«Davvero, non mi provoca alcuna gioia fomentare alcun tipo di negatività attorno al lavoro dei colleghi registi, e sono certo che sia il cast che la crew avessero tutte le migliori intenzioni, perché è così che si lavora su un film. Dunque, credetemi, esprimermi su questo argomento è molto doloroso per me, ma penso che la risposta dei fan dica più di mille parole. [Il corvo] non è solo un film. Brandon Lee è morto facendo quel film, e lo finimmo in sua memoria, per onorare il suo talento. È la sua eredità, e questo è ciò che dovrebbe rimanere».
No: ad Alex Proyas, regista del Corvo originale del 1994, il remake di Rupert Sanders, basato su una sceneggiatura di Zach Baylin e William Schneider, proprio non piace. Prima che nei fatti, però, nelle intenzioni. Così ha scritto in un post Facebook, poi cancellato, in cui ha poi linkato un articolo dal titolo “The Crow Remake Trailer Gets Staggering Amount of Dislikes on YouTube” (“Il trailer del remake de Il corvo ha ricevuto tantissimi dislike su YouTube”), implicando dunque che nessuno, fan in primis, sentisse il bisogno di un’operazione che potrebbe (almeno secondo le parole di Proyas) offuscare il ricordo di Lee, tragicamente deceduto sul set colpito da un’arma di scena.
Non è la prima volta che Proyas esprime simili opinioni riguardo possibili nuove versioni del cult degli anni Novanta. Nel 2017, commentò così la notizia che Jason Momoa si sarebbe legato a un possibile reboot del film: «Ho finito il film per Brandon, l’ho fatto combattendo con il dolore, e insieme al supporto incredibile di tutto il cast e della crew. Amavamo tutti Brandon, lo volevamo finire per lui. È stato lo spirito di Brandon a darci forza e ispirazione. Non solo del Brandon attore e regista, ma anche del Brandon uomo, la cui umanità ha toccato tutti».
Per vedere il trailer del dibattuto remake di Sanders, qui.