Sarò molto italiano, ma il primo pensiero che ho avuto nel giorno dell’incoronazione di Re Carlo (che non tornava dalla guerra, come cantava Fabrizio De André) è stato per Christian De Sica. “Ma che è ’sta cafonata?”, avrebbe detto il suo Roberto Covelli in Vacanze di Natale. Vivo in Inghilterra da otto anni e sapevo che prima o poi avrei assistito alla morte di Elisabetta e alla salita al trono del figlio. E sapevo anche che non sarebbe stato il più grande spettacolo del mondo, per quanto costosissimo (125 milioni di sterline, una bazzecola per un Paese alla canna del gas) e l’eccezionale regia della BBC.
Perché ogni show necessita di un pubblico. E nonostante le decine di migliaia di persone assiepate nel percorso tra Buckingham Palace e Westminster Abbey e i milioni trepidanti davanti a uno schermo, la vera Inghilterra era nei pub a bere birra alla faccia di questo sovrano di cui non interessa niente a nessuno. Pinte che costano un buon 30% in più rispetto a prima della Brexit, grazie ad anni di scriteriata amministrazione da parte dei conservatori, uno dei molti segnali di un Paese che sta soffrendo e a cui di Carlo, Camilla e dei fratelli coltelli frega sempre meno.
E d’altronde, nel 2023, perché a qualcuno dovrebbe interessare dei dolori di persone che non fanno niente nella vita se non essere ricchi alle spese dei contribuenti? Una giornata assai uggiosa ha segnato l’investitura, con Carlo compreso e composto nel succedere al trono che fu di sua madre e la matrigna cattiva che visibilmente non vedeva l’ora di farsi mettere la corona in testa. Naturalmente il mondo intero si chiedeva una sola cosa: dove si sarebbe seduto Harry? In terza fila, il più lontano possibile dal fratello William e dalla cognata Kate, nascosto dal pennacchio del sobrio cappello della zia Anna. Meghan non c’era, dicono sia rimasta in California per il compleanno del rampollo, sesto in successione al trono, ma voci di corridoio la danno in realtà a Londra.
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Due ore di cerimonia a Westminster, alquanto estenuante, e poi la parata nella carrozza d’oro, il saluto all’oceanica folla di fronte a Buckingham Palace, tutto come in un brutto film della Disney, mentre il mondo reale (inteso come vero, meglio specificare) andava avanti. Ho visto la cerimonia in un pub di Crouch End, delizioso quartiere a nord-est della città. Non a caso abbiamo scelto il The Queen (il Fillet Steak Sandwich è eccellente, specie se accompagnato da una pinta di Yes!, ottima IPA prodotta a due minuti a piedi). Mentre i reali salutavano dal piccolo schermo, i gestori hanno cortesemente chiesto se potevano finalmente mettere un po’ di musica. Nessuno ha protestato, anzi. E il pensiero va a un grande intellettuale italiano, anch’egli protagonista di Vacanze di Natale: “Anche quest’incoronazione ce la siamo levata dalle palle”. Per fortuna Riccardo Garrone era repubblicano.
Adesso ci sono altri due giorni di vacanza, con i pub aperti fino all’una di notte per permettere al popolo di festeggiare. Non mancheremo. Io personalmente brinderò allo scudetto del Napoli e alla vittoria dei laburisti alle elezioni amministrative di due giorni fa. Grazie Re, ci vediamo alla prossima. Che tendenzialmente non sarà un matrimonio.