Dopo dieci anni due producer amici, che hanno spesso collaborato insieme, decidono di fare un progetto artistico. L’occasione dell’incontro è l’uscita del loro nuovo singolo, Tilt, la voce di Elisa e de La Rappresentante di Lista per la prima volta su una base elettronica, quasi techno. Hanno osato e se lo possono permettere perché i due in questione sono Zef e Marz.
Il loro ufficio stampa mi invia un comunicato che assomiglia al palmares sportivo di big team come Real Madrid e Manchester United: 69 dischi di platino e 18 d’oro per Marz, 90 e 30 per Zef che è il produttore con più copie vendute del 2022. Elodie, Rkomi, Fabri Fibra, Mengoni, Ernia, Sangiovanni, Nitro, ma soprattutto Marracash con cui hanno lavorato – da soli e in coppia – agli ultimi due album sono i nomi dietro a cui non si sono mai nascosti più di tanto. E che ora sono pronti a coinvolgere cambiando le regole d’ingaggio, i singoli saranno a firma loro, a loro l’ultima parola. Non faranno un album né hanno intenzione di rivelare i prossimi nomi con cui decideranno di collaborare. Anche se dubito possa mancare il King del Rap a cui sono così legati.
«È una traccia spontanea, fatta con spirito di ricerca e sperimentazione, specchio perfetto del lavoro con Marz e Zef», dice Elisa a proposito di Tilt. «Abbiamo registrato a fine febbraio e creato insieme in piena libertà, senza retropensieri o direzioni. Ci siamo lasciati andare al flusso di emozioni che guidava la scrittura e la composizione. Lavorare con loro è sempre stimolante, sono persone appassionate di musica e senza preconcetti o schemi mentali. Sono grandi lavoratori, e in questo ci assomigliamo. Eravamo insieme in studio a caccia di emozioni e melodie e così è nato questo pezzo: in piena armonia e nel rispetto delle idee di tutti. Ascoltando la canzone quasi finita, mi sono poi immaginata la voce di Veronica che guidava tutto. Il pezzo ha un immaginario un po’ bohémien, un po’ rave e un po’ punk. Lei incarna perfettamente questa visione. Sono felice che abbia accettato e che ci si sia ritrovata».
«Quando abbiamo sentito il primo provino cantato da Elisa ci veniva da urlare», racconta La Rappresentante di Lista. «Abbiamo subito accettato di starci dentro. È una canzone che per atmosfera e portamento è molto lontana da quello che stiamo scrivendo in questo periodo, ma allo stesso tempo parla di noi, degli anni a cavallo tra i ’90 e i 2000. Una canzone che ci ha catturato per la sua atmosfera. Ci piace buttarci dentro territori che potrebbero sembrare lontani dal nostro mondo, ma in realtà l’abbiamo sentita molto vicina. Una musica che guarda a una parte della nostra vita».
Perché ora vi sembrava un buon momento per un progetto insieme? Vi conoscete da dieci anni.
Marz: Siamo abituati da anni a lavorare con tanti artisti, a fare compromessi, e ad avere la consapevolezza che il lavoro che abbiamo fatto diventa di qualcun altro. Dopo tutto questo tempo volevamo tenerci qualcosa di nostro e farlo esattamente come ce l’avevamo in mente. Ad esempio far cantare Elisa su un pezzo che strizza l’occhio alla techno (il riferimento è al singolo Tilt, nda), qualcosa che non ha sentito prima e che magari lei non avrebbe scelto per un suo progetto.
Zef: Ogni pezzo che faremo insieme in questo progetto dovrà avere un valore in più, dobbiamo giustificare in qualche modo a noi stessi che quel pezzo esca nel nostro progetto da produttori e non una cosa che l’artista potrebbe fare in suo disco.
Cosa cambia nelle scelte e nel metodo di lavoro da produrre per altri a fare un vostro progetto?
Marz: Come prima cosa, ogni scelta e ogni decisione parte da noi, anche se poi diventa un lavoro di squadra l’input iniziale è nostro. Non abbiamo mandato la base ad Elisa insieme a cinque altre strumentali, siano andati da lei col pezzo che ascolti ora.
Supervisionate anche la scrittura delle canzoni?
Zef: In questo caso Elisa l’ha scritto con noi in studio. Poi insieme abbiamo fatto la struttura, scelto il featuring de La Rappresentante di Lista, il titolo, l’artwork, tutto.
Oggi c’è una scena artisti più pronta a sperimentare con voi rispetto a prima? Forse dieci anni fa non avreste trovato gli interpreti per un disco così.
Marz: La nostra generazione ha influenze che partono dagli anni ’90 e arrivano a oggi, c’è una scelta di generi incredibile e i tempi sono maturi per sentire una come Elisa, che ha una formazione più classica, su una base techno.
