Perché stanno tutti impazzendo per la ‘Brat’ era di Charli XCX | Rolling Stone Italia
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Perché stanno tutti impazzendo per la ‘Brat’ era di Charli XCX

C’entrano una comunità molto affiatata, il marketing, la scelta di aver puntato forte sulla personalità sopra le righe ma ultra-sensibile. Il risultato? La conquista dell’internet e della critica per quello che punta ad essere il disco pop del 2024

Perché stanno tutti impazzendo per la ‘Brat’ era di Charli XCX

Charli XCX

Foto: Harley Weir

Certo le bolle sono bolle e ognuno nei social vive all’interno del proprio algoritmo, ma che in queste ultime settimane non vi siate imbattuti in qualche meme a tema verde acido è strano. Magari non ci avete fatto caso, distratti dallo scrolling duro, ma vi assicuro che da questo istante sarete vittima dell’effetto Baader-Meinhof, il fenomeno che si verifica quando qualcosa che abbiamo scoperto da poco inizia a comparirci ovunque. E non potrete farne a meno. Le indicazioni sono facili: uno sfondo verde acido su cui sopra campeggia una scritta tutta in minuscolo con un font basico (per la precisione è l’Arial Narrow). Sono queste le coordinate della nuova era di Charli XCX che lo scorso venerdì, dopo una lunga e intelligente campagna di comunicazione, ha pubblicato il suo sesto album in studio – Brat – la cui copertina è per l’appunto quella descritta sopra.

Mentre scriviamo Brat è il disco meglio recensito dell’anno secondo l’aggregatore Metacritic, davanti a Cowboy Carter di Beyoncé con un punteggio di 95 su 100 grazie al 100% di recensioni positive (che gli vale la top 20 degli album meglio recensiti di sempre sulla piattaforma). Nel weekend di esordio ha raggiunto il primo posto della Top Albums Debut Global e Top Albums Debut USA di Spotify ed è entrata con due brani – Talk Talk e Sympathy Is a Knife – nella Top Songs Debut Global e nella Top Songs Debut USA diventando il miglior debutto di un album della cantante (con numeri triplicati rispetto all’ultimo Crash).

Se Crash, uscito nel 2022, era più una sorta di cosplay della popstar ideale che è servito a Charli a togliersi uno sfizio (e a concludere il contratto con la casa discografica firmato dieci anni prima), Brat la consacra definitivamente come popstar mondiale. Non aspettatevi però una Dua Lipa (poteva diventare Dua Lipa, ma ha scelto di essere supercool, scrivevamo nella nostra intervista), Charli è un altro tipo di popstar: più reale, più intensa, più tridimensionale. Una che in un disco può parlare apertamente di invidia tra donne (Girl, So Confusing, Sympathy Is a Knife), maternità (I Think About It All the Time) o di essere stata un’amica non all’altezza con una persona che ora non c’è più (So, I, dedicata alla producer Sophie), non dimenticandosi però di rispettare uno degli aspetti chiavi del pop: il divertimento.

 

 
 
 
 
 
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Anche musicalmente siamo fuori dalle dinamiche a cui l’industry ci ha abituato, la produzione audio infatti è affidata ai collaboratori di sempre, ovvero alcuni dei più importanti producer del pop d’avanguardia come A.G. Cook, Easyfun (avete presente Speed Drive dell’album di Barbie?), Hudson Mohawke, El Guincho e il nuovo fidanzato George Daniel dei 1975. Preparatevi quindi a sferzate elettroniche, molti momenti da club e una scelta di suoni tutt’altro canonici per il mercato del pop.

Ma come siamo arrivati a questa esplosione della Brat era? Charli, meglio di molti colleghi e colleghe, è riuscita a monopolizzare l’internet a suo favore con un mix di attività online e offline. E per riuscirci è partita da qualcosa che spesso manca nella musica contemporanea: le idee. Spogliatasi dalle velleità di giocare il campionato tutto lustrini delle Sabrina Carpenter e delle Dua Lipa di turno, Charli ha capito che per distinguersi doveva far quadrato intorno a sé stessa e alle qualità che la contraddistinguono: un’emotività sopra le righe e la voglia di far gruppo e far festa senza mezze misure (i suoi home party a Los Angeles sono piuttosto celebri), tenendo assieme la sua personalità all-over-the-place da ragazza dell’Essex (non proprio un luogo con una bella nomea) a quella di millennial ultrasensibile.

