Psilocibina e MDMA salveranno il mondo? | Rolling Stone Italia
Quale destino per gli allucinogeni?

Psilocibina e MDMA salveranno il mondo?

Siamo stati a Denver, dove scienziati e attivisti si sono riuniti in una maxi–conferenza per proclamare il 'rinascimento psichedelico' e superare la stigmatizzazione degli allucinogeni

Psilocibina e MDMA salveranno il mondo?

Foto: DAVID ZALUBOWSKI/AP

La Psychedelic Science 2023 di Denver

«Benvenuti negli anni ‘20 degli psichedelici».

Rick Doblin, fondatore e presidente della Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS), vestito con un ampio abito bianco da guru, ha salutato così il folto pubblico durante la mattina di apertura della Psychedelic Science 2023, a Denver, la scorsa settimana. Annunciata come il più grande raduno di questo tipo (con più di 12mila partecipanti, secondo Doblin), la conferenza ha riunito scienziati, terapeuti, attivisti, imprenditori e creativi legati da quella che più di uno degli intervenuti ha definito una rete miceliare, ovvero i filamenti che collegano un organismo fungino collettivo. Reti che esistono, ad esempio, tra i funghi che contengono psilocibina, una delle varie sostanze psichedeliche depenalizzate dagli elettori del Colorado lo scorso anno.

Doblin, la MAPS e molti altri hanno fatto dello studio (e della libera disponibilità) di queste droghe una missione di vita, vedendoci una rivoluzione potenziale in campo medico. Al PS23 si sono sentiti gli interventi di una serie di esperti che parlavano dell’utilizzo della psilocibina per trattare i traumi, dell’MDMA o della ketamina per superare la depressione e dell’ibogaina (una sostanza psicoattiva potente derivata dalle radici di un arbusto originario dell’Africa centrale) per aiutare i pazienti che lottano contro le dipendenze. Ha parlato anche il quarterback della NFL Aaron Rodgers, che attribuisce i suoi due campionati da MVP alle esperienze allucinatorie fatte con l’ayahuasca.

Lui non era l’unica celebrità presente. Jaden Smith è venuto a parlare di come gli psichedelici l’abbiano portato a una maggiore connessione con la natura, mentre l’icona del rock Melissa Etheridge ha raccontato della perdita del figlio Beckett per overdose di oppioidi nel 2020, quando aveva solo 21 anni. Etheridge era diventata una sostenitrice della cannabis anni fa, avendola usata per mitigare gli effetti collaterali della chemio, quando lottava contro il cancro, e ha anche fatto dei viaggi d’introspezione con l’ayahuasca. Nella storia di Beckett ha visto il potenziale per un’applicazione diversa della medicina vegetale. Parlando alla conferenza, ha ricordato il talento del figlio scomparso come snowboarder e l’incidente che gli ha cambiato la vita.

«Ha fatto quel salto e si è spaccato la caviglia. Ovviamente ha iniziato col Vicodin e poi è passato all’eroina», ha detto Etheridge al pubblico. «Perché non provava solo il dolore alla caviglia, ma anche quello causato dalla fine del suo sogno». Trasformando il suo strazio in azione, lei ha dato vita alla Etheridge Foundation, ente che collabora con organizzazioni che studiano trattamenti per le dipendenze «che esulano dagli standard farmaceutici vigenti». Ha dichiarato a Rolling Stone di essere in attesa della pubblicazione di uno studio molto promettente sull’ibogaina, condotto con il sostegno della fondazione. Giovedì sera, Etheridge ha tenuto un concerto acustico emozionante, da sola, al Bluebird Theater; il ricavato è andato a finanziare il lavoro della fondazione.

Ma, a dire il vero, alla PS23 il denaro era ovunque e si percepiva distintamente l’odore del venture capital aleggiare su quello che, almeno per alcuni, sarà un erede assai redditizio dell’industria della cannabis legale. Tutto ciò preoccupa molti medici, operatori e leader delle comunità indigene, da sempre escluse dal processo d’industrializzazione delle loro medicine tradizionali. In varie conversazioni con Rolling Stone, i partecipanti al PS23 hanno affermato che l’introduzione della cannabis a scopo ricreativo negli Stati Uniti, Stato per Stato, si è tradotta in un «caos» o un «disastro» caratterizzato da regolamenti contraddittori, corruzione ed esclusione di quelle stesse fasce di popolazione che erano finite nel mirino della Guerra alle Droghe.

