Ditonellapiaga: il sesso, il gioco, il pop | Rolling Stone Italia
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Ditonellapiaga: il sesso, il gioco, il pop

Dopo l’exploit sanremese con Donatella Rettore, si è presa una pausa («per scrivere è necessario tempo») e ha pubblicato solo ieri il nuovo album ‘Flash’ in cui canta “la mia vagina è liberale, fa politica”. Morgan dice che «non vedevo danni una donna così artistica che turba». L’abbiamo intervistata

Ditonellapiaga: il sesso, il gioco, il pop

Ditonellapiaga

Foto: Irene Montini

Si chiede se abbia ancora senso fare un disco dopo avere pubblicato ieri Flash, album ricco di collaborazioni da La Rappresentante di Lista ai Coma Cose a Fulminacci. Ha paura di «non avere una linea coerente», ma nei dieci inediti spazia di nuovo tra dance, melodie catchy e ballad aggiungendo anche un po’ di rock. Sente che senza un singolo ogni due mesi c’è il rischio di sparire, ma dopo Sanremo 2022 si è presa una pausa di un anno (consapevole che «per scrivere è necessario tempo»). Ha solo 27 anni, eppure si guarda indietro esprimendo una malinconia disarmante e ammettendo che Flash in fondo rappresenta «il conflitto sulla crescita che sto attraversando». Lei è Ditonellapiaga e, nonostante tutte queste contraddizioni, riesce comunque a risultare credibile. Forse perché i contrasti, una volta elaborati con la sua  sensibilità, invece di diventare freno si trasformano in spinta.

Con questo “crudo ed efferato realismo”, sembra un’erede di quella che in letteratura, nella seconda metà degli anni ’90 in Italia, venne ribattezzata gioventù cannibale. Con tutti gli aggiornamenti del caso, Margherita Carducci ha una visione giocosa e paradossale della vita filtrata dalla musica: «L’aggettivo grottesco ha di solito una connotazione negativa, io invece lo trovo positivo se associato a un’estetica mega pop».

Dopo l’esibizione al Primo Maggio di Roma, ha stregato anche Morgan, che ci ha girato un messaggio per lei: «Il sesso c’è ma è gioco di parole oltraggioso, è doppi sensi del significante, finalmente qualcuno che capisce che nel vocabolo significante ci sta la parola fica, la parola cant e la parola sign e anche if I can. La trovo onestamente eccelsa questa ragazza».

Che bambina era Margherita?
Ho avuto un’infanzia piuttosto felice. Ero una bambina molto solare, credo di essere rimasta bambina più a lungo di altre mie coetanee. Alle medie ho sentito l’esigenza di tirare fuori di nuovo le Barbie. Mi vergognavo tantissimo, però io avevo ancora voglia di giocare quando gli altri facevano già i grandi. Forse perché sono stata negli scout, un’esperienza che mi ha tenuto in contatto con la fanciullina che c’è in me.

Questa voglia di giocare si sente nella tua musica.
C’è un aspetto giocoso, un approccio un po’ ludico in tutto ciò che faccio.

Come mai poi hai scelto il Dams, dove ti sei laureata con indirizzo teatrale?
Avevo voglia di continuare a giocare… Scherzo, anche se un po’ è vero. In realtà era un misto fra Dams e accademia di recitazione. E quando fai un qualsiasi corso di teatro ti insegnano che bisogna giocare e niente è reale. Si tratta però di giocare seriamente. Come faccio nelle canzoni, gioco seriamente. Io ci sto sempre attentissima, pur divertendomi.

La musica quando è arrivata nella tua vita?
Abbastanza presto, al liceo con le prime band e tantissime jam session. Non ho mai studiato musica fino a poco tempo fa, proprio per via di questo approccio estemporaneo e improvvisato. Ma forse anche quando mi sono iscritta al Dams puntavo a capire un po’ meglio l’arte della performance.

Quali sono le tue letture preferite?
Non sono una grandissima lettrice, però ho letto dei libri che mi sono rimasti tantissimo e che tornano quando scrivo. Come Blues in sedici: ballata della città dolente di Stefano Benni. È bellissimo, ci trovo sempre nuove ispirazioni, sia nel lessico, sia per come descrive personaggi e ambientazioni.

Un po’ come la gioventù cannibale degli anni ’90, anche tu non disdegni il grottesco.
Grottesco è un aggettivo che viene spesso usato con una connotazione negativa. Io lo trovo positivo, sono fan di tutto ciò che è grottesco se associato a un’estetica mega pop. Credo nell’ironia, anche nella versione più grottesca. Visto che poi nella vita di tutti i giorni non è che faccia chissà cosa…

Ti ci vedo a recitare in un film come Lo chiamavano Jeeg Robot.
Magari in quella scena bellissima dove Luca Marinelli canta Un’emozione da poco di Anna Oxa. Così mi piacerebbe moltissimo.

