“Benvenuto a O.C., stronzetto!“.
Queste quattro parole immortali hanno dato vita a un vero e proprio fenomeno culturale. Nata da un’idea del venticinquenne Josh Schwartz e coordinata dalla mano esperta della sua socia producer Stephanie Savage, The O.C. è andata in onda su Fox per quattro stagioni frenetiche, prima d’imboccare il viale del tramonto (o, nel caso della povera Marissa Cooper, di schiantarsi in un incidente fatale).
È la storia di Ryan Atwood (Benjamin McKenzie), un ragazzo problematico di Chino che viene adottato da Sandy (Peter Gallagher), Kirsten (Kelly Rowan) e Seth Cohen (Adam Brody), una delle famiglie più ricche della lussuosa Newport Beach, e si innamora della ragazza ricca della porta accanto, la tormentata Marissa (Mischa Barton): questo teen drama si è ispirato a classici degli anni Ottanta come Karate Kid, Breakfast Club e Non per soldi… ma per amore per creare una propria visione speciale, poi sviluppata da Doug Liman (regista di The Bourne Identity), che ha diretto l’episodio pilota.
La serie ha reso dei teen idol i suoi quattro protagonisti (McKenzie, Brody, Barton e Rachel Bilson) e ha fatto da trampolino di lancio per numerosi artisti indie, dai Death Cab for Cutie e i Modest Mouse ai The Killers e Imogen Heap. Le case discografiche imploravano il supervisore musicale Alexandra Patsavas di far debuttare le canzoni nuove di nomi come Beastie Boys (Ch-Check It Out), Gwen Stefani (Cool) e Coldplay (Fix You) nella fortunatissima serie – che è anche indirettamente responsabile della nascita di titoli come Laguna Beach (più gli spinoff The Hills e The City) e The Real Housewives of Orange County (e, per estensione, dell’intero universo Real Housewives), e si è fregiata di ospitare, nelle loro prime apparizioni, attori del calibro di Chris Pratt, Olivia Wilde, Shailene Woodley e molti altri.
In occasione del 20esimo anniversario di The O.C. è uscito un nuovo libro del nostro Alan Sepinwall: Welcome to the O.C.: The Oral History. È una storia completa, attraverso la voce dei protagonisti, della seguitissima soap, con interviste ai suoi ideatori, al cast e alla troupe, che svela come è stato realizzato (faticosamente) un classico della televisione moderna.
Rolling Stone ha parlato di tutto ciò che riguarda The O.C. con Schwartz e Savage, che avrebbero poi creato Gossip Girl.
È pazzesco che il produttore, McG, inizialmente avesse pensato The O.C. come una serie su degli “agenti immobiliari sexy” ambientata a Orange County: suona molto simile a Selling Sunset, realizzata da Adam DiVello, che ha poi creato Laguna Beach, a sua volta ispirato a The O.C.
Schwartz: E adesso stanno facendo Selling the O.C. Tutte le strade riportano lì, aveva ragione lui! All’epoca pensavamo: “Una serie sugli agenti immobiliari? E quale sarà il cliffhanger? Il deposito di garanzia?”. Ma ripensandoci, aveva molto senso.
L’impatto culturale di The O.C. è stato enorme. Non ci sono solo Laguna Beach e i suoi spin-off The Hills e The City, ma anche l’intero universo di Real Housewives, dal momento che il primo è stato The Real Housewives of Orange County, sicuramente ispirato a The O.C. E poi ci sono tutti gli attori che hanno recitato nella serie, per tutta la sua durata.
Schwartz: E, se posso aggiungere una cosa, citerei la musica!
Savage: E gli sceneggiatori!
Schwartz: Ripensare alla serie, alla sua realizzazione e a ciò che ha lasciato è stato molto gratificante. Nel libro siamo stati onesti riguardo la nostra esperienza con la serie: quando ha chiuso, dopo la quarta stagione, sentivo di aver fallito. Ora, a distanza di tutti questi anni e con tutti i prodotti che sono stati ispirati da The O.C., devo rivedere le mie posizioni e dire che probabilmente non abbiamo fallito. In qualcosa siamo riusciti.
Prendete delle royalties per Housewives o Laguna Beach? Di sicuro ve lo meritereste.