Gli psichedelici, dal canto loro, hanno già sperimentato i loro “dolori della crescita”: i dottori Brent e Andrea Turnipseed, la coppia il cui Roots Behavioral Health di Austin da anni offre una speciale psicoterapia assistita con uso di ketamina, notano come il recente boom di cliniche che somministrano il farmaco si stia già sgonfiando. «È davvero una situazione difficile da gestire», afferma il dottor Turnipseed, secondo il quale non ci sono ancora abbastanza operatori sanitari specificamente formati in questo settore. Per non parlare della sfida di convincere le compagnie assicurative a impegnarsi economicamente.

Affari contro tradizione, ricerca contro esperienza, dimensione politica contro quella personale: queste sono le tensioni che si agitano nella spinta che sottende al rinnovamento psichedelico, creando scismi ma anche alleanze inaspettate. Dopo il discorso di benvenuto di Doblin, mercoledì mattina, è salito sul palco l’ex governatore del Texas Rick Perry, che ha subito scherzato sulla reazione della folla alla sua presenza, definendosi il tizio «cupo, ottuso e di destra» in contrapposizione al leader hippie del MAPS. Ma Perry ha recepito il richiamo della causa psichedelica, ha spiegato, per via del suo rapporto con Marcus Luttrell, un ex SEAL della Marina degli Stati Uniti protagonista di una missione straziante, in Afghanistan (che ha poi raccontato nel libro-verità Lone Survivor).

Perry, per anni, ha lavorato con Luttrell in cerca di cure efficaci per i postumi traumatici da combattimento e ha finito per rimanere colpito dai risultati ottenuti da Luttrell con l’ibogaina e la 5-MeO-DMT, un’altra sostanza psichedelica vegetale. Da allora si impegna per promuovere una maggiore ricerca sugli psichedelici. «Vedere in questo auditorium più di 5.000 persone che lavorano insieme per il cambiamento, in modo letterale, figurativo e duraturo, ci dà la vera portata di questa conferenza», ha detto Perry.

Il tema dei trattamenti per i veterani è stato spesso indicato come un buon argomento per convincere le persone, visto che consente di superare certe differenze di pensiero. Al PS23, Marcus e Amber Capone, i co-fondatori di Veterans Exploring Treatment Solutions (che Perry ha citato nel suo discorso), erano circondati da ammiratori come una coppia di celebrità (lui è un altro ex Navy Seal, mentre lei ha lasciato la sua attività nel ramo immobiliare per diventare direttore esecutivo dell’organizzazione). Prima di fermarsi a parlare con Rolling Stone, avevano appena presentato i risultati entusiasmanti ottenuti dal dottor Nolan Williams (del Brain Stimulation Lab dell’Università di Stanford) che hanno dimostrato una riduzione dello stress post traumatico, dell’ansia e della tendenza al suicidio nei veterani trattati con l’ibogaina.

Foto: DAVID ZALUBOWSKI/AP

«Per molti di noi è importante fare in modo che la gente ricordi che queste medicine sono state usate per migliaia di anni», dice Marcus Capone. «Ma negli anni Sessanta sono state impiegate in modo incontrollato per uso ricreativo», cosa che ha portato al varo di leggi proibizioniste che hanno fatto arenare la ricerca. Al contempo, aggiunge Amber, bisogna fare i conti con l’arma a doppio taglio di ottenere riconoscimenti sempre più ampi a livello terapeutico senza poter godere di un’equivalente espansione delle risorse a disposizione. «Più facciamo crescere la consapevolezza su questo tema, più cresce l’entusiasmo nella comunità dei veterani», dice Amber. «Di conseguenza, aumentano le richieste a cui dobbiamo dire di no».

Questi sono stati i due temi più toccati nel corso del PS23: da un lato, ai partecipanti è stata ricordata l’importanza di uscire dal ghetto psichedelico per condividere ciò che di buono queste sostanze hanno fatto per loro. Dall’altro, però, è emersa una marcata diffidenza nei confronti della controcultura decadente degli anni ‘50-’70 che ha portato a un giro di vite, a livello nazionale, anche sulla ricerca psichedelica ufficiale. C’è una volontà condivisa di superare quella fase per orientarsi verso un approccio più serio, maturo e data-driven.

