I 15 migliori album hip hop internazionali del 2022 | Rolling Stone Italia
Classifiche e Liste

I 15 migliori album hip hop internazionali del 2022

Rapper maturi al top della carriera (Pusha T, Nas, Freddie Gibbs, Roc Marciano), qualche giovane sorpresa (Central Cee), una piccola ma tosta rappresentanza femminile (Little Simz, Megan Thee Stallion, Latto) e gli altri dischi rap dell'anno da (ri)ascoltare

I 15 migliori album hip hop internazionali del 2022

J.I.D., Megan Thee Stallion, Pusha T, Nas, Kendrick Lamar

Foto: Timothy Norris/Getty Images, Paras Griffin/Getty Images, Will Heath/NBC/Getty Images; Joseph Okpako/WireImage, Todd Owyoung, Getty Images

Nel 2022, il mondo dell’hip hop è stato per certi versi stravolto. Megastar come Drake, Kanye West e Kendrick Lamar hanno pubblicato dischi importanti, senza però soddisfare aspettative forse troppo alte. Ye, ad esempio, è inciampato nei suoi atteggiamenti e nelle sue scelte mentre la sua musica peggiorava. Ma rap significa cambiamento e nel 2022 i nuovi talenti hanno entusiasmato e una nuova generazione di artisti (come J.I.D, Smino e Mavi) sta toccando vette inesplorate con la pubblicazione di alcuni fra i lavori più interessanti dell’anno.

Pilastri dell’underground come Roc Marciano e Billy Woods continuano a crescere, forti di quella visione creativa ad ampio raggio che ha continuato a far pulsare il cuore indipendente del rap anche durante l’era dei social media. Donne come Megan Thee Stallion, Little Simz, Flo Milli e Latto continuano a riplasmare le dinamiche di genere nel rap. E superstar globali come Stormzy e Central Cee iniziano ad avere successo anche negli Stati Uniti.

Certe cose, però, restano immutate. Nas, che è stato particolarmente prolifico negli ultimi anni, e Pusha T, un altro stacanovista, hanno pubblicato alcune fra le loro cose migliori. E questa è solo una parte di quello che è accaduto nel 2022.

15

“$oul $old $eparately”Freddie Gibbs

Il debutto su major di Freddie Gibbs è un’opera solida realizzata da un rapper maturo. Gibbs parla delle sue origini a Gary, Indiana rappando versi sullo spaccio di droga e ricordando momenti bui che ormai devono essere piuttosto distanti, visto lo status che si è conquistato, ma che ancora lo tormentano. “Dimmi cosa ne sanno le troie delle difficoltà / La pancia vuota ti dà la forza di commettere un omicidio”, canta in Dark Hearted. Anche l’immagine animale dello Space Rabbit rievoca quella della piñata zebrata di alcuni anni fa. E sì, c’è un cameo di Pusha T, il re della cocaina in persona. “Il mio romanzo di cocaina / Una merda di soap opera / Questi sono i nostri giorni del guadagno”, rappa in Gold Rings. Grazie, King Push. (MR)

14

“No Thank You”Little Simz

L’emozione è l’arma segreta di Little Simz. Un talento speciale nel condividere storie sincere, con una convinzione profonda che ti penetra dentro. Senza dubbio possiede una grandissima tecnica, ma la sua capacità tecnica non diminuisce l’abilità naturale di creare canzoni toccanti che ti fanno ridere, piangere e ribollire di rabbia. In No Thank You, il seguito del suo eccellente Sometimes I Might Be Introvert, Simz ci propone 10 pezzi brillanti e variegati che riassumono tutta una collezione delle emozioni più coinvolgenti. (WD)

13

“777”Latto

Il secondo album ufficiale di Latto è incentrato sulla hit Big Energy, che cita il classico di Mariah Carey Sweet Fantasy (pezzo costruito su Genius of Love dei Tom Tom Club). Ma quella che una volta era la Queen of Da Souf sfrutta l’occasione per rappare “come se avessi una vendetta da compiere” per il resto del disco, offrendo pezzi croccanti di hard rap mettendo alla prova il proprio flow misurandosi con ospiti del calibro di Lil Durk, Nardo Wick e 21 Savage. “Tacchi di Bottega nel club / Chi avrebbe mai pensato che quella troia ce l’avrebbe fatta?”, canta in It’s Givin, omaggiando i Crime Mob, eroi del crunk rap (un genere del tutto diverso dal delizioso pop-rap di Big Energy, ma con cui lei si trova perfettamente a proprio agio). (MR)

