Stanley Tucci ha detto la sua in difesa degli attori etero che interpretano personaggi gay, a patto che sia fatto “nel modo giusto” e non scivolino negli stereotipi, durante un’apparizione al programma Desert Island Discs di BBC Radio 4.
Tucci, che è eterosessuale, ha interpretato diversi personaggi omosessuali nel corso della sua carriera. Recentemente lui e Colin Firth hanno recitato in Supernova di Harry Macqueen, un dramma romantico su una coppia gay che intraprende un viaggio dopo che al personaggio di Tucci è stata diagnosticata una forma di demenza. Anche Sean, del quale vestiva i panni in Burlesque (2010), era gay e, nel celeberrimo Il diavolo veste Prada, Tucci impersonava il direttore artistico della rivista Nigel Kipling, la cui sessualità non era davvero un punto importante nel film.
Quando gli è stato chiesto quale fosse il suo parere sugli attori etero che interpretano questi ruoli, Tucci ha spiegato: “Ovviamente penso che vada bene. Mi lusinga quando gli uomini gay vengono da me a parlarmi del Diavolo veste Prada o di Supernova, e dicono: ‘Era così bello. L’hai fatto nel modo giusto'”.
Tucci ha ammesso che gli attori eterosessuali che interpretano personaggi gay spesso non lo fanno “nel modo giusto”, ma ha anche sostenuto che “un attore è un attore. Dovresti interpretare persone diverse. Sei un attore e basta, questo è il punto”.
Negli ultimi anni sono aumentate le richieste di casting più inclusivi, di avere attori queer che interpretino personaggi queer. La questione è esplosa con Supernova, che è stato ben accolto dalla critica, ma è stato anche al centro di polemiche sul casting di Tucci e Firth.
Quando è uscito il film Tucci ha dichiarato a CBS Sunday Morning: “Penso che recitare significhi non essere te stesso. Se dovessimo usarci come modelli, interpreteremmo sempre e solo noi stessi. Quello che dobbiamo fare è dare più opportunità agli attori gay”.
Altri attori etero che hanno interpretato personaggi gay però hanno preso posizioni opposte. Ad esempio Darren Criss, che ha impersonato uomini omosessuali in Glee e L’assassinio di Gianni Versace: American Crime Story, nel 2018 ha dichiarato che non avrebbe più interpretato ruoli queer in modo da non essere “un altro ragazzo etero che interpreta il ruolo di un uomo gay”.
Tom Hanks ha detto al New York Times che non sarebbe giusto che un uomo etero venisse scelto per il personaggio gay che ha interpretato nel 1993 in Philadelphia se il film venisse girato oggi (Hanks ha vinto un Oscar come miglior attore per il ruolo). “Il messaggio di Philadelphia era: non avere paura”, ha spiegato Hanks. “Uno dei motivi per cui le persone non avevano paura di quel film è che interpretavo un uomo gay. Adesso siamo oltre e non credo che la gente accetterebbe l’inautenticità di un ragazzo etero che interpreta un personaggio gay. Non è un crimine, non è un capriccio che qualcuno chieda di più da un film nel discorso contemporaneo sull’autenticità”.
Anche molti attori queer si sono espressi sulla questione, come Jacqueline Toboni, co-protagonista di The L Word: Generation Q, che l’anno scorso ha detto a Refinery 29: “A volte sono frustrata quando vedo attrici etero che interpretano ruoli lesbici e non sempre ci credo. A volte sento che questa dovrebbe essere la nostra storia e non lo è, si perde nella trasposizione. Può essere una questione grossa come la scrittura o più semplice come queste due ragazze che non sembrano a loro agio nel baciarsi. Ti fa sentire male.”
E nel 2020, Kristin Stewart ha parlato con Variety di come gestire quella “zona grigia” dove la rappresentazione è importante, ma agli attori viene data la possibilità di interpretare tutte le parti. “È una conversazione complicata perché significa che non potrei mai più interpretare un altro personaggio etero, se vogliamo essere letterali”, ha detto. Aggiungendo: “Ma sentire il polso della questione e preoccuparcene è fondamentale. In un certo senso sai fin dove ti è permesso arrivare. Voglio dire, se stai raccontando una storia su una comunità e loro non ti danno il benvenuto, allora vaffanculo. Ma se ti accolgono e diventi alleato e parte di quella comunità, se c’è qualcosa che ti ha condotto fino a lì, che ti rende dotato in modo univoco di una prospettiva che potrebbe valere la pena, non c’è niente di sbagliato nell’aiutarsi a vicenda a raccontare storie”.