Schwartz: Ecco, in questo abbiamo fallito! (ride)
Savage: È lì che abbiamo fallito. E poi non aver registrato il marchio “Chrismukkah” è stato un errore madornale.
Non sapevo che The O.C. fosse stata concepita, inizialmente, come una serie su Lucy Muñoz, la figlia del giardiniere di una ricca famiglia WASP, gli Atwood.
Schwartz: A livello tematico, il punto di partenza e quello di arrivo sono simili. Volevamo fare una serie sugli outsider, con qualcuno di non privilegiato che incarnasse il punto di vista del pubblico e lo accompagnasse in questo mondo. Ma molto presto, nel corso del processo di messa a punto della serie e in fase di presentazione alla Warner Bros., ci è stato detto: “Abbiamo un problema”. Quello stesso anno avevano in programma un paio di produzioni con una storia alla Romeo e Giulietta, con protagonisti provenienti da contesti diversi, e in entrambi i casi si trattava di una storia d’amore tra una latina e un caucasico. Ci siamo detti: “Siamo morti”. Cosa ti resta da fare quando l’idea di base della tua serie viene scartata? Ma siamo riusciti a fare una virata velocissima e a introdurre questo cambiamento. Stephanie era appena andata a una serata di beneficenza in cui veniva premiata Gail Berman, la presidente della Fox, e si parlava di avvocati che si facevano in quattro per i loro clienti. Ci siamo chiesti: “E se fosse questo il padre?”.
Nel libro si parla del legame di Olivia Wilde con questa serie. Ha fatto un provino per il ruolo di Marissa, ma è finita a recitare in Skin, una serie molto simile dal punto di vista concettuale; poi è apparsa nella seconda stagione di The O.C. nel ruolo di Alex.
Schwartz: Era la sua prima audizione. Si era appena trasferita a Los Angeles, pensavamo che fosse fantastica e abbiamo scelto lei e Mischa per il ruolo di Marissa. Marissa era un personaggio che Ryan sentiva di dover salvare e proteggere, ma Olivia non è una che ha bisogno di essere salvata o protetta. Può farlo benissimo da sola. Quindi, alla fine, non ci è sembrata adatta per fare Marissa, ma abbiamo pensato che fosse una presenza speciale da avere sullo schermo. Skin non era un competitor, eravamo sullo stesso network. Ma quando quella serie è finita, ci siamo detti: “Dobbiamo averla subito con noi”.
Savage: È stato il nostro direttore del casting, Patrick Rush, a inserire in Skin Olivia e D.J. Cotrona, che aveva fatto un’audizione per la parte di Ryan.
È assurdo che la Fox vi abbia dato del filo da torcere per il bacio omosessuale di Alex, dando poi l’ok a una serie sulla figlia di un magnate del porno che si innamora del figlio di un procuratore distrettuale.
Schwartz: Nel pilot di The O.C. ci hanno permesso di far fumare una sigaretta a Ryan, un adolescente, ed era una cosa inaudita. C’erano ragazzi che tiravano coca a una festa e Seth diceva: “Cocaina… ottimo!”. C’erano rapporti a tre. Nella prima stagione ci hanno fatto passare un sacco di cose. Poi è arrivato l’incidente del Super Bowl (di Janet Jackson, nda), che ha cambiato le regole della televisione. E la storia di Marissa-Alex è andata in onda proprio in concomitanza con quel polverone. Abbiamo dovuto risolvere quella faccenda molto, molto velocemente. Ci era stato chiesto più volte di tagliare il loro bacio a causa delle regole sugli standard di trasmissione. Doveva essere un bacio appassionato e l’abbiamo fatto diventare un bacetto. Ma il promo della Fox recitava ancora: “Restate sintonizzati, la prossima settimana, per il bacio scioccante!”. E noi: “Ragazzi… non è più così!”.
Savage: Non volevamo trattarlo come un documentario educativo per adolescenti. Per noi quelle erano solo due persone interessate l’una all’altra e che esploravano qualcosa che non conoscevano. Era davvero nello spirito della serie, e credo che sia per questo che il pubblico l’ha apprezzato.