12

“Sick!”Earl Sweatshirt

Earl Sweatshirt è al top della forma in Sick! dove il suo denso liricismo si unisce a produzioni non convenzionali in cui barre come “Iniziano ad attaccarci quando non riescono a farci ritirare” (in Old Friend) suonano quasi ultraterrene. La sensazione è che fare quest’album sia stato rivelatorio per Earl allo stesso modo in cui lo è oggi per chi lo ascolta, con le sue riflessioni sulla pandemia e la capacità di applicare le esperienze passate a questo momento di difficoltà. Nell’album Earl invita a collaborare anche Armand Hammer e Zelooperz, ma il lavoro è in gran parte uno show solista che surclassa quasi tutto ciò che è uscito durante l’anno. (AG)

11

“23”Central Cee

L’invasione britannica nell’hip hop americano sta iniziando e Central Cee, di Londra, è prontissimo ad attraversare l’oceano. C’è una certa sincerità nei brani autobiografici che compongono il suo debutto, 23. Col sound sinuoso ed elettrico della drill inglese che si sta diffondendo in tutto il globo, Cee è un esempio perfetto del potenziale di queste sonorità nello spalancare le porte di nuovi mondi. Nei 14 brani del disco Cee affronta la sua vita con un’onestà che dà al suo talento per le frasi a effetto (è lui il responsabile del dilagare, su TikTok, di una frase presa dal primo verso di Doja: “Come posso essere omofobico? / La mia troia è gay”) la forza di descrivere il successo e la lotta da un punto di vista che è innegabilmente genuino. In Straight Back to It ammette “Ho perso, nessun problema / Ho lavorato duro, mi sono rimesso in piedi” con un’energia epica, in grado di far cogliere a chi lo ascolta il lato positivo di una brutta situazione. (JI)

10

“Laughing So Hard, It Hurts”Mavi

Come ha detto Mavi in un’intervista dello scorso ottobre, la sua preoccupazione per le implicazioni della pandemia da Covid e di altre epidemie sociali è stata aggravata dal lutto. Mavi però è stato abbastanza forte da togliersi quel peso dal petto, condividendolo col mondo in Laughing So Hard, It Hurts, progetto diaristico che ha scritto quasi interamente a cappella e poi abbinato ai beat prodotti da Dylvinci, Monte Booker e Wulf Morpheus. Mavi descrive il dolore delle perdite e le conclusioni a cui è giunto, dalle più dolenti a quelle più speranzose. La copertina e il pezzo portante dell’album, High John, si riferiscono entrambi a John the Conqueror, personaggio del folklore afroamericano che rappresenta la gioia nel dolore. Mavi ha canalizzato quell’energia in un progetto che sfida l’ascoltatore a confrontarsi con tutte le proprie emozioni, apprezzando comunque il dono della vita di poterle vivere. (AG)

9

“This Is What I Mean”Stormzy

Ci sono sempre stati segnali che indicavano che il rapper inglese Stormzy avrebbe, prima o poi, pubblicato un album come This Is What I Mean. Qui canta tanto quanto rappa, con voce delicata, per una serie di brani da innario che invocano un potere superiore piuttosto che affermare il proprio. Nei panni di una delle star più importanti del suo Paese, Stormzy ha tenuto concerti storici ad altissima energia davanti a grandi folle, dalla chiusura del festival di Glastonbury nel 2019 (è stato il primo rapper inglese a farlo) a alla famigerata O2 Arena di Londra per la riapertura post-pandemia, dove lo attendeva una moltitudine di fan che avevano conservato il biglietto per 2 anni. Il suo ultimo lavoro, però, è pieno di riflessioni geniali e pacate, qualcosa che sarebbe più adatto a un piccolo teatro che non a un luogo stracolmo pieno di fan. A partire da Gang Signs & Prayer del 2017, Stormzy ha inserito nel rap dei suoi albumi dei canti spirituali. “Penso di essere Kanye mescolato con Donny Hathaway”, dice Stormzy nella title track del suo ultimo disco, in cui i giochi di parole arguti ed emozionanti sono impeccabilmente sostenuti da una produzione lussuosa. (MC)