Naturalmente, c’era l’ombra del Burning Man (erano presenti anche i rappresentanti dell’organizzazione che sta dietro all’evento annuale): una sala convegni poco illuminata era riservata alle installazioni d’arte psichedelica ed era da mettere in conto il fatto che si sarebbe incontrato qualcuno che pattinava con indosso un costume da drago o che faceva freestyle rappando con in testa un cappello fatto a fungo. Fuori dalla sala della convention, si è tenuto anche un concerto di beneficenza stralunato coi Flaming Lips come headliner, con la partecipazione dei comici surrealisti Reggie Watts ed Eric Andre. Quest’ultimo è salito sul palco e ha chiesto alla folla: «Chi vuole dei funghi?», poi ha lanciato manciate di shiitake al pubblico festante. Chi, però, voleva davvero far crescere i funghetti allucinogeni poteva acquistare dei kit di coltivazione in sacchetto da ditte come Spore Light. Al loro stand, il direttore Josue Sanchez ha assicurato a Rolling Stone che «chiunque» può coltivare facilmente i propri funghi e che «potrebbe essere persino più facile» che prendersi cura di una normalissima pianta d’appartamento.

Cappelli psichedelici. Foto: DAVID ZALUBOWSKI/AP

Ma, a parte gli elementi di contorno divertenti e gli allestimenti, i veri protagonisti del PS23 sono stati i divulgatori, i cui percorsi individuali li hanno portati a impegnarsi in un lavoro di ampliamento dell’accesso e della conoscenza. C’era, per esempio, Aaron Orsini, che si è auto-pubblicato il libro Autism on Acid nel 2019 e ha co-fondato la Autistic Psychedelic Community per sensibilizzare l’opinione pubblica su ciò che l’LSD e le sostanze simili possono fare per le persone neurodivergenti. «Stiamo cercando di guarire da quelle narrazioni culturali che ci feriscono e stiamo provando a sentirci a nostro agio come persone», dice, «sentendoci onorati di avere semplicemente delle differenze nel nostro modo di interagire con gli altri».

KGK Science, un ente di ricerca privato canadese guidato da Najla Guthrie e col campione olimpico di bob Alex Kopacz come portavoce (che ha anche studiato ingegneria e fisica), sottolinea la necessità di cautela e di regolamentazione per evitare un altro disastro come quello della cannabis. La psicoterapia, dice Guthrie, «è l’ambito più efficace per somministrare questi farmaci», e l’integrazione (la possibilità di elaborare in seguito la propria esperienza con un medico professionista) è una componente importante, spesso trascurata. «Perciò averli a disposizione come un qualunque prodotto di consumo», come lo è ora la cannabis, «non funziona», dice, e ipotizza anche che un approccio del genere potrebbe «soffocare l’innovazione». Kopacz, attratto dagli psichedelici per via di una storia familiare di dipendenza e per il trattamento delle conseguenze a lungo termine di una commozione cerebrale, sottolinea l’opportunità unica che hanno i ricercatori di comunicare senza l’ostacolo dell’ego, che di solito affligge il mondo accademico. «Penso che in questo spazio, lavorando per migliorare la salute delle persone in senso lato, sia più facile trovare più collaborazione, perché agiamo per un bene più grande», afferma.

Venerdì Tracey Tee, mente di Moms on Mushrooms e gran fautrice del microdosing, ha rilasciato una raffica di interviste fuori dal centro congressi (a piedi nudi) dopo un meeting e un servizio fotografico col suo gruppo che ha in programma anche una marcia su Washington. «Dobbiamo svegliarci, dobbiamo essere presenti», ha dichiarato a Rolling Stone. «Qui non stiamo parlando di aiutini stile Mommy’s Little Helper [si riferisce al pezzo degli Stones che parla del fenomeno della dipendenza delle casalinghe da pillole a base di anfetamine, negli anni ‘60 – ndt]. Non abbiamo bisogno di aiutini. Abbiamo bisogno di appoggi e di connessioni. Ed è questo che fa la medicina». Un’altra madre, l’attrice con sangue reale Catherine Oxenberg, racconta di aver creato la Fondazione Oxenberg per offrire alle donne vittime di violenza sessuale dei ritiri di terapia assistita con ketamina. Dopo aver trattato con successo il proprio dolore cronico con questo farmaco e dopo aver finalmente fatto uscire sua figlia India dalla setta di trafficanti di esseri umani NXIVM, si è sentita frustrata dalla mancanza di risorse terapeutiche in grado di rispondere alle esigenze specifiche di India. »Le donne che soffrono di traumi sessuali sono la fascia più numerosa di persone afflitte da PTSD, ancora più dei veterani di guerra e dei paramedici», dice Oxenberg. «Io non lo sapevo. L’aiuto offerto a queste persone è insufficiente».