La vostra prima influenza è il rap.
Zef: Abbiamo iniziato a fare basi rap e quel metodo di produzione è ancora lo stesso che usiamo per gli altri generi.
Avete contribuito al recente successo di gran parte della scena rap italiana. Come si lavora con loro e che tipo di dialettica si crea? Vi immagino sarti alle prese con un abito su misura e che debba pure essere alla moda.
Zef: Ci sono vari modi di lavorare: spesso si fa una base in studio con l’artista, altre volte si portano delle basi da far ascoltare, oppure si lavora direttamente con gli autori.
Come ci si crea uno stile personale lavorando con personalità complesse come i rapper e i cantanti?
Marz: Credo che in un disco come Persona di Marracash ci sia tanto di mio, ma faccio fatica a dire in che modo.
Zef: È una questione di gusto, di scelta dei suoni o delle progressioni armoniche. Se un disco è prodotto da Pharrell, sia che abbia lavorato con Jay-Z o con Madonna, riconosci la firma.
Oggi più che mai immagino dovrete essere aggiornati sui nuovi suoni che girano, sulle produzioni internazionali. È un lavoro necessario?
Zef: Ci piace, siamo curiosi, ma non è un’ossessione.
Marz: Adesso siamo in fissa con Fred again..
Cosa vi piace di lui?
Zef: È un’elettronica emotiva, senza tempo, piena di citazioni e influenze elaborate in maniera personale. Ti fa ballare senza essere tamarro. E poi c’è quel fondo di malinconia in cui ci riconosciamo e che fa parte anche di molte nostre produzioni.
Quali sono gli artisti con cui avete lavorato e con cui avete discusso di più? Con chi avete creato un vero e proprio dialogo artistico?
Marz: Io sicuramente con Marracash, avendo lavorato ai suoi ultimi due dischi, un lavoro di tutti i giorni per anni rimescolando le carte mille volte.
Zef: Io ho lavorato con tante persone diverse, spesso per singoli, sento di avere un buon confronto con Fabri Fibra, ma soprattutto con gli autori, nella fase precedente all’incontro con l’artista.
Quale è la richiesta più strana che vi abbiano mai fatto in studio?
Marz: Una volta mi hanno chiesto di aggiungere «o un flauto o una trombetta».
Con chi vi piacerebbe lavorare?
Zef: Entrambi vorremmo passare un giorno in studio con Skrillex.
E in Italia?
Marz: Tiziano Ferro è stato precursore di un certo tipo di sound con i beat e ci è subito piaciuto fin da adolescenti. Anche se no seguivamo il pop, lui era già urban all’epoca.
Riconoscete un’italianità nel vostro suono?
Zef: Assolutamente. In gran parte delle produzioni italiane c’è un riferimento alle melodie tradizionali, alla musica neomelodica. Pensa a Musica leggerissima, uno dei miei pezzi preferiti degli ultimi anni, ha una top line quasi neomelodica, un clash fortissimo con tutto il resto. Questa italianità appartiene anche ai nostri lavori.
Come mai quella dei producer in Italia è una scena solo maschile? È una cosa troppo nerd per le donne?
Marz: Non so perché, oggi non è neanche più una cosa da nerd. Ma arriveranno.
Zef: Guarda la classifica americana, ci sono solo donne, anche tra i producer. È questione di tempo.
Sta per arrivare la stagione dei tormentoni. Che approccio c’è, da lavoratori, a questo prodotto?
Zef: Parlo per me, ma fare sempre la stessa cosa mi annoia, e ho fatto sia rap, che elettronica, che tormentoni. Il tormentone nasce con la missione di far ballare la gente, quindi sono pezzi apparentemente banali ma con il compito di trovare una scrittura melodica efficace in due minuti e mezzo. Magari a livello testuale sono pezzi più poveri, sono claim in maggioranza, ma non sono produzioni facili: il percorso di ricerca per arrivare a quella semplicità è tosto.
Oggi, dopo due anni di Covid, è cambiato il rapporto dei ragazzi col ballo?
Zef: Ho fatto il dj per dieci anni, ho smesso poco prima del Covid e sono tornato a sentire dei miei amici in discoteca poco tempo fa. Adesso mancano i riferimenti, quindi devi suonare il pezzo che è in classifica o nei trend di TikTok altrimenti non ballano. Noi eravamo più curiosi.
Marz: Si andava nei posti per sentire musica nuova e dire «wow, che figata» magari cercando il pezzo con Shazam.
In mezzo a tutti questi dischi d’oro e di altri materiali preziosi quale è la vostra produzione a cui siete sentimentalmente più affezionati?
Zef: Brivido (di Guè e Marracash, nda) perché è stato l’inizio di tutto, ormai ha dieci anni e se lo senti spacca ancora.
Marz: Per me Dubbi di Marracash.