A volte quello che per noi resta un luogo esclusivo e di vacanza ti svela, dopo anni di appassionata frequentazione, la nascita di mondi che parlano una lingua a te conosciuta attraverso il rispetto di quel luogo – magico – che li accoglie. Da pochi giorni si è conclusa una residenza durata due settimane qui sull’isola di Stromboli. Ho avuto il piacere di scoprire i lavori, frutto di giorni di condivisione e realizzati a stretto contatto con gli elementi dell’isola, che hanno preso forma e restituito dei contenuti forti per la terza edizione di TAGLI (per seguire il progetto: sito e Instagram).
Stromboli, luogo di infinita intensità e vulcano più attivo d’Europa, restituisce a chi la frequenta la giusta dimensione dello stare, del percepire e dell’accogliere quello che la natura qui ti palesa in maniera struggente e senza mezzi termini. Lava rossa che rigenera e crea terra nera, eruzioni continue e brontolii vulcanici regolari come un ritmo cardiaco, un mare profondo fatto di un blu così intenso di cui ci si può soltanto innamorare… e noi, piccoli sudditi ai suoi piedi, ci facciamo proteggere da cubi bianchi ricchi di autentica poesia architettonica, cercando di creare dei doni (artistici, in questo caso) con i quali compiacere il vulcano. Sono anni che vengo a ricaricare e ripulire le energie qui ed ogni volta è un ritrovarsi differente con l’isola. In questa pausa di riflessione dal mondo veloce che abitualmente viviamo, mi sono imbattuta in un magnifico giardino di ulivi che accoglie una casa dislocata, fatta di cubi bianchi e bissuoli, di finestrelle che si affacciano su quadri naturali.
A casa Pinnata hanno vissuto nove artisti, protetti dal luogo e dai due curatori e ideatori della residenza, che hanno avuto carta bianca per realizzare i loro lavori mettendosi in contatto sia con gli abitanti dell’isola che con i suoi elementi naturali.
TAGLI nasce da un’idea di Ilaria e Alvise Baia Curioni, i quali hanno sentito l’esigenza di proteggere il lavoro di giovani e talentuosi artisti dalle espressioni più disparate. Per poter permettere un dialogo sano tra creatori e pubblico, ma anche badando alle interazioni tra gli stessi artisti dando loro la possibilità di generare un flusso lavorativo canalizzato sul senso del “fare arte” e sui i Sensi tout court, i due fratelli mettono a disposizione un luogo d’incanto e meraviglia.
Tra le installazioni più complete che ho visto c’è la stanza rossa di Martina Bruni. Una tavola imbandita di pastelli, residui organici dell’atto performativo e il suo video (lei interamente coperta da un’amaca, con due orecchie da asino composte da due pale di fico d’india, utilizza come scenografia i paesaggi lenti dell’isola), appese ai muri piccole tavole raffiguranti vita quotidiana ricche di colori e della luce di cui è fatta l’isola e sparsi qua e là spunti letterari fatti di poesia e parole.
Una tela minuziosa e certosina, quella di Oliviero Biagetti, che raffigura un’onda marina che ne restituisce tutta la sua vibrazione. “Noise vertigo”, e una scultura in riva al mare davanti alla grotta di Eolo ne fa l’eco.
Pietro Fachini fa sua una miscela di resina, pietra pomice e nero carbone per restituirci su carta la sensazione porosa e materica di viscere laviche, forme antropomorfe e pietre galleggianti. “Trame fluide” le sue creazioni.
Nicholas Remondino e Francesco Piro ci invitano in un salotto sonoro, disposto sul crine del giardino a guardare il mare infinito, dove il suono della riemersione di pietre pomici, come per esempio le bolle sotto la superficie del mare, vengono mixate insieme ad altre vibrazioni dell’isola, cosi da creare una colonna sonora fatta di “Ancòra un sibilo continuo di canti bruciati”.
Giuseppe Palmisano si esprime interagendo con la comunità strombolana indicendo una cena sul sagrato della chiesa di San Bartolo e chiedendo a ogni partecipante di portare con sé un oggetto feticcio, che lo rappresenti o al quale è particolarmente legato. Questi, insieme ai resti della cena, verranno poi lasciati notte e giorno sulla tovaglia così da imprimersi per sempre su di essa e restituirci una cianotipia dell’atto condiviso. Palmisano fa lo stesso con gli altri artisti partecipanti alla residenza, creando insieme loro lavori a quattro mani.
Alessandro Simonini invece plasma con la cenere della possente eruzione del 2019 13 Podarcis raffonei, lucertole nere, una specie endemica che vive solo su Strombolicchio (cono lavico di un antico vulcano solidificato su cui si erge il faro protettore dell’isola), e le colloca nel giardino in luoghi poco evidenti, come una sorta di caccia al tesoro nascosto, preziose come la specie che rappresenta.
Una performance la notte dell’apertura ha avvolto i partecipanti con “Ti senti solo? È strano perché siamo tutti qui”, lavoro delle sorelle di Damiano che si interroga sul senso di estraniamento possibile soltanto con l’Altro attorno (luogo o persona), che ignora e si ignora.
Silvia Tofani invece ci fa vibrare a 87hz, per toccare la frequenza del cuore con la sua installazione intima, come la location scelta della casa, creando un dialogo allo specchio dove essere autentici nell’incontro, titolo stesso dell’opera.
La selezione parte da uno scouting tra studi d’artista e spazi underground, luoghi e meandri lasciati vuoti dalla gentrificazione. Poi viene lanciata un’open call, aperta ovviamente a tutti, da qui un team scientifico che fa selezione finale per poter essere inclusi nella residenza. Il frutto del lavoro sarà poi ospitato durante l’anno in sei progetti in luoghi adibiti e consacrati all’arte, per rendere più fruibile il lavoro realizzato.
Espressioni come quella del Vogueing vengono fatte affiorare e rese visibili grazie alla collaborazione con artisti in cui l’atto pittorico non esclude la messa in scena performativa della stessa rappresentazione. Spazi e gallerie prendono a cuore nella stessa maniera il substrato fertile dell’invisibile che è stato generato sull’isola vulcanica di Stromboli.