Quando Rondodasosa ha consacrato Artie 5ive coinvolgendolo nella hit Ready 4 War (uscita a febbraio di quest’anno) non ha fatto solo un gran favore a se stesso, affiancandosi uno dei migliori rapper emergenti, ma anche un piacere alla scena portando alla ribalta uno dei rapper più interessanti di questa generazione. Ma in poco meno di un anno le posizioni sono cambiate, e pure di molto, e oggi è Artie a restituire il favore, riconsegnandoci con il joint album Motivation 4 The Streetz un Rondo che sembrava aver già perso il suo tocco magico. Ma si sa, gli umori del pubblico del rap italiano si muovono così, con tempi da Formula 1, e il nuovo invecchia così rapidamente da smentire la massima dello scrittore Alberto Arbasino sui tre stati della celebrità: “giovane promessa, venerato maestro, solito stronzo”. Nel rap italiano si passa dal primo al terzo stadio con grande facilità. Una specie di montagna russa anche emotiva in cui molti artisti inevitabilmente finiscono per perdersi.
Motivation 4 The Streetz – uscito ieri e presentato stasera con uno show last minute al Fabrique di Milano – conferma proprio quanto detto: per Rondo, il rapper di San Siro, la ruota è tornata a girare nel verso giusto. Intendiamoci, i risultati non sono mai mancati, ma la sensazione che avesse già esaurite le sue cartucce iniziava concretamente a serpeggiare. E invece no. Non solo perché credere al sentiment collettivo è un errore tanto quanto lo è affidarsi esclusivamente ai numeri, ma perché chi ha fatto una buona semina poi, di solito, raccoglie. E Rondo, nei suoi pochi anni di carriera, ha seminato eccome: prima fondando la label Real Music insieme ai suoi colleghi del collettivo Seven 7oo, poi investendo sul suo quartiere per la realizzazione di centri di aggregazione e studi musicali per i ragazzi (ve lo abbiamo raccontato qui). All’uscita di Ready 4 War, ed è strano che stiamo parlando solo dello scorso febbraio, Artie doveva ancora crearsi una fan base solida. Sia chiaro: il rapper di origini sierraleonesi ha talmente tanto talento che la sua strada l’avrebbe trovata comunque, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare: è stato Rondo ha fornirgli l’ascensore per scalare la scena.
Come Rondo arriva a questo disco la spiega molto bene lui stesso in Vengo da dove, uno dei brani meglio riusciti dell’album: “Sto cercando di dare del mio meglio / sono l’uomo su cui puntare anche se ho tutti contro / ho la pressione addosso ma so che lavoro meglio / mi sento il mondo contro”. Una sensazione di accerchiamento – ai limiti del paranoico – che Rondo ha espresso più volte nel suo recente passato, anche sui social. Artie 5ive invece a questo disco si presenta nella condizione psicologica opposta, ossia con la leggerezza di chi sta vivendo una sorta di stato di grazia. Mentre Artie è nel pieno della scalata e non vede l’ora di arrivare in cima alla piramide del rap, Rondo – che si trova qualche importante gradino più sopra – guarda al vuoto sotto di sé con un certo timore. “Tutti i rapper fanno due dischi: uno in cui raccontano come ce la stanno facendo e uno in cui raccontano come ce l’hanno fatta. La sfida arriva dopo, quando devi iniziare a raccontare altro.” diceva Marracash in una vecchia intervista. E Rondo si trova esattamente lì, in quel periodo di impasse in cui il rischio di perdersi e vanificare quanto raggiunto inizia a materializzarsi con un interrogativo su come rinnovare la sua formula per il successo.
Questo è Motivation 4 The Streetz: da una parte c’è Rondo con l’aria cupa di chi si è dovuto già scontrare con i lati bui del successo, dall’altra c’è Artie con il sorriso scanzonato di chi sa di trovarsi nella fase di ascesa della sua carriera. In questo senso Artie appare molto più sicuro dei propri mezzi all’interno dell’album. E non perché Artie sia in assoluto un rapper migliore di Rondo ma perché ha ancora quella spensieratezza di chi non ha ancora dovuto fare i conti con i propri limiti. Ad Artie è quindi lasciato l’onere e l’onore di condurre le danze nel disco: brani come Vivi o muori o Vengo da dove sembrano infatti ritagliati per esaltare le sue qualità con beat ariosi che gli permettono di far muovere la penna sul foglio raccontando in maniera semplice, e mai banale, la propria realtà, ponendosi come apripista di un ritorno ad un rap che non si focalizza tanto sul flow o sulle punchline, nesì sulla capacità di disegnare immagini (“Ale in prigione non suona la fisarmonica / il mio blocco in inverno sembra post bomba atomica” da Vivi o muori).
