Se arrivi nei top 6, anche il pagellista più severo non può che riconoscere il tuo trionfo. Sembreranno più teneri del soliti voti e giudizi (solo tre insufficienze), ma a questo punto difficilmente si scende sotto livelli di eccellenza. Finalmente ci liberiamo del grande bluff ma lasciamo per strada anche un talento che si è fatto attanagliare dalla paura. Mancano due giovedì e noi scommettiamo su Edoardo Franco, anche se sembra lanciatissima Hue. Che poi vuoi mettere l’annuncio di Cannavacciuolo, nel caso?
Enrico Crippa voto: 10
Corre tra la cucina e le postazioni dei concorrenti per portar loro coperchi e strumentazione, è generoso nei consigli e persino nel metter davanti ai loro occhi l’ingrediente che potrebbe salvarli. Un genio che ama così tanto la cucina e chi si mette alla prova, da non riuscire a non farsi travolgere da un’empatia fisica per i concorrenti. Con uno così vorresti mangiare allo stesso tavolo, non solo quello che cucina. Vorresti sapere tutto di lui e capire da dove vengono tutto quel rigore gentile nei suoi giudizi, quell’umiltà e quell’empatia. Dà un senso non solo alla puntata, ma a ciò che vuole essere il programma e questa edizione. Non solo una gara, ma un ponte, uno sguardo laddove molti di noi comuni mortali non arriviamo. Ci conquista definitivamente quando chiede ai giudici se è stato troppo cattivo. Lui. A loro.
Hue Dinh Thi voto: 9
Non so quanto ancora riuscirò a sopportare il suo incedere cantilenante nel parlare, quel suo buonismo che la porta persino a voler abbracciare Francesco, il suo fare l’Alice nel paese delle meraviglie che la protegge un po’ troppo dai giudici, sempre troppo morbidi con lei, e anche dalle tensioni interne. Però va detto che spesso con poco (a volte troppo poco) riesce a tirar fuori delle idee e delle realizzazioni stupefacenti. E a volte davvero ti chiedi come ci sia riuscita e come riesca a mettere insieme varie tecniche con apparente semplicità. L’unico dubbio è se la caratterizzazione del personaggio non le renda la vita troppo facile lì dentro. Ormai però i giochi son quasi fatti e tutti i bluff, se ci sono, verranno a galla.
Antonio “Bubu” Gargiulo voto: 8,5
Per la prima volta sembra perfettamente consapevole del suo talento, padrone della sua preparazione, concentrato sulla vittoria. Non ha fatto una puntata clamorosa, ma sono i dettagli a dirci com’è cresciuto. Le giuste domande fatte allo chef Crippa, l’equilibrio che trova tra il sapore e la tecnica, anche il modo in cui si muove è diverso. E sorride di più, dall’insoddisfazione inquieta di chi non è a suo agio è passato allo sguardo luminoso di chi ha cominciato a divertirsi. E meno male che i suoi coetanei sono usciti perché non ce l’han fatta – né Lavinia né Nicola – a mettere un po’ di leggerezza in quest’avventura. E ciò dovrebbe farci chiedere come mai questi ragazzi giovanissimi non sappiano più trovare la gioia dell’incoscienza, laddove le precedenti generazioni ne avevano fin troppa.
Sara Messaoudi voto: 8
Sara, ormai mi hai conquistato. La tua cucina ha assunto un’identità esattamente dal momento in cui hai smesso di prendertela con giudici, avversari (con confronti impropri e ineleganti) e sorte avversa. Da quel momento anche nei piatti per salvarti hai messo un tocco in più, da allora hai mostrato con pudore ed eleganza te stessa, capita pure che tu riesca a fare una battuta divertente. E la tua arroganza, velata di autoironia (non troppa, ti senti davvero una regina, lo so), è diventata quasi un pregio. E ora che Francesco se n’è andato, senza il peso di quell’irritazione costante che capisco così bene, saprai stupirci ancora di più. Non l’avrei mai detto: non solo verrei a Bergamo al tuo Marrakech Express, ma se mi offrissi un amaro mi farei volentieri una chiacchierata dopo.
I giudici voto: 7,5
Sulla pronuncia di amuse-bouche di Barbieri parte la ridarella ed è una grande idea lasciarla nel montaggio in puntata. Umanizza i tre, fa capire che in fondo MasterChef ci piace, e pure tanto, perché non è un arena per gladiatori, un reality cafone in cui tutto è permesso, ma un luogo in cui tutti condividono la stessa passione e questo rende anche i momenti più tesi, speciali. E si può ridere tutti insieme anche se un sogno potrebbe sfumare da un momento all’altro. In questa edizione, complici anche assenze incrociate, sono stati molto diesel, ma ora sono in formissima. E capisci che collante, umano ma anche televisivo, sia Cannavacciuolo, tra quel battitore libero che tutela l’identità del talent, ovvero Barbieri, e quel lord affascinante e sorridente che è Locatelli.
Roberto Resta voto: 7
Lui è il compagno di brigata ideale, ma piano piano sta diventando chef. A suo modo, con troppo understatement, lui è stato per settimane l’antitesi di Francesco. Tanto quest’ultimo si credeva un fenomeno senza esserlo neanche lontanamente, quanto lui non sembra rendersi conto della solidità della sua cucina, delle sue idee che sono rovesciate all’incrocio quando si lascia andare, pensa di meno e segue l’intuizione. Ma forse in queste ultime due puntate ha cominciato a capirlo: per la prima volta, nell’ultima tappa dell’ultima prova, ha parlato di Mattia come un pari e non come del suo “capitano”. Dettagli, come quelli che deve ancora curare un po’.