Volevo chiedervi qualcosa sui modelli che avevate in mente creando i personaggi di The O.C. Nel libro si dice che erano Jeff Goldblum per Sandy, Michelle Pfeiffer per Kirsten, Dennis Quaid per Jimmy Cooper, Kate Bosworth per Marissa, Josh Hartnett per Ryan e Jason Schwartzman per Seth.
Schwartz: È vero! Volevamo fare una presentazione raccontando la serie con una lavagna, in modo che la gente potesse seguire meglio. In pratica ho recitato l’intera storia del pilota nell’arco di 30 minuti. E credo che, se pensi ai prototipi che avevamo in mente e poi guardi dove siamo arrivati, abbiamo fatto un buon lavoro.
Una storia molto divertente, nel libro, è che avevate pensato a Chris Pine per il ruolo di Ryan, ma la sua acne era troppo brutta per inserirlo nel cast.
Schwartz: Personalmente non me lo ricordo, è successo al nostro direttore del casting, Patrick.
Nel libro si svela anche che avete incontrato Emma Stone per il ruolo dell’adolescente Kaitlin Cooper. La versione più giovane, ovviamente, è stata interpretata da Shailene Woodley.
Savage: Non aveva mai recitato in nessun ruolo!
Schwartz: Emma si era appena trasferita a Los Angeles e un mio amico le faceva da manager, così mi ha detto: “Prova a incontrarla”. Assomigliava a Melinda (Clarke, nda) ed era davvero divertente e vivace, ma non aveva letteralmente fatto nulla prima. È incredibile che ci fossero Shailene, Emma e tutte queste persone…
Mi piace il fatto che Max Greenfield abbia interpretato il giovane Sandy Cohen in The O.C., e che Peter Gallagher abbia poi recitato nei panni del padre di Schmidt in New Girl.
Savage: È stato per via del rapporto con J.J. Philbin: J.J. era una sceneggiatrice di The O.C. e ha partecipato molto quando stavamo facendo quell’episodio di flashback. E poi lei aveva lavorato in New Girl. J.J. ha fatto in modo che tutto questo accadesse.
Schwartz: Confesso che, fino a questo momento, ignoravo che Peter avesse interpretato il padre di Max in New Girl.
E anche il passaggio di Chris Pratt a Parks and Recreation è avvenuto grazie a The O.C., dato che la moglie del creatore di quella serie, Mike Schur, è J.J. Philbin, che lo ha segnalato al marito.
Schwartz: È così che funzionano queste cose. La gente non si rende conto, ma lavorare a una serie è come stare in una piccola città: in questo caso, una delle nostre sceneggiatrici era sposata con il tizio che stava creando Parks and Rec.
Savage: Mike Schur in realtà era in The O.C. Interpretava un membro del G.E.O.R.G.E. (ride).
La sigla di The O.C., California dei Phantom Planet, è davvero iconica. Non sapevo che all’inizio volevate Untitled degli Interpol.
Savage: Ci hanno chiesto di cambiarla, perché pensavano che fosse troppo cupa.
Schwartz: Stavamo girando l’episodio pilota e la squadra di sceneggiatori era già all’opera. Avevamo un trailer assemblato col materiale delle prime due settimane di riprese. In quella sequenza, quando Ryan sta guidando da Chino a Newport con Sandy, ci siamo detti: “Qui vogliamo una canzone che metta in ginocchio i dirigenti del network”. California era uscita uno o due anni prima, motivo per cui all’inizio non l’avevamo usata, perché pensavamo che tutti l’avessero già sentita; l’abbiamo piazzata in quella sequenza e tutti dicevano: “Cos’è?! Quella canzone è incredibile!”.
So che purtroppo non avete registrato il marchio “Chrismukkah”, ma è entrato davvero nel lessico popolare.
Schwartz: Eravamo fieri di fare una serie con personaggi come Sandy e Seth, che ostentavano il loro ebraismo, e Kirsten che era la shiksa perfetta per Sandy. Lui ha sposato la figlia bionda di un magnate dell’immobiliare di Newport e lei ha sposato un avvocato d’ufficio ebreo del Bronx: alla base del loro matrimonio c’è una ribellione, che era un concetto interessante e peculiare della loro famiglia. Ci è piaciuto il fatto che i Cohen fossero orgogliosamente ebrei e orgogliosamente interreligiosi. Il termine “Chrismukkah” proviene dalla famiglia della scrittrice Lauren Gussis, che l’aveva celebrato, e ci è piaciuta l’idea che Seth lo insegnasse a Ryan. La cosa davvero buffa è che questo episodio è il primo che Stephanie ha scritto per la serie. Ci siamo scambiati di ruolo.