Motivation 4 The Streetz, come il titolo chiarifica, sfrutta l’aspirazione sociale come ispirazione creativa. Nonostante questo sia uno dei topoi più utilizzati nella cinquantennale storia del rap, resta apprezzabile l’impegno dei due nel cercare di veicolare messaggi positivi in una fase in cui la scena si trova a dover fare i conti con le ripercussioni di un rap sempre più legato a doppio filo alle dinamiche di strada. Nella title track, in particolare, i due rapper interpretano un vero e proprio discorso motivazionale dedicato agli ultimi, ossia a tutte quelle persone di cui il rap in primis si fa portavoce (“Per gli emarginati, per i figli degli immigrati, per i diversi, per gli strani, per quelli da non frequentare, per le troie, i tossici. Per chi è caduto in rovina, per i malati, i carcerati, le vittime, i bullizzati, i poveri, le ragazze madri e le madri sole. Per i padri in tomba e padri single. Per la mia terra, dove riposano i compagni caduti”). Un messaggio sulla solidarietà e la rivalsa sociale che racconta molto di cosa sia oggi per molti il rap in Italia. Spesso infatti si racconta come il rap avrebbe tradito i valori originari di questa cultura. Un’opinione assolutamente legittima ma che dovrebbe anche tenere conto di cosa il rap rappresenta ora per moltissimi giovani in questo Paese: un’occasione di rivincita, di emancipazione, di crescita personale.
A livello di sound il disco trova una sua dimensione, intrigando. L’incontro tra Nko – lo storico beatmaker di Rondo – e Ddusi – il principale producer con cui lavora Artie – crea un mix capace di rielaborare al suo interno diversi stili: mentre Nko è stato per alcuni anni il produttore italiano di UK drill più noto, Ddusi (insieme ad una nuova scuola di beatmaker come Sadturs, Kiid, Fri2 e altri) ha importato nel nostro Paese nuovi sound provenienti dalle scene artistiche più calde negli Stati Uniti, quelle di Detroit, Memphis, Los Angeles.. Il risultato è un’identità sonora propria che sfugge a facili categorizzazioni e che forse sancisce il definitivo superamento della dicotomia UK drill/cassa dritta marsigliese che negli ultimi anni ha monopolizzato la scena urban italiana.
Deludono invece i featuring che poco aggiungono al progetto. Ad esclusione di Rose Villain, il cui ritornello in Hall Of Fame punta ad essere l’ennesima hit in stile Piango nella Lambo in cui la cantante riesce a mettere il suo zampino, gli altri artisti coinvolti sono per molti versi sottotono. Rasty Kilo e Tony Effe fanno il loro, certo, ma non lasciano il segno. Capo Plaza si trova in una situazione psicologica simile a quella di Rondo e si sente, mentre Bello Figo risulta fuori contesto nei panni del gangsta in Pistole nei jeans (Cripwalk). Parentesi a parte per Achille Lauro, fuori tempo massimo per cercare di riaccreditarsi in una scena da cui oramai sembra troppo distante dopo le (dis)avventure nazional-popolari.
Al netto di queste mancanze, Motivation 4 The Streetz resta un disco valido per il panorama attuale del rap italiano. E dopo Love Bars di Frah Quintale e Coez, Brava gente di Ensi e Nerone e Cvlt di Noyz e Salmo, conferma le potenzialità offerte dai joint album. Artie e Rondo hanno dato vita ad una creatura nuova che trova un punto di incontro tra due personalità artistiche diverse ma per certi versi affini. Né è venuto fuori un disco solido che serviva ad entrambi, per motivi diversi, ad affermare il proprio status nella scena.