A volte è sembrato che la prospettiva importantissima di un percorso di guarigione di tipo psichedelico, pur essendo un argomento chiave nelle lotte per la legalizzazione, minacciasse di affossare il legame profondo, artistico e mistico che ha reso queste sostanze parte della storia umana per tante generazioni. East Forest, un musicista che ha lavorato con il defunto guru e psicologo Ram Dass, ha espresso il suo disappunto per il fatto che il concerto di chiusura a cui avrebbe dovuto partecipare è stato cancellato all’ultimo minuto. «Penso che sia stato un qui pro quo. Ma credo anche che spesso la musica, per esempio, o le arti e l’aspetto creativo di tutto ciò, vengano trascurati in questo momento», dice. «Si sta consumando una specie di privatizzazione da parte del business e della scienza». Per fortuna ha potuto partecipare a un evento all’inizio della settimana. «Una vera esperienza concreta, invece di un mucchio di chiacchiere».
L’esperienza concreta è un campo che interessa di sicuro Plant Tribe, un’associazione multirazziale senza scopo di lucro che organizza dei ritiri psichedelici chiamati Life is a Ceremony a Montego Bay, in Giamaica. Il gruppo è stato fondato da Steve DeAngelo, un sostenitore di vecchia data della cannabis e cofondatore del villaggio indigeno rastafari dove si svolgono le cerimonie, che si fa chiamare semplicemente Firstman. Gli ospiti vengono integrati nella cultura locale imparando canti, ricette e metodi artigianali; è «la prima comunità Rastafari a incorporare l’ayahuasca e la psilocibina nella propria pratica spirituale», con un’attenzione particolare alla condivisione di ritmi e storie tradizionali.

«Per noi la pianta è una sorgente di aggregazione», dice Firstman: quindi è un modo per unire le persone. «Per uno sviluppo sociale, spirituale o economico che sia. Una volta che riusciamo a porci questo obiettivo principale, allora, alle persone che vengono diciamo che la loro permanenza non sarà un momento fugace per poi andarsene senza la pianta: noi mostriamo loro che si può modellare uno stile di vita basato sulla pianta». Lui e DeAngelo, che ha studiato le tradizioni spirituali legate alle piante di tutto il mondo, vedono il Nord del mondo approcciarsi alle società indigene e black con lo scopo di «prendere», accaparrandosi degli psichedelici culturalmente rilevanti senza comprendere il loro ruolo importantissimo in quelle regioni. Plant Tribe cerca di opporsi a questa tendenza allo sfruttamento. «Ciò che è successo nell’industria della cannabis è che si è verificato uno sfasamento: quelli che erano i veri pionieri, davvero esperti della materia e più orientati a un ideale che non al denaro, sono stati in gran parte esclusi», dice DeAngelo.

Il quaterback dell’NFL Aaron Rodgers e Aubrey Marcus discutono dei benefici dell’ayahuasca. Foto: STOCKMAN/GETTY IMAGES