Volevo parlare anche dell’ebraicità della serie. Era piuttosto innovativa, nel senso che era una sitcom da prima serata, per adolescenti, il cui protagonista era ebreo e, come dite voi, lo ostentava.
Schwartz: Quando sono andato alla USC ho incontrato tutti questi ragazzi di Orange County, nella mia confraternita, e spesso io ero l’unico ebreo. Quindi ero molto conscio di quanto poco l’ebraismo fosse presente a Newport, almeno stando alla mia esperienza. Mi è sembrato interessante domandarmi: com’è stato, non solo per Seth, ma anche per Sandy, vivere in questo ambiente, essendo ebreo? Mentre giravamo l’episodio della Pasqua ebraica, Summer imparava le quattro domande, tutti portavano la kippah e ricordo di aver pensato: “È una figata. Avrei potuto usarlo quando ero più giovane”. Cercavo cose da mostrare sullo schermo cose che avessero un sapore familiare e aspirazionale.
Mi piace che nel libro ci sia una sezione dedicata a quello stronzo di Oliver Trask, perché è davvero uno dei personaggi televisivi più odiati di sempre. Immagino che tutti voi rimpiangiate di avere svelato troppo frettolosamente le sue intenzioni.
Savage: Questa è stata una lezione che abbiamo imparato, e poi in Gossip Girl l’abbiamo messa in pratica, in un certo senso, così siamo riusciti a creare delle storie che gli spettatori hanno apprezzato perché le abbiamo esposte nel modo giusto. Non è stato un buon modo di raccontare la storia al pubblico.
Schwartz: Tutti erano frustrati da quella storyline, perché sapevano ciò che sapeva Ryan e quindi si chiedevano: “Perché nessun altro lo capisce?! Dai, Seth!”. Ma credo che Taylor (Handley, nda) sia stato molto bravo e convincente, ed è per questo che ha resistito.
Quando, in Riverdale, hai visto Archie diventare un cage fighter per elaborare il suo trauma, non avete pensato: “Aspetta un attimo…”.
Savage: Temo che ci siamo persi quell’episodio…
Schwartz: Ancora una volta, devo ammettere di non saperne nulla.
E Ryan che diventa un cage fighter in The O.C. è accompagnato da Running Up That Hill, anche se nella versione rifatta dai Placebo. Quando avete visto la versione originale di Kate Bush usata in Stranger Things non avete pensato: “L’abbiamo fatto prima noi!”?
Schwartz: Abbiamo anche usato una cover di Forever Young rifatta dagli Youth Group e poi l’originale è stata campionata da Jay-Z ed è tornata di moda.
Savage: Il campionamento di Jason Derulo di Hide and Seek di Imogen Heap.
Schwartz: E il fatto che Ryan amava i Journey ha sicuramente anticipato il finale dei Soprano con i Journey.
L’amore del personaggio di Ryan per i Journey è nato da una battuta di Ben sul set: “Non mi piace quella roba. Ascolto solo i Journey”, e voi l’avete inserita nella serie.
Schwartz: Lo facevamo sempre. Ascoltavamo dei dialoghi nella vita reale e poi li utilizzavamo per i nostri personaggi. È così che abbiamo tirato fuori i Death Cab.
Savage: E anche Cuori senza età.
Credo che il libro non dedichi abbastanza spazio al look di Ryan, in particolare alla sua collana. Però c’è un aneddoto divertente in cui Ben non è contento di indossare una canottiera. Come avete ideato il suo look e come avete convinto Ben ad adottarlo?
Schwartz: Non sono sicuro che abbiamo mai convinto del tutto Ben (ride).
