia bisogno di sostenere anche i nostri. Non solo in Italia, ma anche quando si espongono all’estero, in contesti internazionali».
Nella stessa intervista, Venezi parla di crisi del mondo dello spettacolo, del Fondo Unico per lo Spettacolo da rivedere, di merito. E di Morgan: «Ci siamo scritti dei messaggi. Lui ha ironizzato sull’aver pianto per questa sua esclusione, ma io gli ho ribadito che la sua visione sarà necessaria nel percorso che stiamo per intraprendere, perché non c’è solo la musica classica, che è il mio ambito di lavoro, ma c’è anche altro, in cui lui può essere prezioso».