Tra i più appassionati all’ideale dell’era psichedelica c’è Charles Lazarus, noto per essere il chitarrista del gruppo reggae Rootz Underground e ora co-fondatore dell’azienda Rose Hill, con sede in Giamaica, che fornisce i funghi con psilocibina utilizzati nei ritiri Life is a Ceremony. Lazarus, che ha imparato a coltivare i funghi «andando per tentativi» e guardando video su YouTube, spedisce il prodotto anche a laboratori clinici in Canada, Stato che si sta gradualmente aprendo al suo utilizzo terapeutico. «No, non si diventa ricchi esportando funghi per la ricerca», dice, descrivendo questa attività come «più all’insegna della condivisione di informazioni nel contesto di qualcosa di bello». Preferisce che il suo business resti piccolo, affidabile ed efficiente (e in regola con il governo della Giamaica, che non ha leggi in materia di psilocibina), piuttosto che invadere tutto il mercato. È anche un po’ divertito dagli investitori che cercano di imitare il suo successo partito dal basso, utilizzando però un approccio esattamente ribaltato. «Raccolgono un mucchio di soldi per poi partorire piani uguali a quello che noi stiamo già facendo. Ma ci siamo già noi a fare quella roba!».

Ebbene sì: qualunque sia il modo (e ce ne sono dozzine) in cui cerchiate di entrare nel campo degli psichedelici, probabilmente scoprirete che qualcun altro vi ha già battuto sul tempo o che lo sta facendo utilizzando una prospettiva differente e completamente opposta. La terapia sotto stretto controllo è in contrasto con il consumo ricreativo. I ritiri anticoloniali sono, in un certo senso, una risposta ai limiti della scienza occidentale. E l’idea del valore reale di queste droghe dipende quasi totalmente dalla singola persona che interpelli, anche se tutti provano a costruire una visione condivisa dell’argomento. Se non altro, nonostante tutti abbiano la loro dose di scetticismo o le loro riserve, le persone ora sono più inclini a credere che siamo davvero giunti a quel «punto di svolta» che Doblin ha identificato nel suo saluto ai partecipanti alla conferenza.

Eppure, come hanno detto quasi tutti sul palco o nelle interviste durante il PS23, c’è ancora molto da imparare, e tutto inizia dal dialogo. Le possibilità di progresso si basano sulla presenza di una realtà consolidata e di fatti comprovati per convincere gli operatori sanitari, i politici e infine il pubblico in generale che queste sostanze possono migliorare la nostra qualità di vita.

In una sala espositiva, mi ha colpito il prototipo embrionale e un po’ bizzarro di uno strumento di consultazione concepito per raccogliere insieme tutti i dati di cui disponiamo. Era un chatbot basato sull’AI del Progetto Entheology chiamato MushGPT, addestrato con 400 articoli scientifici sul tema degli psichedelici: una guida pratica per chiunque fosse curioso di queste sostanze. Io gli ho chiesto: «Qual è la dose di MDMA adatta per un principiante?». Mi ha risposto: «La dose raccomandata di MDMA per un principiante è compresa tra 75 e 125 mg», sottolineando che gli effetti variano in base alla corporatura e altri fattori. In più, sebbene il creatore del bot, Rev Hooman, riconosca che può anche dare informazioni inesatte (proprio come il normale ChatGPT), mi ha colpito vedere che la sua risposta includeva avvertimenti netti sull’assunzione di MDMA in un «ambiente sicuro e controllato» e sul rispetto di altre linee guida volte alla riduzione del danno.

Ciò che risulta chiaro anche da questo gadget (così come dal resto della conferenza, nonostante la grande varietà dei punti di vista) è che una devozione profonda agli psichedelici implica anche un impegno alla cooperazione, allo scambio di conoscenze e al superamento degli ostacoli con attenzione e intenzione. Contrariamente a uno dei mantra della Silicon Valley (che è stata associata ai cambiamenti psichedelici passati e presenti), pochi al PS23 hanno espresso l’interesse nell’accelerare i tempi e nello scardinare le regole. La maggior parte ha parlato, invece, di massimizzare l’illuminazione.

Chiunque abbia usato MushGPT prima di me aveva evidentemente quest’idea in testa, perché ha digitato: «Qual è il significato dell’universo». Nella sua risposta, il bot ha ammesso che esistono infinite possibilità, ma ne ha citata una che mi è sembrata molto pertinente rispetto alle conversazioni che avevo sentito e a cui avevo partecipato nella settimana: «Alcune persone credono che l’universo non abbia un significato o uno scopo intrinseco», ha detto, «e che dobbiamo creare il nostro significato attraverso le nostre esperienze e interazioni con il mondo che ci circonda». Sarà anche il risultato di un software, ma è un bel percorso da seguire per tutti noi, soprattutto nell’ambito del movimento psichedelico.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.