Prima che All I Want for Christmas Is You prendesse il sopravvento su tutto (anche sulle suonerie telefoniche, per cui nel 2009 ha ricevuto la doppia certificazione di platino), c’era stata White Christmas di Bing Crosby: non solo il singolo natalizio più venduto negli Stati Uniti secondo il Guinness dei Primati, ma anche il singolo più venduto di tutti i tempi, con più di 50 milioni di copie fisiche smerciate in tutto il mondo.
E pensare che quel brano non fu scritto per la radio, bensì per il cinema: per un film del 1942 quasi dimenticato, che si chiamava Holiday Inn e che arrivò in Italia solo nel 1950, a guerra finita, con il titolo La taverna dell’allegria, poco prima della “ripresa” in Bianco Natale, successone del 1954. Crosby e Fred Astaire interpretavano due ballerini di un famoso spettacolo di New York, entrambi innamorati della loro partner Virginia Dale; lei sceglie Astaire e Crosby si ritira amareggiato in una fattoria, riqualificandola nella locanda per le vacanze del titolo, dove poi canterà il celeberrimo brano (per un’altra donna).
Molti dei classici di Natale che oggi sentiamo nei negozi, negli spot televisivi e agli angoli delle strade, infatti, risalgono agli anni ’30 e ’40. E in molti casi sono stati trainati dai popolarissimi artisti che li hanno interpretati: Frank Sinatra (Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!), Elvis Presley (Blue Christmas), Nat King Cole (The Christmas Song).
Subito dietro Mariah Carey però, nelle classifiche dei singoli più scaricati ci sono altri due brani pensati per il grande schermo e non per la radio (Natale, si sa, ha sempre fatto rima con “cinema” e “famiglia”): il primo è Do You Want to Build a Snowman? dal film Disney Frozen, che col suo miliardo abbondante di dollari incassato non ha certo bisogno di presentazioni (4 volte disco di platino, 1.600.000 download digitali, già eletto “un classico” dieci anni fa dal New York Post); l’altro è Where Are You Christmas? da Il Grinch, inizialmente una power ballad della stessa Carey, poi passata (per problemi legali) a Faith Hill.
Scendendo nell’elenco, poi, i singoli deviano dal pop: fra Justin Bieber, gli Wham! e le Ronettes, spuntano anche il jazz-standard Linus and Lucy del pianista Vince Guaraldi – che dal 1964 accompagna praticamente tutti gli speciali dei Peanuts – e la ballata country Hard Candy Christmas di Dolly Parton, dal musical The Best Little Whorehouse in Texas del 1982.
Tutti questi, però, sono brani che non possono sottrarsi ai film per i quali sono stati scritti. Quelle che seguono, invece, sono cinque canzoni che hanno fagocitato le loro pellicole. Le quali, in molti casi, a fatica sono giunte fino a noi.
1942La taverna dell’allegria
Quando vinse l’Oscar per la migliore canzone originale ai 15esimi Academy Awards, il singolo di Bing Crosby aveva già passato 11 settimane in cima alla classifica di Billboard e si apprestava a tornarci nel dicembre di tutti gli anni successivi. La ballata di Irving Berlin – che debuttò in radio il giorno di Natale del 1941, poche settimane dopo l’attacco a Pearl Harbor – divenne molto popolare fra le forze armate, quando i soldati della Seconda guerra mondiale venivano separati dalle famiglie per le vacanze. Il trend ispirò un altro film, Bianco Natale del 1954, in cui lo stesso Crosby esegue la canzone per le truppe americane. Se alla sua versione si aggiungono tutte quelle interpretate dagli altri infiniti artisti, le vendite superano i 100 milioni di copie.
1944Incontriamoci a Saint Louis
La canzone apparve per la prima volta nel novembre 1944 in una scena del musical Incontriamoci a Saint Louis, in cui Vincente Minnelli dirigeva la futura moglie Judy Garland. Durante la vigilia di Natale, nel film, Garland canta il brano per distrarre la sorella minore, scoraggiata dalla decisione di trasferirsi a New York a pochi giorni dalla Fiera Mondiale del 1904. Nel 1944 il brano raggiunse la 27esima posizione della classifica di Billboard, e nel 2004 la 76esima della classifica AFI 100 Years… 100 Songs dei brani più importanti del cinema americano. Eppure, non fu candidata all’Oscar: le fu preferita, fra le tante di quel film, The Trolley Song (che comunque perse). Lorna Luft, figlia di Judy Garland, ha registrato un “duetto virtuale” con la madre nel 1995.
1949La figlia di Nettuno
Il cantautore di Bulli e pupe Frank Loesser e sua moglie Lynn Garland scrissero e cantarono questo duetto comico nel 1944, per invitare gli ospiti a lasciare il Navarro Hotel di New York City alla fine di una festa. Seguirono altre feste e altre performance fino al 1948, quando i due vendettero il brano alla MGM per il film La figlia di Nettuno – uno dei tanti “acquamusical” dell’ex nuotatrice professionista Esther Williams – che dalla prima strofa ribalta i versi maschili e quelli femminili (oggetto da anni di una controversia per l’impianto molesto della vicenda raccontata). Nel 1950 avrebbe ottenuto l’Oscar per la migliore canzone originale e poi sarebbe diventata un classico delle feste, sebbene il testo non faccia riferimento al Natale.
1951Il ratto delle zitelle
Quando la Paramount chiese a Jay Livingston e Ray Evans di scrivere una melodia natalizia per questo gangster movie con Bob Hope, quelli risposero che “è impossibile comporre una canzone di Natale di successo”. Invece poi il brano finì nelle mani di Bing Crosby, che ne fece una hit prima ancora che la pellicola arrivasse nelle sale. Hope e l’attrice Marilyn Maxwell, allora, furono richiamati dalla produzione per incidere un’altra versione, che da allora diventò il loro tema. Pare che l’ispirazione venga dalle campanelle dei Babbo Natale e dell’Esercito della Salvezza agli angoli delle strade di New York City, e che il brano si chiamasse inizialmente Tinkle Bells. Ma siccome tinkle significa anche “fare pipì”, il titolo fu cambiato.
1964La storia di Lumetto
Have a Holly Jolly Christmas (titolo esteso) è una delle tante Christmas songs scritte dal pioniere delle festività Johnny Marks, autore pure di Rockin’ Around the Christmas Tree ed ebreo, quindi non proprio il primo a festeggiare il Natale. Interpretata da Burl Ives, la canzone apparve nel film in stop motion Rudolph the Red-Nosed Reindeer (letteralmente Rudolph, la renna dal naso rosso, che da noi arrivò nel 1965 come La storia di Lumetto), re-interpretazione di un’altra canzone di Marks – narrata dallo stesso Ives – in cui una renna di Babbo Natale nasconde il naso luminescente del figlio. Trasmesso dalla tv statunitense ogni anno dal 1964, il film d’animazione è diventato lo speciale natalizio più longevo d’America.