Parenti serpenti
Mario Monicelli
1992“Caricato” di recente sulla piattaforma, il cult di Mario Monicelli è ridiventato subito un nuovo cult anche per le generazioni più giovani, che forse non l’avevano mai visto. Frasi proverbiali, cast eccezionale e scatenatissimo, e quel senso per il racconto di costume che ancora oggi, quando ci sei di fronte, pensi: “Ma questi siamo noi!”. Non è invecchiato di una virgola, in più di trent’anni. E il cavatappi a forma di delfino è ancora un must-have delle pesche post-Natale.
Le fate ignoranti
Ferzan Özpetek
2001Dopo Il bagno turco e Harem Suare, il film che ha imposto Ferzan Özpetek come autore ormai pienamente nostro e “pop”, ma capace di raccontare quelli che i colleghi non dicono (o almeno dicevano). La storia d’amicizia “amorosa” tra Stefano Accorsi, omosessuale in una Roma orgogliosamente arcobaleno, e Margherita Buy, donna borghese che scopre che il (fu) di lei marito era l’amante di quell’uomo, cambia il volto del nostro cinema. E del costume.
Romanzo criminale
Michele Placido
2005Il benchmark del nuovo crime all’italiana, senza il quale non esisterebbe, ovviamente, la serie omonima, ma anche le varie Gomorre e Suburre che sono seguite. Michele Placido dirige un cast di volti già affermati o in procinto di diventare nomi cruciali del nostro star system (Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca) e mischia il poliziottesco anni ’70 con il gangsta contemporaneo. E fa centro.
Il capitale umano
Paolo Virzì
20137 David di Donatello, tra cui quello per il miglior film, per l’adattamento by Paolo Virzì del romanzo di Stephen Amidon. Trasportare questa tragicommedia corale di ricchi americani in Brianza, per mano di un autore livornese, poteva essere un rischio, invece tutto funziona, grazie a una scrittura (del regista con Francesco Bruni e Francesco Piccolo) attentissima e a un cast in stato di grazia: Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino e l’allora esordiente Matilde Gioli.
Perfetti sconosciuti
Paolo Genovese
201617 milioni e mezzo di incasso in Italia, remake in tutto il mondo e una struttura, oggi si dice high concept, diventata da subito citatissima: cosa fareste se poteste leggere i messaggi nascosti nei cellulari dei vostri mariti, mogli, amici, vicini? Un’unica stanza o quasi, ritmo serratissimo, finale a sorpresa. E, anche qui, un gruppo di attori da paura: Marco Giallini, Kasia Smutniak, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta e Giuseppe Battiston.
Quo vado?
Gennaro Nunziante
2016Su Netflix ci sono praticamente tutti i film di Checco Zalone, dall’esordio al cinema Cado dalle nubi all’ultimo Tolo Tolo. Scegliamo la parabola del pugliese col mito del posto fisso che finisce nell’arcipelago delle Svalbard, in Norvegia. E scopre che un altro mondo (e un’altra vita) è possibile. Luca Medici, così all’anagrafe, giganteggia come sempre, e con lui il risultato al box office: con 65,3 milioni di euro di incasso, è il film italiano più visto di sempre.
Chiamami col tuo nome
Luca Guadagnino
2017Partito, per così dire, in sordina, è il film che ha riscattato Luca Guadagnino come autore di cui il panorama internazionale non può più fare a meno, lanciato il divo máximo della Gen Z (Timothée Chalamet) e dimostrato che si può raccontare un coming of age lgbtq+ facendo immedesimare pressoché chiunque: è “solo” una storia d’amore. Ah, ha persino reso Crema, dove la storia è ambientata, un place to go. Miracoli del cinema. E di Luca.
Sulla mia pelle
Alessio Cremonini
2018Il cinema civile in Italia era morto? No, ma negli ultimi anni raramente si era visto un film capace di orientare il dibattito pubblico (e persino politico) così tanto. Fino a Sulla mia pelle, il film di Alessio Cremonini scritto da Lisa Nur Sultan che torna sul caso Stefano Cucchi (un impressionante Alessandro Borghi, giustamente premiato col David) per farne materia ancora viva e soprattutto collettiva. Un riferimento per tutto il cinema d’impegno, di ieri, oggi e domani.
Il traditore
Marco Bellocchio
2019A 80 anni, Marco Bellocchio firma un gangster movie scatenato e insieme profondissimo, su una delle figure più affascinanti ed enigmatiche di Cosa Nostra: Tommaso Buscetta, a cui un immenso Pierfrancesco Favino (premiato col David) rende la statura dell’eroe tragico (ma non per questo giustificato o perdonato). Tra l’Italia e il Brasile, un racconto (firmato dal regista con Ludovica Rampoldi, Valia Santella, Francesco Piccolo e Francesco La Licata) seducente, classico e modernissimo al tempo stesso.
È stata la mano di Dio
Paolo Sorrentino
2021Dopo l’Oscar per La grande bellezza, Paolo Sorrentino è tornato nella cinquina dei migliori film internazionali con questa storia, prodotta da Netflix, che è la sua storia. Ma più che il ritratto dell’elaborazione di un lutto (il regista ha perso i genitori quand’era adolescente), è una storia della formazione di un regista, tra creatività, sogni e rinunce. Meraviglioso il protagonista, pressoché debuttante, Filippo Scotti, contornato da un cast altrettanto splendido, tra cui Toni Servillo, Teresa Saponangelo e Luisa Ranieri.