Ditonellapiaga - E' tutto vero (Official Video)

Arrivata al secondo album e dopo un Sanremo, ti senti più sopravvalutata o sottovalutata?
Sopravvalutata non mi sento, partiamo da questo presupposto. Vorrei essere più valutata, certo, ma forse per il momento è giusto così. Ho iniziato da poco e credo di dover imparare tante cose per crescere un po’ di più facendo la gavetta. Di sicuro non mi sento sopravvalutata, ma rimango umile anche quando mi dicono che sono bravissima.

Dopo la tua esibizione sul palco del Primo Maggio a Roma, Morgan in un gruppo WhatsApp ha scritto questo messaggio che, dopo averglielo chiesto, ti giro: «Ditonellapiaga un’apparizione ammaliante, oserei dire una rapina dei sensi, un “arrapinamento” nel senso di magia/arrapamento/mente. Da anni non vedevo una donna così artistica e che turba senza però aderire alla procedura standard del balletto scosciato su canzoni che inneggiano all’amore assoluto in guêpière, non qui siamo di fronte a Blondie, a Nico, a Annie Lennox, e il sesso c’è ma è gioco di parole oltraggioso, è doppi sensi del significante, finalmente qualcuno che capisce che nel vocabolo significante ci sta la parola fica, la parola cant e la parola sign e anche if I can, la trovo onestamente eccelsa questa ragazza chiamata Margherita, uno schianto, una iper-piaga, tanto per fare notare quel che tutti sicuramente notano compiendo un atto profondamente attinente all’essenza della poesia, intuendo che il dito nella piaga è in realtà il dito nella figa, e che tutto ciò non si può dire ma è esattamente ciò che si può pensare perché tutti lo sanno fare, dentro o fuori di loro stessi, ognuno come vuole, sono affari personali e intimi che se si sanno portare in scena con eleganza di linguaggio e coraggio si esplode, si spacca, e Ditonellapiaga spacca di brutto». Che ne pensi?
Ringrazio Morgan per i complimenti, è un grandissimo musicista. La sua Altrove è una delle mie canzoni preferite in assoluto. Sono contenta che abbia apprezzato il mio carattere nella performance, stare sul palco in fin dei conti è un gioco di seduzione tra artista e pubblico e che a me diverte moltissimo.

Dopo Sanremo 2022, dove hai portato Chimica con Donatella Rettore, ti sei fermata per un anno. Ma come lo vivi il tempo che passa senza pubblicare in un ambiente dove, se non esci con un singolo ogni due mesi, rischi di scomparire?
Male, come se la vivono un po’ tutti. È un tema caldo tra gli artisti quello della iperproduttività. Ma è un argomento che tocca tutti i settori, non abbiamo più capacità di gustarci le cose dedicando loro il tempo di cui avrebbero bisogno. A volte mi chiedo: ha senso che faccia un disco? Tanto chi lo ascolta… Quanto durerà? Dieci giorni su Spotify? Dobbiamo imparare a rallentare quando serve e gestire meglio la produzione. Per scrivere è necessario tempo, bisogna vivere. Se stai sempre a fare le storie su Instagram e pubblicare singoli dopo singoli, è complicato fare musica profondamente diversa da quella che hai già fatto. Dovremmo fare tutti una riflessione sul fatto che questi ritmi producono scarsa qualità ed esaurimenti nervosi. Lo hanno detto bene Ghemon e Sangiovanni, mi ci sono ritrovata.

Foto: Irene Montini

Adesso di cose da dire e da far circolare ne avrai per un po’, visto che è uscito Flash. A me hanno colpito più le ballad delle cavalcate dance, visto che fanno emergere altre tue qualità meno note.
Le ballad c’erano anche nel primo disco, ma in questo ho voluto mettere di più l’accento su di esse. Come il primo singolo, Fossi come te, un pezzo che mi rispecchia molto. Non che gli altri non lo facciano, ma come nel caso di Mary si tratta di storie altrui o inventate. Volevo mettermi un po’ a nudo in questo disco, non mi interessava tirar fuori un pezzo forte, ma significativo.

Non temi che variare così tanto da un pezzo all’altro renda più difficile per il pubblico comprendere appieno il tuo percorso?
È una mia caratteristica ed è una cosa che spesso mi rimprovero, ho sempre paura di non avere una linea coerente. Ma è l’unico modo che conosco di fare musica. Qui ci sono molte più chitarre e melodie rock, per esempio, ma le mie influenze sono varie.

Hai detto a Vanity Fair che «la dance è una cornice, mi ha aiutata a nascondermi meglio». Forse finora ti ha nascosta un po’ troppo e senti il bisogno di far emergere altro?
Questo disco è servito a ritrovarmi. Per esempio, ho abbandonato la teatralità che esprimevo nella musica dance per fare altro. Mi rispecchia moltissimo. Anche se certe canzoni non parlano di me, parlano del mio modo di immaginare. In quell’intervista comunque intendevo dire che la dance è divertente, solo che dallo psicologo fai discorsi molto più importanti di quelli che fai col barista alle quattro di notte ubriaca. Dallo psicologo parli di certe cose e con il barista di altre, a me piacciono entrambe le cose.

