Il momento cult della finale di X Factor – vale a dire, quando Ambra si è esibita sulle notte di T’appartengo – non è stato solo tuffo in quegli indelebili anni ’90 che proprio non ci vogliono lasciare (si veda anche il cast del prossimo Sanremo). Ha rilanciato la hit dell’ex principessa di Non è la Rai, facendola tornare in testa alle classifiche (e superare gli stessi singoli dei finalisti del talent). Angiolini, attrice, conduttrice e personaggio sempre (troppo) sottovalutato, è riuscita a oscurare, a suon di “prometto, prometti”, i Santi Francesi, vincitori di questa edizione. Con buona pace di quelli che, all’inizio del programma, si domandavano che c’entrasse lei con il mondo della musica. Ambra con la musica c’entra, eccome. Oltre al tormentone che ha fatto da colonna sonora ai pomeriggi adolescenziali di molti di noi, ha all’attivo delle hit (pure belle grosse) e quattro dischi. E nonostante non abbia sempre amato ricordare quel periodo (ha anzi definito la sua carriera musicale «un horror diretto da Dario Argento»), quale occasione migliore per approfondire la sua discografia?
T’appartengo (1994)
Siamo nel 1994, in tv impazza Non è la Rai e Ambra, proprio grazie allo show di cui ha condotto già due edizioni, è annoverata tra gli idoli dei teenager insieme a Fiorello e i Take That, giusto per citarne un paio. L’ultima edizione del programma di Gianni Boncompagni coincide con l’inizio della carriera musicale della diva in erba, parallela a quella catodica (il digitale era ancora un miraggio). Il disco a misura di adolescenti parla di primi amori, turbamenti e speranze tipiche di quel momento della vita. Con E muoio, poi, si citano anche le “nuove” passioni dei giovani come “la musica rap, Dylan Dog e i Take That”.
Il progetto discografico contiene, però, tre brani diventati veri e propri cult. Il primo è, ça vas sans dire, la title track: quella T’appartengo nata per scalare le classifiche. Gli autori hanno un curriculum di tutto rispetto: tra questi figurano Franco Migliacci, che ha scritto capisaldi della musica italiana (Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno, Il cuore è uno zingaro di Nada e Nicola Di Bari, Uno su mille di Gianni Morandi), e i figli Ernesto e Francesco (quest’ultimo sotto lo pseudonimo di Assolo). Gli ingredienti sono semplici: strizzare l’occhio all’hip hop, non dimenticare le sonorità pop so 90s e avere un ritornello catchy. Il successo è immediato, Ambra spopola e una generazione intera è rapita da quel “giura”. Legata alla canzone, poi, c’è un’immagine indelebile: il 30 giugno 1995, su Italia 1, un’Ambra incapace di trattenere le lacrime intona T’appartengo in playback, un nugolo di ragazzine piangono a dirotto e la abbracciano, mentre la scritta “The End” campeggia in sovraimpressione decretando, oltre alla fine di Non è la Rai, la chiusura di un’epoca che non sarebbe più tornata.
Il secondo brano imprescindibile è L’ascensore, scritto dall’autore tv Peppi Nocera e da Stefano Magnanensi (collaboratore della Carrà, di Boncompagni e ora maestro della band di Domenica In). Di fatto la canzone che, dopo T’appartengo, ha ottenuto più successo. La struttura, se vogliamo, è molto simile: orecchiabilità a mille e un finale a effetto (“ma io spingo… stop!”). Il testo mette al centro un amore altalenante come un ascensore (appunto!) che porta la protagonista a darci un taglio. Con questa hit Ambra partecipa pure al Festivalbar.
Ultimo brano degno di nota (anche se il terzo singolo ufficiale era Che bisogno d’amore) è Margheritando il cuore, scritto da Assolo con Bruno Zambrini, altro sforna-hit mica male: sue erano, ad esempio, La bambola di Patty Pravo e Non son degno di te di Gianni Morandi. La canzone passa direttamente agli annali già solo per i versi “margheritando il cuore / m’ama o non m’ama / m’ama non m’ama o m’ama / margheritami mio amore / dimmi se è amore se è amore”. Born to be a cult.
Insomma, il disco T’appartengo ha fatto il pieno di consensi, si è guadagnato ben tre dischi di platino e ha lanciato l’interprete anche in Spagna e Sudamerica (tradotto in spagnolo), dove Te partenezco ha sbancato. Piccola curiosità: per l’album destinato al mercato ispanico figura anche la cover di Nel cuore nell’anima di Lucio Battisti, che in Italia era contenuta nel disco Non è la Rai – Gran Finale. A questo si aggiunge che la buona stella di T’appartengo arriva fino in Olanda, dove però non è Ambra, ma tale Petra, a portare al successo K Beloof Jou, con un arrangiamento più rock destinato ai Paesi Bassi.
Angiolini (1996)
Per un Non è la Rai che chiude i battenti, un Generazione X li apre. Ambra lascia Roma e i mitologici studi del Palatino per andare a Cologno Monzese. Non è più la boccolosa adolescente che vestiva Onyx, ma una maggiorenne con un taglio sbarazzino e un look più dark. Resta una conduttrice divisiva, ma mantiene il successo nonostante la trasmissione, almeno all’inizio, fatichi a decollare. Il nuovo programma, nella stessa fascia oraria del precedente, non ingrana e viene via via stravolto in corsa. Da format che punta sui sondaggi dei ragazzi in studio diventa un talk show sul mondo dei giovani, con ospiti ed esibizioni. Lo share risale e Ambra viene addirittura chiamata da Pippo Baudo a condurre il Dopofestival 1997, che fa boom di ascolti e la consacra.
