C’è una scena meravigliosa (in realtà ben più di una) in Foglie al vento: lei invita a cena lui, prepara tutto con cura nel monolocale spoglio tenuto al meglio delle sue (poche) possibilità, ma deve andare al supermercato a comprare un altro piatto perché ne possiede soltanto uno. E alla fine, quando la situazione prende una svolta imprevista, decide di gettarlo via. Qui c’è Aki Kaurismäki – chi sennò – in tutto il suo (minimalista) splendore: la pungente consapevolezza sociale, l’umanesimo partecipatissimo, lo humor impassibile, ma anche la poesia, la malinconia, la dramedy della solitudine teneramente weird che è diventata un classico del maestro finlandese.
Già, perché quelle di Ansa (splendida Alma Pöysti, nominata ai Golden Globe come miglior attrice in una commedia o musical), commessa di supermercato che ormai si è un po’ arresa alla vita, e Holappa (Jussi Vatanen, una sorta di Ryan Gosling dinoccolato e stropicciato, un po’ la versione “quando ti arriva a casa”, perfetto), alcolista funzionale che fa l’operaio, sono fondamentalmente due solitudini che si uniscono, forse, chi lo sa, è tutto troppo una merda anche per stare insieme. O forse no, perché, in fondo, nel mondo di Kaurismäki soltanto l’amore (in qualunque forma) salva da un’esistenza grigia. Come il cinema. Soprattutto a Natale.
E allora il regista mette tutto il suo répertoire a servizio di una rom-com che non è certo natalizia nelle intenzioni, ma lo è profondissimamente nella sua essenza. È un film semplice Foglie al vento (già Premio della giuria a Cannes 2023 e candidato ai Golden Globe), che straordinariamente dura soltanto 82 minuti (e questo il cuore te lo scalda due volte), perché non c’è un solo momento inutile, ridondante o semplicemente di troppo. Kaurismäki fa (ed è) tutto quello che non fanno (e non sono) quelle rom-com overstuffed cotte e mangiate a uso e consumo del Natale: toglie anziché aggiungere. Toglie – appunto – nel minutaggio, toglie nell’ambientazione (una Helsinki fuori dal tempo), toglie nei dialoghi (fino ad arrivare a un andamento monosillabico qua e là esilarante), toglie ovviamente anche nel sentimentalismo. Ché non serve, basta quell’equilibrio totale tra imperturbabilità e calore che emanano i suoi personaggi, degli sconfitti della vita, ma anche un altro volto della speranza (pardon).
Ansa e Holappa si incontrano in una serata al karaoke, si piacciono, si perdono, poi si ritrovano, vanno al cinema a vedere I morti non muoiono di Jim Jarmusch (continua il gioco di riferimenti tra i due registi), lei gli dà il numero di telefono, ma, coup de malchance, il bigliettino cade della tasca della giacca e il vento se lo porta via. Ed ecco il titolo italiano, che per una volta funziona pure meglio di quello originale finlandese, Kuolleet lehdet, letteralmente Foglie morte, che pare anche un omaggio a Les feuilles mortes, il brano composto sui versi di Prévert e reso celebre da Yves Montand. Poi, certo, per noi è impossibile non pensare ad Ungaretti, a quel “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. E, sì, il titolo di quella poesia è Soldati, e allora ecco la guerra in Ucraina che fa continuamente capolino dalla radio accesa. È anche un film pacifista Foglie al vento, e non potrebbe essere altrimenti visto che quel conflitto è così vicino.
Anche se la lotta di Ansa e Holappa per non soccombere resta nella quotidianità: nel licenziamento di lei perché aveva preso un panino scaduto che, per protocollo del supermercato, doveva essere buttato, e in quello di lui che si ferisce per la scarsa manutenzione di un macchinario, ma ha il livello alcolemico alto. In quella fiaschetta che lui si porta dietro ovunque e che per lei è un deal breaker. In lui che, disperato, finisce in un bar, dove il duo finlandese più cool del pianeta, le Maustetytöt (qui la nostra intervista), canta: “Tu mi piaci ma è me che non sopporto”.
Foglie al vento (al cinema con Lucky Red) è una rom-com hipster, una love story proletaria sullo sfondo di una Finlandia immobile da decenni alla maniera del maestro finlandese dell’umorismo e della malinconia. Uno dei colpi di fulmine di quest’anno. E il film da vedere a Natale.