Il rap è entrato prepotentemente nella nostra cultura europea tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. Nei due decenni precedenti qualcosa ci era giunto, certo, ma riuscire a trovarsi faccia a faccia con il mondo dei rapper americani non era cosa semplice. È solo con l’esplosione di Mtv che le grandi hit americane rap riescono finalmente a fare breccia anche nella cultura europea popolare. Pensiamo a successi come quelli di Eminem (My Name Is, The Real Slim Shady), Outkast (Ms. Jackson), 50 Cent (In Da Club), Jay-Z (99 Problems), Kanye West (Through The Wire) giusto per citare singoli di alcuni degli artisti che abbiamo selezionato per questa classifica dei migliori 10 album rap del primo decennio del nuovo millennio.
Il bello delle classifiche è che fanno impazzire chi le fa e – soprattutto – chi le legge. Nessuna classifica andrà mai bene a qualcuno, a volte non vanno nemmeno bene a chi le redige perché sogno figlie di una serie di compromessi. Per i 50 anni dell’hip hop (a cui abbiamo dedicato una digital cover) continuiamo nell’impresa impossibile di costruire classifiche sui decenni della storia del rap (qui potete leggere quella sugli anni ’80 e qui quella sui ’90).
Le regole sono sempre le stesse: la classifica è redatta in puro ordine cronologico e nessun artista può avere due dischi solista in classifica (mi spiace Jay-Z). Ecco le nostre scelte.
The Marshall Mathers LP
Eminem
2000Nessun rapper ha portato tanto scalpore nella cultura pop quanto il primo Eminem. Dopo il gigantesco successo del The Slim Shady LP, il primo album sotto l’ala protettrice di Dr. Dre che lo lancia da subito anche oltre i confini nazionali, il Marshall Mathers LP è la definitiva consacrazione di Eminem come il più importante rapper bianco di sempre. Continuando sulla falsa riga del lavoro precedente, questo è un album estremamente provocatorio che se la prende con l’establishment, ma anche con la stessa scena hip hop e tutta una serie di abitudini e idiosincrasie della società americana. Eminem riesce a stare in equilibrio tra pop music e horrorcore, tra il ritornello da classifica e l’hardcore rap, con quel suo modo di fare unico tra il serio e il satirico, portando sulla scena una serie di rime al vetriolo che pescano a grandi mani dal proprio privato (il rapporto con la madre, l’ex moglie Kim a cui dedica un tremendo brano omonimo e il successo ripercorso in Stan). Un disco che oggi non si potrebbe mai scrivere ma che ai tempi è riuscito a fare la storia.
Stankonia
Outkast
2000Prodotto da Earthtone III (un team di produzione formato dagli stessi Outkast con Mr. DJ) e i solidali Organized Noize – ovvero i più importanti esponenti della Dungeon Family, il collettivo di Atlanta che ruotava attorno al Dungeon, lo studio di Rico Wade -, Stankonia è il disco che conduce gli Outkast fuori dai confini americani (già conquistati con i precedenti ATLiens e Aquemini) grazie all’enorme successo del singolo Ms. Jackson. Brano e disco portano in dono due Grammy a André 3000 e Big Boi confermandoli come uno dei progetti più interessanti nella sperimentazione sonora. Brani come Humble Mumble con Erykah Badu, So Fresh, So Clean, Gasoline Dreams con Khujo, B.O.B. sono solo un piccolo esempio della varietà artistica del duo, avanti almeno di un decennio rispetto al resto della scena.
Original Pirate Material
The Streets
2002Forse vi starete chiedendo cosa ci fa un disco registrato da un ragazzino bianco in una cameretta di Brixton in mezzo ai pesi massimi del rap d’oltreoceano. Ma se quel ragazzino dall’aspetto drogato e smunto è Mike Skinner, tranquillizzatevi, stiamo parlando di uno che ha semplicemente rivoluzionato il rap made in UK. Original Pirate Material – il suo album d’esordio – rifugge il tentativo europeo di emulare gli States e mette radici nell’UK garage e nwlla two-step, due generi che ai tempi erano la sottocultura più cool in Inghilterra su cui la penna ironica di Skinner si diverte a ribaltare cliché (su tutte The Irony of It All e il suo video geniale). Il risultato è un disco rap fuori da ogni canone del momento, con ritmiche che suonano fresche ancora oggi. I singoli Has It Come to This?, Weak Become Heroes, Don’t Mug Yourself dimostrano l’ampio spettro sonoro dell’opera.
Get Rich Or Die Tryin'
50 Cent
2003L’immagine di 50 Cent a testa in giù e a petto nudo del videoclip di In Da Club è una delle immagini più rappresentative del primo decennio del nuovo millennio tanto che oggi, a vent’anni di distanza, conta quasi due miliardi di views su YouTube. È un’immagine che codifica il rapper-G (non a caso il gruppo di 50 Cent con Tony Yayo e Lloyd Banks prenderà il nome di G-Unit) che Fifty rappresenta con eccellenza grazie alla street credibility ottenuta con i nove colpi di pistola che in modo incredibile non riusciranno a toglierli la vita nel 2000. Scaricato dalla sua label viene riscoperto da Eminem e Dr. Dre che, oltre a figurare come produttori e featuring dell’album, lo firmano con le loro rispettive etichette, la Shady Records e l’Aftermath Records. Un esordio di puro gangsta-rap che diventerà il disco più venduto del 2003.