Note tv a parte, Generazione X ha come sigla Tu sei, primo estratto del nuovo lavoro della presentatrice: Angiolini. Tra gli autori del pezzo di lancio c’è Stefano Zarfati, famoso per il tormentone estivo C’è che ti piace. Tu sei mixa rap e pop come T’appartengo, ha un ritmo che martella in testa e un’aspirazione rock nell’inciso, quasi a significare che la ragazza è ormai cresciuta.
Le vere super hit del disco, però, sono lo scioglilingua Ti stravoglio (come dimenticare la strofa “non ti voglio / ti stravoglio / non ti penso / ti strapenso”?) e Aspettavo te. Quest’ultimo è usato (nella versione remix) anche per lo spot di Favola, film tv in cui Ambra debutta come attrice e che tutti ricordiamo, oltre che per gli addominali del co-protagonista Ryan Krause, per la battuta: “Che figo, altro che Take That!”. Nonostante la stessa Angiolini, ironicamente, avesse invitato il pubblico a non vederlo, il film ebbe un enorme successo di pubblico. Vuoi per le canzoni molto ben costruite e indirizzate a un pubblico preciso, vuoi per il volano televisivo, anche Angiolini funziona e si trasforma in Angelitos per il mercato ispanico.
Ritmo Vitale (1997)
Siamo a settembre del 1997, Ambra ha alle spalle un sacco di programmi: da Super a Sanremo Top, fino allo sfortunato reboot di Carosello. È il momento di Ritmo Vitale, progetto più sperimentale rispetto ai precedenti. Le sonorità sono sempre pop, ma più ricercate. Ambra vuole dimostrare di essere più matura e scrive pure otto degli undici pezzi che compongono l’album. La title track ha un sound rockeggiante e una intro vagamente New Age nel testo (“cogli ancora il frutto / accogli il succo / cerca i semi / che all’infinito altri frutti daranno / ed è così / che sarai parte del ciclo vitale”). La conduttrice, da quel momento, punta alla carriera di cantautrice, ammettendo di voler mettere in stand-by il piccolo schermo.
Gli altri estratti sono la vagamente funky Brivido e la celeberrima Io, te, Francesca e Davide. Una vera chicca (composta, tra gli altri, da Riccardo Sinigallia) con una curiosità legata al video: a dirigerlo c’è Alex Infascelli, ma a interpretarlo troviamo Cosimo Alemà, bravissimo regista di tantissime video di star italiane come Fabri Fibra, oltre che di film come At the End of the Day, La Santa, Zeta e Backstage – Dietro le quinte. Il brano, in coppia con la stessa Ambra, viene ripreso da Syria per il disco 10+10. Il progetto Ritmo Vitale, tradotto anche in spagnolo, ha meno successo dei precedenti, probabilmente perché, nonostante le partecipazioni tv, Ambra di fatto non ha un programma suo che possa spingere il lavoro discografico.
InCanto (1999)
L’album più coraggioso di Ambra, ma anche quello che le farà appendere al chiodo la carriera di cantante. Dimenticate il sound facile e accattivante delle produzioni precedenti, qui si cerca un cambio di rotta, ahimè, non premiato dalle vendite, anche per colpa della scarsissima promozione. Canto alla luna è il singolo che traina l’album e porta la firma del cantautore Francesco Forni, come in (praticamente) tutte le composizioni e gli adattamenti. Angiolini continua il lavoro di autrice già iniziato con Ritmo Vitale.
Dopo Canto alla luna escono Butterfly2000 e Luca e Stella, che parla di un amore omosessuale e cementa il legame di Ambra con la comunità lbtq+, che non l’ha mai abbandonata anche nei momenti in cui non appariva sui teleschermi. L’InCanto si spezza, e dopo questo album Ambra molla la musica. Si dà al cinema con ottimi risultati, costellati da premi come David di Donatello e Nastro d’Argento.
Ma non finisce qui
Non tutti sanno che Ambra è stata anche protagonista di Emozioni, il musical di Sergio Japino con le canzoni di Lucio Battisti. Nello spettacolo figuravano Vladimir Luxuria, Sabrina Salerno, Alessandra Drusian dei Jalisse e Stefano Zarfati, che proprio per Ambra aveva scritto il brano Tu sei.
Per lo show Stasera niente MTV, invece, Ambra è tornata a cantare tirando fuori due nuovi singoli che non hanno avuto una distribuzione discografica: Voglia questa voglia (sigla del format, in cui la presentatrice balla le coreografie delle grandi showgirl italiane come Parisi, Cuccarini e Carrà) e Tunga Tunga, altro super cult che meritava una collocazione almeno su Spotify.
Chi storceva il naso adesso ha presente tutto quello che Ambra Angiolini ha fatto e le collaborazioni che ha avuto. È il momento, nel caso foste ancora nel dubbio, di ricredersi, nella speranza di vederla, as usual, al Concerto del Primo Maggio, ma anche in un programma in cui possa tirare fuori tutte le sue doti di conduttrice e intrattenitrice. Un palco perfetto, tanto per dirne uno, sarebbe proprio quello dell’Ariston.