Andrea Laszlo De Simone non ne sbaglia una | Rolling Stone Italia
Uno bravo

Andrea Laszlo De Simone non ne sbaglia una

È uscita ‘Il regno animale’, la canzone che chiude la colonna sonora che il cantautore ha scritto per il film di Thomas Cailley ‘Le règne animal’. Dedicatele cinque minuti, se potete

Andrea Laszlo De Simone non ne sbaglia una

Andrea Laszlo De Simone

Foto: Alessandro Treves

Trovatene un altro che racconta la vita com’è con un tono assieme secco e poetico. Uno che senza sembrare fuori tipo massimo si rifà alla grande tradizione della canzone d’autore italiana e anche un po’ al modo con cui abbiamo rubacchiato dalla chanson française. Uno apparentemente nostalgico, in realtà più contemporaneo di tanti altri. Uno che può permettersi d’intonare testi semplici, persino naïf e farli sembrare struggenti.

Sono anni che Andrea Laszlo De Simone non ne sbaglia una. L’altro ieri ha pubblicato una nuova canzone. S’intitola Il regno animale e pur non comparendo nel film chiude la colonna sonora che il cantautore ha scritto per Le règne animal di Thomas Cailley. L’hanno presentato a Cannes. Nella foto di gruppo sul tapis rouge c’è anche lui, coi suoi baffoni e i capelli scarmigliati che fanno tanto corteo di Autonomia Operaia. È lì che si mette le mani in tasca, si sistema il colletto e pare felicissimo d’esserci e a pensare (parole sue) che «la vita è sorprendente».

La vita è anche magnifica e fragile e non dà alcuna spiegazione, lo cantava lui in un singolo meraviglioso pubblicato in piena pandemia. «Mi manca il mondo e volevo mostrarlo per quello che è: una grossa roccia viva e irrazionale», diceva nel 2021 a proposito di Vivo, una delle canzoni italiane migliori di quell’anno. È poi arrivato l’ideale lato B, I nostri giorni, un pezzo sulle nostre esistenze che finiscono “di malattia o di terrore, di sete o di fame, o di depressione”, celebrazione della vita attraverso la morte. Aveva un magnifico passo allo stesso tempo epico e funebre, era un altro pezzo da top 10 di fine anno. Le due canzoni, scriveva lui, «sono legate fra di loro come lo sono la gioia e la tristezza, la tragedia e la consolazione, la vita e la morte». Compreso fra quei due estremi c’è tutto quello che Andrea Laszlo De Simone riesce a immaginare e a cantare.

Il regno animale non è potente quanto le canzoni che l’hanno proceduta, ma come Vivo e I nostri giorni sembra venire da un tempo fuori dal tempo, forse da un’altra dimensione. È la voce di chi vuole “ritornare per un momento nel più profondo regno animale”, magari liberandosi di fardelli e stupidaggini che riempiono i nostri giorni. Il naturalismo del testo è fin troppo candido per noialtri cinici, ma è riscattato, quasi nobilitato da un “mmm mmm mmm” a bocca stretta che sostituisce il ritornello e da un tema musicale composto da poche note, quelle giuste.

Quel tema musicale, che per qualche motivo mi ricorda Battiato, potrebbe aprirsi, svilupparsi, andare altrove. E invece, pur essendo ben contrappuntato, resta lì, come un mantra da intonare per immaginare di “planare sulle case leggeri come folate estive”, andarsene e allo stesso tempo esserci, ovvero essere assieme al tutto. E infine “capire di cosa è fatta la libertà”.

Nella sceneggiatura di Le règne animal, dice il cantautore, ci sono tutti gli argomenti che lo stimolano. Li elenca: «il rapporto padre-figlio (che la vita mi ha permesso di indagare sia da figlio che da padre), l’essere umano inteso come creatura, come animale al cospetto di una realtà che appare ineluttabile; la società come habitat e come catena, il rapporto con la diversità, la paura che può tradursi in stupore, meraviglia, ostilità, fobia; la trasformazione dei nostri corpi e delle nostre identità attraverso il tempo e le vicende che la vita ci impone. In poche parole, per me, in questa sceneggiatura c’era il mondo». Per dare un suono a quel mondo ha messo assieme una piccola orchestra con archi, strumenti a fiato, voci. E ha poi scritto questa canzone che è una specie di post scriptum «figlio dei sentimenti che questa pellicola mi ha generato».

ANDREA LASZLO DE SIMONE - In Arena

Quello delle ultime canzoni non è l’unico registro di cui De Simone è capace. La  scorsa estate ha realizzato un breve componimento in latino chiamato In Arena per sonorizzare un’installazione di Edoardo Tresoldi all’interno del Parco Archeologico di Siponto, a Manfredonia. L’opera riproduce la basilica paleocristiana che non c’è più a ridosso della chiesa romanica costruita 600 anni dopo che è ancora in piedi. È un’enorme scultura trasparente, in rete metallica, eterea. A vederla in foto, si ha l’impressione è che sia quasi un fantasma della storia e della memoria.

Anche Il regno animale e altre canzoni di Andrea Laszlo De Simone mettono in moto un dialogo tra passato e presente. Considerato tempo fa un revivalista anni ’70 o, per difetto di fantasia, un erede di Battisti, De Simone è diventato un esistenzialista pop con orchestra incorporata, un messaggero cosmico che al posto di raccontare chissà quali trip ti fa vedere la realtà che hai sotto il naso, magnifica e precaria, ma anche quella che c’era e quella che potrebbe esserci. Fermarsi cinque minuti ad ascoltarlo è sempre una buona idea.

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