Savage: L’idea era che Ryan arrivasse a Orange County solo coi vestiti che aveva addosso; sembrava il tipo di ragazzo che avrebbe voluto indossare un abbigliamento che gli facesse un po’ da scudo, quindi la classica giacca da motociclista in pelle anni Cinquanta sembrava perfetta. Ma era anche un ragazzino contemporaneo, quindi per lui andava bene anche una felpa con il cappuccio. Era anche uno che poteva avere una confezione da sei magliette di Hanes, ma a un certo punto sono diventate canottiere invece che magliette. Che si pensi a James Dean o al Matt Dillon degli anni Settanta, volevamo che lui avesse un aspetto super maschile e senza tempo. Poi ci siamo detti: inseriamo un dettaglio, qualcosa che forse gli ha regalato una ragazza o qualcosa del genere. Alla fine abbiamo scelto la collana girocollo, che abbiamo giustificato come un omaggio al personaggio di Jared Leto in My So-Called Life. Ma poi l’abbiamo lasciata perdere abbastanza in fretta perché distraeva.
Schwartz: Abbiamo fatto indossare a Luke le sue conchiglie puka!
Sarebbe un peccato non parlare del caos della terza stagione. Una cosa che ho trovato divertente è che avete fatto diventare Seth dipendente dall’erba perché Adam Brody era poco partecipe nella serie.
Schwartz: Esatto! È una storyline che ci avrebbe fatto ridere, durante la prima stagione o in The Valley, ma chissà come siamo finiti lì.
Savage: E poi credo che la sottotrama sia diventata molto più importante di quanto avremmo voluto, perché il network ha domandato: “Questa storia porterà a qualcosa? Succederà qualche incidente?”. Avremmo voluto che rimanesse una specie di scherzo divertente fra noi, ma a quanto pare non si può semplicemente fumare erba e basta, così abbiamo dovuto fare andare a fuoco qualcosa.
Ricordo di aver avuto l’impressione, leggendo i tabloid dell’epoca, che fosse Mischa Barton a volersene andare, e che la responsabilità di come è finita la terza stagione sia stata in gran parte attribuita a lei. Ma nel libro sembra che sia stato più Brody a volersene andare e l’ha fatto sapere sul set. A posteriori, sembra che tutti siano stati molto ingiusti con Mischa.
Schwartz: Allora le giovani donne venivano molto maltrattate su Internet: Perez Hilton ha detto chiaramente quanto fosse cattivo con Britney Spears o Lindsay Lohan. Quelle ragazze sono state trattate in modo crudele online, in generale, e Mischa faceva parte di quel gruppo, insieme a Paris Hilton e altre. Visto che [Mischa] è stata allontanata dalla serie, tutti hanno pensato che si fosse comportata malissimo e che lei volesse andarsene più di tutti, cosa che non era vera. Il problema era che la chimica nella serie non funzionava. C’erano diversi attori che non ne potevano più. Mischa era nel cast da quando aveva 16 anni, lavorava incessantemente e aveva espresso il desiderio di andare al college. C’era molta pressione esterna, da parte del network, di fare grossi risultati, altrimenti ci avrebbero cancellati. Hanno giocato tante forze combinate che hanno portato alla decisione di uccidere il personaggio di Marissa, ed è una cosa che nel libro diciamo chiaramente di rimpiangere. La sera in cui è andato in onda l’episodio, abbiamo sentito alcune persone che guardavano la serie ed erano arrabbiate. Amavano il personaggio, erano affezionate a Ryan e Marissa, ai Core Four, e sembrava che avessimo violato qualcosa di sacrosanto per loro, come spettatori. Ci siamo detti: “Porca puttana”.
Come pensate che Adam Brody venga presentato, nel libro? Ci sono tutte queste storie su come si sia comportato in modo poco professionale durante la terza e la quarta stagione, e persino su come non abbia voluto recitare con George Lucas in un episodio di Star Wars perché odiava i prequel.
Schwartz: Per prima cosa dirò che voglio bene a Brody. Siamo ancora molto legati. Ci vediamo più volte all’anno. Ero molto vicino a lui durante il corso della serie e, dato che lo rispettavo così tanto, è stato difficile venire a sapere che non era contento del materiale che gli stavamo dando per Seth o della direzione che stava prendendo la storia. Se ne avessi parlato con lui all’epoca, credo che avrebbe avuto molte buone idee. Non avevo l’esperienza necessaria per gestire al meglio la situazione. È un personaggio particolare, ha un sacco di opinioni. Ma Adam è così. E tutti lo amano per questo.
