Paul McCartney, la recensione di One Hand Clapping | Rolling Stone Italia
Più di un bootleg, meno di un album

Applausi (con una mano sola) a Paul McCartney e alle session del 1974 finalmente riscoperte

‘One Hand Clapping’ contiene le registrazioni effettuate coi “nuovi” Wings ad Abbey Road. È il suono d’una band nascente che se la spassa: funziona nei pezzi tesi, meno in quelli rilassati

Applausi (con una mano sola) a Paul McCartney e alle session del 1974 finalmente riscoperte

Wings, 1974. Da sinistra, Paul, Linda McCartney, Jimmy McCulloch, Denny Laine, Geoff Britton

Foto: Michael Putland/Getty Images

Il titolo One Hand Clapping, preso da un kōan giapponese, dice tutto quel che c’è da sapere o quasi sulle session del 1974 di Paul McCartney coi suoi Wings ad Abbey Road, nel senso che si tratta di performance viste poco e ancor meno ascoltate. Per anni, tutto quel che non è uscito da quegli studi sotto forma di bootleg lo si è dovuto immaginare. Se si conoscono queste registrazioni è grazie a chi ha postato su YouTube immagini riversate da vecchie videocassette o per via delle tracce bonus inserite nelle ristampe di Band on the Run e Venus and Mars. I fan che venivano a conoscenza dell’esistenza di queste session dovevano andare a cercarle chissà dove.

Ora però McCartney ha deciso di promuovere One Hand Clapping da nota a piè di pagina della sua storia ad episodio d’una certa importanza, dandogli la dignità di disco a sé stante. Col senno di poi, ed è un senno che ha avuto mezzo secolo per maturare, ha capito che si tratta di roba speciale.

One Hand Clapping è stato concepito come uno special televisivo. In passato McCartney l’ha liquidato come nulla di speciale. «Lo abbiamo titolato One Hand Clapping senza alcun motivo, e girandolo non è successo granché», diceva una decina d’anni fa. Succedeva nell’estate del 1974. Dopo aver registrato Band on the Run col solo supporto della moglie Linda e di Denny Laine, Macca aveva arruolato tra le fila dei Wings il chitarrista Jimmy McCulloch e il batterista Geoff Britton. Le session si sono tenuto nell’arco di sei giorni in agosto con lo scopo di preparare i due al tour successivo e testarli per le session di Venus and Mars, l’album che sarebbe uscito nel 1975.

Macca volava alto in quel periodo. A 32 anni, aveva pubblicato cinque album come solista, con Linda o i Wings dimostrando di potercela fare senza i Beatles, che si erano sciolti quattro anni prima. Buona parte delle canzoni provate coi Wings era diciamo così un’estensione dello stile di scrittura inaugurato con Let It Be e The Long and Winding Road (canzoni peraltro abbozzate durante le session di One Hand Clapping), ma anche con Get Back. Era la sua visione musicale, senza le discordie e i contrasti delle session di Let It Be. È Orfeo che s’allontana lungo la strada lunga e tortuosa, rifiutandosi di tornare indietro (per la cronaca, nello stesso periodo anche gli altri Beatles stavano dichiarando la propria indipendenza e le proprie dipendenze).

Ascoltare One Hand Clapping è uno spasso, e dev’essere stato uno spasso pure registrarlo. Non è musica particolarmente seria, ma suona bene e questo perché probabilmente i musicisti erano belli rilassati in studio. Non contiene tutti i pezzi incisi in quell’occasione, non c’è ad esempio Suicide, un brano easy listening che McCartney ha proposto senza successo a Frank Sinatra, ma offre un bel ritratto del gruppo all’epoca.

All’incirca metà delle 32 tracce registrate non ha mai visto la luce ufficialmente ed è un peccato perché si tratta in alcuni casi di rivisitazioni di canzoni piuttosto conosciute: questa versione di Nineteen Hundred and Eighty Five è funky e ha una bella urgenza, coi sintetizzatori di Linda che accrescono la tensione; Wild Life è più soul e triste rispetto alla versione inclusa nell’album omonimo (e Macca non canta “aminals”); la chitarra reggae di Jet è più dura che mai; in Live and Let Die la parte vocale è più grezza rispetto al singolo per il film di James Bond. McCartney ringhia verso la fine, rifiutandosi di chiuderla, anzi di farla morire, come da titolo.

Anche nel backyard tape incluso come sette pollici nella versione in vinile di One Hand Clapping la band suona in modo particolarmente vivace. Pochi mesi prima che John Lennon riallacciasse la collaborazione infernale con Phil Spector, rielaborando le canzoni che aveva amato da ragazzo con risultati mediocri nell’album Rock’n’Roll, McCartney si divertiva con una chitarra acustica nel retro di Abbey Road a suonare Twenty Flight Rock di Eddie Cochran, la prima canzone che lui e Lennon avevano fatto assieme. A differenza dell’amico, dà l’idea che si stia effettivamente divertendo (e canta Peggy Sue con più entusiasmo di quanto faccia Lennon in Rock’n’Roll).

Altri pezzi di One Hand Clapping sono invece un po’ troppo improvvisati. Come documento di una prova vanno anche bene, ma non gettano nuova luce sulle hit di Macca. Maybe I’m Amazed ha tutta la potenza della canzone, ma non è all’altezza dell’intensità spaccagola che si sente in Wings Over America. La trilogia beatlesiana formata da Let It Be, The Long and Winding Road e Lady Madonna ha un suono fantastico, ma sono meno di tre minuti e mezzo in totale, con McCartney che passa da un pezzo all’altro con la stessa velocità con cui ha lasciato il gruppo. Band on the Run ha un inizio incerto, con parti di chitarra imprecise e Linda che quasi perde l’attacco di tastiera. Nel video di One Hand Clapping la si vede fare una smorfia di imbarazzo, anche se Paul non sembra preoccuparsene.

L’assenza della parte video, la cui qualità non è mai stata eccezionale, non è un problema, anzi, è il contrario. Gran parte dello special tv che non è mai andato in onda e che nel 2010 è uscito come bonus DVD di Band on the Run consisteva in riprese ravvicinate dei volti dei musicisti. Il regista David Litchfield era sostanzialmente un giornalista, lo ha ammesso lui stesso di non essere tagliato per fare il regista. «Paul disse che il documentario non era destinato al pubblico, ma a lui, a Linda e alla band», ha spiegato Litchfield. «La mia rivista, The Image, stava per fallire, questo lavoro mi ha salvato la vita». E però grazie a Geoff Emerick, tecnico del suono di lunga data dei Beatles che ha registrato le session, e a Steve Orchard che ha dato loro un suono moderno col nuovo mix, pare che McCartney sia lì, a cantare per te nella tua stanza.

È questo senso di intimità che rende speciale One Hand Clapping e, in definitiva, più simile a un vero album o a un bootleg ufficiale (cosa che effettivamente è) che alla colonna sonora di un film-concerto. La line-up dei Wings che lo ha inciso non è durata a lungo. McCulloch e Britton non hanno mai legato e il batterista se n’è andato quasi subito dopo l’uscita di Venus and Mars. Ma per alcuni giorni del 1974 e per le session di Venus and Mars la cosa ha funzionato. One Hand Clapping è il suono della nascita di una band.

Da Rolling Stone US.

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