In È tutto vero canti: “La mia vagina è liberale, fa politica”.
Ovviamente il corpo della donna è molto politico. Lo è sempre stato e lo è rimasto, anche se spero che un giorno non lo sarà più. In È tutto vero canto quello che penso gli altri mi potrebbero dire. Mi è capitato di raccontare delle mie esperienze sessuali – non sono una suora di clausura – chiedendomi: chissà cosa penseranno di me? È una rivendicazione, con il mio corpo posso fare ciò che voglio, un po’ come Chimica che era un inno libertino. Non è una cosa che soffro particolarmente, ma ho sentito il bisogno di rivendicarla.

Fossi come te con Fulminacci e Tu con me hai chiuso sono due ballate, la prima con un’inaspettata nostalgia, la seconda con una forte disillusione verso l’amore.
Sono due pezzi in antitesi. In Tu con me hai chiuso canto di mettere un punto fermo alla fine di una storia, è ispirata a quello che è successo a una mia amica. Fossi come te, invece, è il racconto della mia paura di impegnarmi. Questo disco descrive il conflitto legato alla crescita che sto attraversando. Ho 27 anni, mi avvicino a un’età adulta, priorità e desideri cambiano, così come la concezione del futuro. E di conseguenza la mia scarsa propensione nel valutare le storie a lungo termine. Vorrei smettere di non credere al lieto fine. Dai, chi l’ha detto che non esiste?

Insomma, vuoi tornare a credere al principe azzurro?
È una favoletta poco realistica, ma è anche bruttissimo essere completamente cinici. Nel primo disco ero molto cinica e disillusa, in questo un po’ meno.

A 27 anni hai già nostalgia del passato?
Dici che devo sta’ più serena? Forse hai ragione… Sì, comunque Fossi come te è forse il pezzo a cui tengo di più, perché esprime la nostalgia dell’infanzia, di persone che non ci sono più, e quando canto “sussurra nel pineto un vento nuovo e da lassù soffi un po’ anche tu” parlo di mio nonno, di quando con la famiglia andavo al mare. A un certo punto sono venuti a mancare i nonni e si sono tramutati in ricordi bellissimi. È una nostalgia positiva, un po’ alla Disney nel film Coco. Quelli che ti fanno piangere anche di felicità per quello che hai vissuto.

Ditonellapiaga - Tu con me hai chiuso (Official Video)

C’è tutt’altro mondo in Mary, firmata con La Rappresentante di Lista, la storia della 16enne che doveva andare nello spazio e invece ha perso la verginità in un tripudio di electro dance. Che hai chiarito non essere autobiografica.
Esatto, non sono io. All’inizio volevo scrivere una canzone su una ragazzina che desiderava andare nello spazio, poi, dopo il primo ritornello, Dario (Mangiaracina, nda) ha cominciato a fare delle battute, visto che non ci veniva in mente una frase, ed è saltata fuori “la mia amica atomica viene a caduta libera” e sembrava che Mary, invece che di intraprendere un viaggio nello spazio, avesse voglia di fare l’amore. Non sempre c’è un senso profondo in quel che si scrive, si è anche guidati dal caso.

È un brano che, hai raccontato, è nato nello studio de La Rappresentante di Lista ma senza un team di lavoro o troppe formalità.
Sì, e non è che succede con tutti, mi hanno detto. Ero da loro a Palermo, uno studio in casa con una terrazza bellissima, e ogni tanto passava gente, musicisti e amici. Qualcuno portava le pizze, qualcun altro diceva anche solo una parola su quello che sentiva. A un certo punto, mentre io e Veronica (Lucchesi, nda) stavamo scrivendo, si è unito persino un gatto.

E così la Mary che molti ricordano per i Gemelli Diversi ha trovato un lieto fine.
Su questo spesso ci ridiamo, dicendo che abbiamo dato una seconda possibilità alla Mary dei Gemelli Diversi che invece aveva vissuto una storia tragica.

Se con la musica non dovesse girare nel verso giusto, hai pensato a un piano B?
Ci ho pensato, mi piacerebbe fare anche altro. Spero che non mi vada male, ma ho sempre voluto provare altre esperienze. Un sogno nel cassetto è la radio. E poi non so se vorrò fare musica per tutta la vita, non so se avrò sempre qualcosa di interessante da dire, non so se sarò sempre ispirata. Non voglio diventare schiava della musica solo perché è il mio lavoro. Adesso mi piace, magari un giorno non avrò più il guizzo. Se dovesse succedere, farò altro.

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