Savage: È stato doloroso per noi, perché all’inizio Adam aveva riversato molto di sé in Seth: era il personaggio di punta, era fantastico, ed era il tramite di Josh per portare la sua voce nella serie. Quando ha iniziato a non essere più contento, la sensazione è stata più spiacevole rispetto a quella che si sarebbe provata con un attore che non era tuo amico. Questo ha accentuato il lato emotivo di alcune scene. Gli alti erano così alti che i bassi sembravano ancora più bassi.
Come avete reagito vedendo per la prima volta Dear Sister, la parodia di The O.C. al Saturday Night Live?
Schwartz: È esilarante. Un mio amico che lavora per Lorne Michaels mi ha mandato il video e gli ho chiesto: “Me lo sono perso? L’hanno trasmesso cinque anni fa e non l’ho mai visto?”. Lui mi ha detto: “No, è di ieri sera”. E io: “Perché lo fanno adesso?”.
Savage: E poi così di botto, senza alcun aggancio! Ma ci si aspetta che la gente capisca cosa sta succedendo.
Schwartz: È un po’ un sogno che si avvera: crei qualcosa che anche dieci anni dopo può essere parodiato al SNL e la gente capisce. I Lonely Island hanno iniziato facendo The ’Bu, che era una parodia di The O.C.: li conosciamo e sono sempre stati molto carini, quindi la cosa aveva senso. Ma è stato fighissimo, cazzo.
Nel libro si svela che, abbastanza recentemente, avete parlato con Ben e Adam di un reboot di The O.C.
Schwartz: Circa un anno e mezzo fa. È una conversazione che non avrei mai pensato di fare. Ero solo felice che ci fossimo ritrovati e avessimo rinsaldato l’amicizia. Non avevo in mente niente di preciso, se non di iniziare con Ryan e Seth che si sottopongono a una colonscopia e di parlare di cosa significhi essere dei bei ragazzi di quarant’anni. Ma non volevo farlo senza il cast originale. Abbiamo fatto una versione di Gossip Girl in cui si applica il concept a una nuova generazione di ragazzi, ma l’idea di fondo si prestava a un reboot, o un requel, o quello che è. The O.C. invece era molto legato a quei personaggi e a quella storia.
Savage: Una nuova famiglia che si trasferisce a casa Cohen non sembra una buona premessa iniziale.
Schwartz: Ben ha detto: “Non sono sicuro che ci reciterei, ma lo dirigerei”. E io: “Fantastico! Vai a prendere Brody e puoi dirigerlo”. Ho lasciato a Ben il problema di contattarlo. Brody è stato molto gentile, ne abbiamo parlato, e alla fine abbiamo pensato che dovevamo essere solo orgogliosi di quello che avevamo già fatto.
Siete stati voi a far mettere insieme Adam Brody e Leighton Meester?
Schwartz: Inizialmente li abbiamo presentati noi. Eravamo tutti al Canter’s Delicatessen.
Savage: Il cast di Gossip Girl era a Los Angeles per un evento della Television Critics Association.
Schwartz: Abbiamo invitato tutti a una serata da Canter’s, come facevamo sempre, quindi erano tutti lì e si sono conosciuti. Poi un paio di anni dopo hanno girato un film insieme, Scusa, mi piace tuo padre, ed è stato allora che si sono legati sentimentalmente.
Canter’s è ottimo. Sono pazzo del panino Matt’s Special.
Schwartz: Mi stai prendendo per il culo?
No! Lo adoro.
Schwartz: Ero lì quando hanno presentato quel panino. L’ha fatto uno dei miei più cari amici, Matt Miller: ho ancora l’articolo del Los Angeles Times dove lo si vede fotografato col panino vicino alla faccia, perché era il primo a entrare nel menu dopo circa cinquant’anni. Per farlo passare dalla sezione delle specialità del giorno al menu regolare dovevamo fare passaparola sul panino, così portavamo sempre il cast di The O.C. lì. Brody era ossessionato dal Matt’s Special, Rachel ordinava il Matt’s Special e tutto il cast andava da Canter’s a tarda notte e lo ordinava. Ed è quello che probabilmente stava mangiando Adam quando ha incontrato Leighton per la prima volta.