L’Eurovision Song Contest 2024 è appena finito e, oltre ai complimenti a Nemo e alla Svizzera che dovrà ospitare la manifestazione nel 2025, è il momento di tirare le somme. Quest’anno l’edizione è stata zeppa di polemiche e avvenimenti: dall’affaire Israele alla squalifica di Jost Klein e la sua Europapa dopo la denuncia e un’indagine della polizia svedese. L’ultimo atto si prospettava al fulmicotone. E invece no, tutto abbastanza tranquillo e “secondo i piani”. Non ci credete e vi siete persi la serata? No hay problema: ecco com’è andata la Grand Final dell’evento iniziata con il saluto reale della Principessa Vittoria di Svezia, futura Regina.
La parata
Si parte con la sfilata degli artisti in gara muniti di bandiere e, in sottofondo, le grandi hit dei cantanti svedesi: da I Love It delle Icona pop a Gimme! Gimme! Gimme! degli Abba passando per Beautiful Life degli Ace of Base, The Look dei Roxette, I Follow Rivers di Lykke Li e Sunshine di Axwell & Ingrosso. Nemo porta la bandiera LGBTQI+ dedicata alla comunità non-binary.
La meraviglia di essere simili
Per sonorità e look ci sono due cantanti e pezzi in gara che paiono la versione del loro Paese di Angelina Mango. La lussemburghese Tali con Fighter ne condivide anche l’autore, vale a dire Dardust (unico italiano presente contemporaneamente con due composizioni in gara). Zari della greca Marina Satti, invece, ha un sound che ricorda anche vagamente SloMo dell’iberica Chanel (che si esibì all’ESC 2022).
Fischi a Israele
L’israeliana Eden Golan viene fischiata sia nel momento della parata, sia durante l’esibizione, il pubblico è particolarmente rumoroso. Fischiata anche la spokesperson di Israele. Il dissenso nell’arena è stato sottolineato dal conduttore italiano, Gabriele Corsi. Al momento delle votazioni si continua, ma il televoto premia Golan, che fa un enorme balzo in avanti e si piazza alla quinta posizione.
Zorrate
Gli spagnoli Nebulossa (versione iberica dei nostri Jalisse) portano Zorra, hit dal ritornello supercatchy creato a misura per le disco arcobaleno: si fa cantare, ma arriva in quartultima posizione. Menzione anche per i finlandesi Windows95man, capaci di infiammare la Malmö Arena a suon di chiappe al vento con un gioco di vedo-non vedo con allusione sessuale finale molto divertente.
Bello show (a volte solo quello)
La satanassa Bambie Thug from Ireland ha realizzato una performance di Doomsday Blue molto scenografica, come fosse una strega alle prese con un mostro. La canzone, però, non sfonda. Non male anche l’esibizione dell’inglese Olly Alexander, star britannica che si sarebbe meritata qualcosa.
Best citazione ever
Gabriele Corsi chiede a Mara Maionchi «Com’è questa cantante?». Lei risponde «È greca». Il punto più divertente segnato da Mara prende ispirazione da Borotalco di Carlo Verdone. Se da un lato c’è uno scoppiettante Gabriele Corsi, dall’altra troviamo una Maionchi stanca e per niente brillante. Probabilmente affaticata dai mille impegni che la vedono protagonista (la sera prima era su Rai 1 nella giuria dell’Acchiappatalenti).
Vive la France!
Il vincitore morale è il francese Slimane con Mon amour. Il pubblico apprezza l’interpretazione teatrale dell’artista, con tanto di canto disperato e bellissimo. Avrebbe meritato la vittoria, se non altro per aver portato qualcosa di diverso e “fuori” dal contesto Eurovision.
Questa l’ho già sentita!
Anni ’90 ne abbiamo? Sì, soprattutto dalle parti dell’Austria: We Will Rave di Kaleen ricorda, diciamo così, la celebre Think About the Way di Ice MC. Alexia, ribellati!
Abba? No, Alcazar
Iniziano per A, sono icone della musica, si riuniscono e almeno tre salgono sul palco. Pensavate gli Abba? E invece no, sono gli Alcazar, riuniti per Crying At The Discoteque. La band non riesce a terminare la hit e viene interrotta, con tanto di scuse e una gag con le conduttrici sul fatto che si aspettavano il quartetto di Mamma mia!.
L’occasione mancata degli Abba
L’assenza degli Abba si è fatta sentire forte. Insomma, per i 50 anni di Waterloo il minimo sarebbe stato vedere Agnetha, Frida, Benny e Björn in persona sul palco dell’ESC. Hanno rifiutato (in passato) svariati milioni di euro per la reunion, ma uno strappo alla regola, nella loro Svezia, avrebbero potuto farlo. L’omaggio alla band con The Winner Takes It All si è consumato con un collegamento dall’Abba Arena di Londra, dove gli ologrammi-avatar della formazione hanno fatto un discorso ad hoc per ricordare il pezzo vincitore di ESC nel 1974. A Malmö, nel frattempo, cantavano Waterloo: lo faceva Charlotte Perrelli, trionfatrice per la Svezia nel 1999; Carola, che portò il contest a Malmö nel 1992; e Conchita Wurst, che vinse per l’Austria nel 2014.
Ricordo di Mia Martini
Dopo la mezzanotte, Gabriele Corsi ha ricordato Mia Martini a 29 anni dalla morte. Mimì, nel 1992, gareggiò con il pezzo Rapsodia proprio a Malmö.
Angelina Mango: non succede, ma… non succede
A un certo punto un pochino ci avevamo creduto, perché la dinamica sembrava la stessa di quando trionfarono i Måneskin. E invece dobbiamo accontentarci di un settimo posto. Angelina Mango ha spaccato, l’ovazione del pubblico c’è stata, ma rien à faire, il colpaccio non c’è stato. Peccato.
Ladies & gentlemen, Gabriele Corsi
Bravo, simpatico, ironico, competente, professionale, preparato. Cos’altro deve dimostrare Gabriele Corsi? Niente. E va valorizzato. Perché conduttori così, in giro, ce ne sono pochi, e lui merita la consacrazione definitiva. Cinque milioni di telespettatori (36% di share) per una serata così scarica non è un’impresa da tutti i giorni.