Edoardo Franco voto: 6
Arriva a un passo dall’eliminazione contro Francesco. Fosse stato eliminato, ci sarebbe stata una sommossa popolare, ma quella melanzana bagnata con lo yogurt al cardamomo gridava vendetta. Più che sedersi, si è fatto impaurire dai due ingredienti killer che gli ha dato il buon Saragò e ha provato a fare una cosa che non è nel suo carattere, giocandosela in modo speculativo. Lui è uno che dà spettacolo, che va in attacco, che non ha paura. Se teme di perdere, se fa catenaccio, diventa un cuoco normale. Ma fortunatamente si è ricordato subito della sua vera natura e davanti a Crippa ha fatto un piatto dei suoi. E se la giornata peggiore è questa, è dura non immaginarlo come possibile vincitore.
Mattia Taggetto voto: 5
Il killeraggio subito da Francesco sul predessert avrebbe ammazzato chiunque. Lui no, riesce a non perdere il controllo, la pazienza, l’aplomb, e ragiona. Tira fuori un miracolo (da 8) che Locatelli gli fa capire potrebbe pure mettere in un menu, lavorandoci un po’. In una cucina vorrei lui, da cliente, gestore o subalterno, proprio perché mantiene sempre la calma e non ha paura di usare la fantasia per rovesciare i momenti peggiori. E poi l’umanità: sull’amuse-bouche ci teneva a essere chiamato – sulle mystery soffre, perché si mette in gioco e viene costantemente sottovalutato –, ma poi tocca a Roberto e lui esulta, perché sa quanto l’amico stesse soffrendo per lo stesso motivo. Che c’è di meglio di uno chef competente, solido psicologicamente, solidale con chi cucina al suo fianco? Ah, ed è anche giustamente autocritico quando confessa a Crippa di aver fallito (con lui è da insufficienza grave, ma resiste anche alla propria delusione), quando non si concede neanche il lusso di un minimo di accondiscendenza verso se stesso. Vorresti abbracciarlo e dirgli che capita a tutti un errore, pure due, ma che non uscirà perché è troppo bravo. E infatti. Certo Mattia, ieri, un po’ cuoco pasticcione sei stato e quindi questo cinque ti tocca. Ma nelle sconfitte si vedono i campioni, ricordatelo.
Lavinia Scotto voto: 4
Già da qualche puntata arrancava, attanagliata dalla paura di uscire e da un calcolo a sopravvivere che non è da Masterchef. O ne fai un’arte come il mitico Munir – che era un fine stratega, dietro la faccia da cialtrone che però faceva parte pure quella della sua tattica – oppure non paga. Soprattutto alla fine, quando il meno peggio diventa facilmente lo scivolone dal quale non puoi tornare indietro, quando credi di averla sfangata e invece un dettaglio ti frega. E poi con Crippa tira fuori l’emotività, per una volta, ma nella maniera sbagliata, va in confusione, le tre prove di fatto non riesce a giocarsele da par suo. Contando quanto tardi ha cominciato a cucinare sul serio, ha prospettive brillanti davanti. Ma persino nel valorizzare la sua bellezza ci ha messo una vita, ieri quel rossetto e quel look ci avevano quasi fatto pensare che un po’ volesse liberarsi, non tenersi tutto dentro foderato da quella sua severità piemontese. Che è uscita persino quando con gli occhi lucidi si è auto-rimproverata dicendo che «vista così sembro la persona più emotiva del mondo». Come se fosse un difetto, Lavinia. Se tu ci avessi parlato più di tua nonna o di Nicola (ricordatevi di invitarmi al matrimonio), di come la cucina ti ha salvato cuore e cervello nel lockdown – ipotizzo, perché tu sei stata una sfinge – probabilmente avresti trovato la forza per non spegnerti a due passi dal traguardo. Invece tutta la fatica fatta a trattenerti, ad aver paura di uscire, è servita solo ad andartene sul più bello. Dopo due mesi anche i più corazzati, vedi Mattia, cominciano a sentire la fatica. Non è una vergogna.
Fancesco Saragò voto: 1
«Buona fortuna guagliò, e studia». Un pugno di parole del solito Cannavacciuolo dicono tutto di questo ragazzo che non ci ha mai, neanche per un momento, tolto il dubbio di essere un improvvisato. Se ne va come meritava: vincendo una mystery (quella sull’amuse-bouche, che poi altro non è che la parlaculata gratis con cui i ristoranti cercano di intortarti, la morte sua insomma) per poi crollare sull’invention test con il predessert perché troppo concentrato a danneggiare gli altri (Mattia e Sara su tutti) che a favorire se stesso. Prende due ingredienti che dimostrano la sua oceanica ignoranza sulle basi della cucina, che non poteva sempre essere colmata da furbizia, intuizioni cheap, suggerimenti dati ai rivali origliati sfacciatamente, altri piatiti in maniera patetica a chef stellati. Era sempre in cerca dell’aiutino, tipo il compagno di classe che copia, si fa suggerire e alla fine va meglio di te e neanche ti ringrazia. Anzi, sostiene di essere il migliore. Francesco ha passato questa edizione di MasterChef a trovare piatti anche buoni ma spesso un po’ casuali, a campare sull’odio altrui diventando un personaggio. Un consiglio: ora che esce più che aprire un ristorante, faccia un provino nel caso facciano un remake de I ragazzi della 3ª C. Sarebbe perfetto. Ora ciao Francesco, stasera «Super!» lo diciamo noi.