Le misure distopiche del governo Meloni sul fronte immigrazione sono l’argomento polarizzante del momento. Il decreto che prevede il trattenimento dei richiedenti asilo nei CPR (i Centri di permanenza e rimpatrio per i migranti, al centro di diverse inchieste giornalistiche per le scadenti condizioni igienico sanitarie che vigono al loro interno e per l’utilizzo di psicofarmaci come sedativi) e la possibilità, per le persone provenienti dai paesi considerati “sicuri” (che tanto “sicuri” non lo sono, tipo la Tunisia), di depositare una specie di “cauzione” di 4.938 euro per attendere in libertà l’esame della propria domanda di asilo sono state criticate a più voci da giuristi ed esperti di diritti umani.
Anzitutto, come ha spiegato l’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, una norma del genere è ad altissimo rischio di incostituzionalità, dato che introduce una discriminante economica sull’esercizio di un diritto fondamentale: «i 5 mila euro di cauzione sono inammissibili non solo dal punto di vista giuridico, ma umano, sociale, politico ed etico», ha sottolineato Flick – la fantomatica cauzione, tra le altre cose, andrebbe pagata in un’unica soluzione: non può essere raitezzata.
Da qualche ora il decreto cacotopico Made in Meloni ha ricevuto anche la prima bocciatura in tribunale: Iolanda Apostolico, giudice del tribunale di Catania, ha disapplicato la misura del governo che prevede il trattenimento dei migranti nel CPR, accogliendo il ricorso di una persona migrante di origini tunisine sbarcata il 20 settembre a Lampedusa e portata nel nuovo centro di Pozzallo, aperto solo pochi giorni fa nel Ragusano. A seguire sono stati dichiarati illegittimi i trattenimenti di altre tre persone che si trovavano nella stessa condizione e, ovviamente, è stata disposta anche la disapplicazione della celeberrima “cauzione”.
Secondo Apostolico, il decreto contrasta con due articoli della Costituzione, il terzo e il decimo. La premier non l’ha presa benissimo. In un post pubblicato sui propri canali social, la presidente del Consiglio ha detto di essere rimasta «basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania».
Più in generale, la giudice è diventata il nuovo spauracchio della destra italiana: il vicepremier Matteo Salvini ha promesso una riforma della giustizia «presto e bene». Mentre il deputato di Fratelli d’Italia Tommaso Foti ha espresso «più sdegno che sorpresa» per la decisione. Intanto il Viminale ha comunicato che farà appello. Adesso bisognerà vedere cosa decideranno gli altri giudici nelle prossime udienze di convalida, anche se la sentenza è considerata solida, e poi capire come si muoverà il governo.