8

“Traumazine”Megan Thee Stallion

“Lascia che prenda il ritmo, così si ricorderanno chi sono”, rappar Megan Thee Stallion in NDA, il pezzo di apertura del suo secondo album Traumazine. Qui Megan descrive 3 anni di alti impeccabili e bassi impensabili offrendo 18 diversi sguardi nella sua psiche. Si confronta con il business, l’ansia, l’amore, il desiderio e le delusioni d’amore, ma non è poi così assorbita dai suoi traumi come si potrebbe prevedere: insieme a Latto butta fuori, a raffica, barre scattanti e arroganti nel pezzone del disco, Budget, e si fa sexy e seducente in Red Wine. Quando si confronta con la perdita e la violenza che ha dovuto subire con l’arrivo della fama, è tanto arrabbiata quanto sincera e si impegna a onorare il proprio dolore restando fedele al suo status e al suo talento immenso. “Devo guardarmi le spalle, perché mi dimentico che sono importante, ora”, continua in NDA. “Arrivo in studio incazzata e butto giù quella merda – Aspetta, ferma, troia, rappo davvero”. (MC)

7

“Mr. Morale & the Big Steppers”Kendrick Lamar

A distanza di parecchi mesi dall’uscita, il dibattito sul primo album di Kendrick Lamar in 5 anni è ancora caldo. Si discute ancora sulle parole di Auntie Diaries e quelle sulla cancel culture; dell’aver ingaggiato la controversa star del rap Kodak Black per diversi pezzi; e delle preoccupazioni dell’industria discografica visto che le vendite del disco non sono stellari come quelle di DAMN del 2017… eppure Kendrick è più dinamico e stimolante di quasi ogni altra cosa nel rap. Alcuni detrattori sosterranno che la sua ambizione lo limita e dovrebbe concentrarsi sui pezzi movimentati come Humble o Backseat Freestyle. Ma dopo diversi dischi innovativi, Mr. Morale rappresenta il momento in cui Lamar esplora il panorama di un futuro fatto di famiglia, terapia e consapevolezza di sé. Non pensa più al passato. E a giudicare dal suo tour mondiale sold-out sono in tantissimi quelli pronti a unirsi a lui. (MR)

6

“Heroes & Villains”Metro Boomin

Al fianco di amici e star di Atlanta come Future (Mask Off), 21 Savage (X) e Migos (Bad & Boujee), Metro Boomin si è fatto una reputazione legata a synth patinati e batterie schizzate programmate con effetti molto complicati. L’utilizzo di batterie folli ha contraddistinto il suo lavoro, diversificandolo da ciò che si sente in gran parte del rap contemporaneo mainstream. Lui sa come ottenere delle buone performance vocali: Travis Scott, Drake e anche Post Malone hanno registrato alcune delle loro cose migliori insieme a lui. Heroes & Villains è lo specchio della sua crescente ambizione. L’album arriva con un cortometraggio di 6 minuti, che ricorda Batman di Matt Reeves, in cui ci sono Lakeith Stanfield nei panni di un cattivo pazzoide che guida un camion sputafuoco e Morgan Freeman che interpreta il consigliere filosofico dell’eroe, Young Metro. Qui il musicista dimostra di essere uno dei pochi superproduttori rap emersi negli ultimi 10 anni. (MR)

5

“Ramona Park Broke My Heart”Vince Staples

Come ha fatto Vince Staples a dare un degno seguito a quella che è stata una delle serie di album più acclamate dalla critica del decennio scorso? Con il suo lavoro più personale mai pubblicato fino a ora. Con il titolo ispirato alla parte di Long Beach in cui lui è cresciuto, Ramona Park Broke My Heart è uno sguardo dall’interno su come sia arrivare da quel luogo. Anche se si è occupato di questi temi fin dal debutto del 2015, questo album mostra la sua crescita come autore. When Sparks Fly paragona brillantemente il suo rapporto con un’arma da fuoco alla sua relazione; il singolo Lemonade, con Ty Dolla $ign (forse il brano più radiofonico di Staples, a oggi), cattura l’essenza della musica della West Coast passata e presente. Staples utilizza la melodia per convogliare il suo messaggio, cantando nel ritornello “Mi sento come una limonata gelata / Nessun luogo dove andare quando siamo nell’ombra / Nessun luogo dove andare quando siamo in gabbia”. È uno dei dischi rap migliori dell’anno ed è incredibile pensare che non abbia ricevuto nemmeno una nomination ai Grammy. (DG)