The Black Album
Jay-Z
2003Presentato ai tempi come l’ottavo e ultimo album di Jay-Z dopo una serie di uscite fenomenali iniziate nel 1996 con Reasonable Doubt, The Black Album è il punto più alto della storia di quello che potremmo definire ‘classic rap’ che da quel momento in avanti si avvierà verso un (nemmeno troppo) lento decadimento. Jay arriva dai primi due capitoli The Blueprint ed è in forma come non mai nel flow e nelle rime. Con lui ci sono i migliori producer del momento (Neptunes, Timbaland, Eminem, Just Blaze, Rick Rubin) e il risultato è una serie di singoli evergreen per la scena rap come 99 Problems, Dirt Off Your Shoulders, Encore e Change Clothes con Pharrell Williams. Per fortuna non è stato l’ultimo disco di Jay Z.
The Neptunes Present… Clones
Neptunes
2003L’unico lavoro in studio dei Neptunes, il duo formato da Pharrell Williams e Chad Hugo, è un compilation album che evidenzia l’importanza che il suono delle produzioni dei Neptunes ha avuto sulla scena hip hop americana. Dentro ci troviamo i migliori artisti rap del momento: Jay-Z, Clipse, Snoop Dogg, Busta Rhymes, ma anche lo stesso Pharrell e i N.E.R.D., il progetto formato dai due Neptunes con Shay Haley. I beat dei Neptunes sono sempre strani, al limite, in certi casi quasi contro-intuitivi rispetto a quanto si era abituati fino a quel momento. Si pensi a produzioni come It Wasn’t Us, Hot o Light Your Ass On Fire (un preludio di quello che diventerà il suono minimalista di Yeezus di Kanye West). Troppo determinanti per rimanere fuori da questa decina.
Diplomatic Immunity
The Diplomats
2003Per un collettivo come quello dei Diplomats (chiamati anche Dipset) l’idea di esordire con qualcosa di semplice non era nei piani. Bisognava marcare il territorio. E allora ecco un doppio album da 27 tracce infarcito di skip nato dalle ceneri dell’attacco alle Torri Gemelle (“Seguimi tra i detriti di queste torri” rappa Juelz Santana in Ground Zero) in cui Cam’ron, Juelz Santana, Freekey Zekey, Jimmy Jones riportano prepotentemente sulla mappa Harlem, il loro quartiere. Diplomatic Immunity arriva dopo il terzo disco in studio di Cam’ron confermando le abilità al microfono di lui e Santana, facendosi notare per un suono segnato da esaltanti campionamenti vocali pitchati in alto (le ‘vocine’) spesso firmato dal duo di producer Heatmakerz come per Who I Am, More Than Music, Dipset Anthem, i pezzi meglio riusciti del disco insieme a Hey Ma (Remix) e I Really Mean It.
The College Dropout
Kanye West
2004La narrazione attorno all’esordio discografico di Kanye West ha raggiunto un altro livello dopo il documentario Jeen-Yuhs: A Kanye Trilogy. Immaginare che nessuna etichetta vedesse Kanye come un rapper, ora, a vent’anni di distanza fa sorridere, quasi come fa tenerezza veder quel giovane ragazzo di Chicago provare in tutti i modi a convincere la Roc-A-Fella di Jay-Z a pubblicargli questo lavoro nella riluttanza generale. Ma la determinazione di Ye è ora cosa ben conosciuta e che quel disco si sia portato a casa un Grammy come miglior album rap del 2004 non stupisce. Dentro c’è tutto quello che vedremo di Kanye in futuro: beat allucinanti, visioni divine, rime spericolate. Che Kanye abbia mollato il college è stata una delle miglior cose mai successe alla musica.
Madvillainy
Madvillain
2004Metti assieme uno dei producer più acculturati della scena, Madlib, e uno dei rapper più solidi di sempre, Mf Doom, e avrei i Madvillain e – ancora meglio – Madvillainy, un brillante album di alternative rap. C’è poco da dire: Madvillainy è un disco cult. Lo è diventato quasi subito nell’underground americano, ma con la morte di Mf Doom il suo culto ha ben che superato i limiti dell’oceano. Un album stratificato tra beat raffinati e flow impeccabili, in cui i due hanno che da divertirsi in 22 tracce in cui si presentano anche sotto una serie di alias come Quasimoto (Madlib) e Viktor Vaughn (Mf Doom). Può essere un sottofondo cool, ma anche un disco da spingersi nell’impianto. Praticamente perfetto.
Donuts
J Dilla
2006Donuts è stato pubblicato il 7 febbraio 2006 nel giorno del trentaduesimo compleanno di J Dilla, nonché tre giorni prima della precoce morte. Registrato in ospedale (dove Dilla era ricoverato per una incurabile malattia al sangue) Donuts è stato prodotto grazie al solo uso di un giradischi e un campionatore. Un album strumentale («un po’ troppo per i rapper» dirà lo stesso Jay Dee nella sua ultima intervista) capace di portare l’hip hop in un’altra dimensione sonora, compiendo un salto nel futuro del suono. 31 brani (come gli anni di J Dilla ai tempi delle registrazioni) corti, cortissimi (la durata media è poco superiore al minuto), capaci di cambiare per sempre il modo di pensare i beat rap.