Dopo il singolo Von Dutch (che tanto deve alla tradizione elettronica inglese dove Charli è cresciuta, esibendosi da teenager nei rave party), la promozione è passata attraverso una Boiler Room a New York – titolata PARTYGIRL – che ha battuto tutti i record di RSVP del format (più di 25 mila richieste per 1000 posti disponibili) e che verrà ripetuta il 12 luglio a Ibiza, e un party a sorpresa sulle spiagge di Barcellona durante i giorni del Primavera Sound dove la nostra ha poi portato sul palco la prima mondiale del tour di Brat e che si è rivelato essere il main event del giorno di chiusura del festival. Nel mentre ha annunciato un tour nordamericano con Troye Sivan dal titolo Sweat, che non lascia spazio a incomprensioni e ben racconta la temperatura di una coppia così esplosiva (come dimostrano le loro collaborazioni per i singoli 1999 e 2099).

 

 
 
 
 
 
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Irraggiungibile (“È ok se ammetti che sei geloso di me” canta in Von Dutch) come nel video di 360 in cui ha invitato un po’ di amiche dello show business come Julia Fox (citata anche nel ritornello del brano), Chloë Sevigny, Gabriette e Rachel Sennott, ma anche una di noi (“Non mi sento niente di speciale / sono un casino che recita un ruolo / Sono famosa, ma non abbastanza / sono perfetta per stare sullo sfondo”), party girl sborona ma anche centro gravitazionale di una (sotto)cultura alternativa e fuori dal mainstream (“Quando vado nei club, voglio sentire i classici / voglio ballare i miei pezzi, e quelli di A. G. [Cook] / voglio ballare con George i pezzi di Sophie e HudMo [Hudson Mohawke]”, da Club Classics), nonché amica pronta a utilizzare il proprio spazio per supportare e omaggiare chi l’ha accompagnata lungo la via (come A. G. Cook alla Boiler Room e Sophie a cui ha dedicato in anteprima So, I durante la performance alla cerimonia di Billboard Women in Music).

Sui distributori digitali (Spotify le ha dedicato pure una capsule collection di abbigliamento) le copertine degli album che compongono la discografia di Charli sono state coordinate a Brat, in una coerenza estetica brutalista. E per i fan? Nessun problema, Charli ha pensato a un Brat Generator, in modo tale che tutti i suoi Angels (il nome della sua fanbase) possano rendere omaggio alla sua era partecipando a quest’estetica collaborativa che di per sé è già generatrice di memetica; vedo la gente Brat. Aggiungiamo che la popstar ha aperto un secondo profilo @360_brat (è privato, ma conta 150 mila follower) con l’intenzione di comunicare più da vicino coi suoi follower tutte le attività legate a Brat (oltre a una serie di spoiler in esclusiva) e ha programmato al Roxy Cinema di New York un mese di Q+A e proiezioni di pellicole che hanno ispirato l’album (da Velvet Goldmine a Across the Universe). Nel mentre una Tesla verde acido sfreccia con la scritta “Brat” aerografata sulle fiancate tra le strade di Londra.

Charli xcx - 360 (official video)

Oltre al plauso collettivo di tutta quella fascia di artisti vicini alla comunità LGBTQ+ di cui Charli è sempre stata un’alleata, le mosse di pubblicare i remix di Von Dutch con Addison Rae e A. G. Cook e di 360 con la popstar a cui forse Charli deve di più, Robyn, e il post-rapper svedese di culto Yung Lean si sono risultate azzeccate per allargare l’immaginario e amplificare la coolness del progetto, sublimata dalla pubblicazione della deluxe di Brat con tre brani aggiunti e il titolo paraculissimo (in pieno stile XCX) Brat and It’s The Same But There’s Three More Songs So It’s Not.

Per la sua esuberanza e strafottenza, per il suo essere la popstar sbagliata per eccellenza, Charli XCX non potrà mai convincere tutti, ma il suo pop sempre così avanti e la sua capacità di costruirsi attorno una comunità così dedita alla propria mother (per usare un termine molto in voga tra gli Angels) è una forza che supera ogni galateo del pop. Charli, da mean girl dell’Essex (o da brat, per rimanere in tema, visto il significato di ragazzaccia), quel galateo se l’è mangiato con le mani e con i gomiti appoggiata sul tavolo. Che la Brat era abbia inizio.

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