4

“The Elephant Man’s Bones”Roc Marciano & The Alchemist

Roc Marciano e Alchemist hanno una collaudata formula per il successo, che soddisfa la voglia di sample del pubblico del boom-bap rap. I tipici pattern di batteria di Alchemist e la sua filosofia improntata alla ricerca di sample da dischi sconosciuti si sposano benissimo con Marciano, un autore di testi con un talento speciale nell’incastonare il flow su beat con sample soul tanto da sembrare che stia rappando davvero nei vinili originali. Se i due avessero semplicemente cavalcato il successo della loro collaborazione del 2018, In Case You Forgot, i fan probabilmente avrebbero salutato il nuovo disco come un’altra uscita di alcuni tra i migliori della scena. Ma Alchemist e Marciano hanno deciso di fare diversamente con Elephant Man’s Bones. Proseguendo la serie proficua di uscite e collaborazioni, Alchemist ha trovato nuovi modi di creare con la sensibilità in produzione per cui è conosciuto. Quantum Leap riesce a inoculare un erotismo ovattato in una batteria ostinata che sostiene versi come “Ho reso sexy l’omicidio”, pronunciati con tono monotono molto figo da uno degli autori più dotati del rap. L’album intero si regge su una sorta di alchimia creativa che pare più profonda di quella presente in tutte le altre collaborazioni dei due. (JI)

3

“The Forever Story”J.I.D.

Se esistesse un premio per il miglior narratore dell’anno, dovrebbe andare a J.I.D. L’ultimo album del rapper di Atlanta ospite un dream team di ospiti, dai compagni di etichetta (la Dreamville) Ari Lennox ed Earthgang fino a pesi massimi del rap come Lil Durk e 21 Savage. Ma le storie che J.I.D racconta nel suo progetto sono tutte sue e costruiscono una narrazione sulla complessità della sua esistenza. Come raccontato nell’album, J.I.D non è certo nuovo all’amore, alla perdita o alla lotta per ciò in cui crede, anche se questo significa ficcarsi in mezzo a una rissa a New Orleans, a 17 anni, perché un tizio ci ha provato con sua sorella. In The Forever Story c’è spazio per tutte le persone e le esperienze che hanno plasmato così uno degli autori di testi più convincenti in giro. (MJ)

2

“King’s Disease 3”Nas

Verso la fine di novembre, il dibattito su King’s Disease 3 si è spostato dalla bravura di Nas alla sua rilevanza. E se tutto quel parlare pareva materiale buono per i blogger, quell’isteria si è accidentalmente trasformata nell’opportunità di sottolineare che ciò che il 49enne sta facendo ha una portata storica. Pochi colleghi sono interessanti come lui, che pure è in giro da tre decenni, e solo pochi pubblicano con altrettanta frequenza. Per la serie King’s Disease ha trovato il giusto groove con Hit-Boy, versatile produttore che gli costruisce attorno breakbeat e loop che al primo impatto fanno storcere il naso, ma che alla fine risultano abbastanza patinati da avere un appeal di massa. Questa dinamica si ripete anche in KD3. In Thun, Nas riprende un’attitudine gangsta che conferisce alle sue riflession il peso che meritano. Once a Man, Twice a Child è uno sguardo straziante sulla mortalità, in cui riflette: “Se sei fortunato, invecchi”. E Michael and Quincy è un altro esercizio di stile in cui il suo modo di raccontare pare essere rinvigorito. Tutto sembra suonare meglio in King’s Disease 3. I campionamenti scelti da Hit-Boy sono più emozionanti. Nas rappa più veloce ed è più tagliente, facendoci capire che questo è uno snodo fondamentale della sua carriera. Anche se non ingolfa i social media come fanno artisti tipo Drake, King’s Disease 3 resterà nel tempo. (AG)

1

“It’s Almost Dry”Pusha T

Pusha T ha qualcosa di speciale. Ora che regna saldamente fra i grandi del rap, la chiarezza della sua visione ci ha regalato alcuni dei lavori migliori della sua carriera. Il suo quarto disco solista è una testimonianza del genio che l’ha contraddistinto dal principio. I rap fighissimi e dettagliatissimi di Pusha rispondono a una filosofia semplice: per rimanere al top, devi avere il prodotto migliore. Nei suoi album post Clipse, ha continuato a ricordarci che ha trovato la ricetta giusta, con una fiera sfrontatezza che finisce per arrivare a toccarti dentro, diversamente da chi si vanta e basta. E qui risiede la brillantezza di It’s Almost Dry. Pusha è più cristallino che mai nella precisione dei suoi testi, ma la sua visione è stata ricalibrata rivelando, negli angoli reconditi dei suoi versi, un po’ di saggezza. Neck and Wrist, con Jay-Z e Pharrell Williams, è vivida e profonda e racconta il lato oscuro del benessere, ma ci ricorda anche cosa significa avere gusto. Che è poi ciò che separa Pusha T da tutti gli altri. (JI)

Schede di Jeff Ihaza, Mankaprr Conteh, Andre Gee, Dewayine Gage, Meagan Jordan, Mosi Reeves, Will Dukes. Tradotto da Rolling Stone US.