Patriota è il Donald Trump di ‘The Boys’. Ma ad Antony Starr questo paragone non è mai piaciuto | Rolling Stone Italia
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Patriota è il Donald Trump di ‘The Boys’. Ma ad Antony Starr questo paragone non è mai piaciuto

Per l’attore della serie cult di Prime Video, il suo villain è molto più sfaccettato di così. L’abbiamo incontrato per parlare della quarta stagione, di lati oscuri e di capelli biondi

Patriota è il Donald Trump di ‘The Boys’. Ma ad Antony Starr questo paragone non è mai piaciuto

Antony Starr, alias Patriota, con Ryan Butcher, che interpreta suo figlio, in una scena di ‘The Boys’

Foto: Jasper Savage/Prime Video

Ad Antony Starr, l’attore 48enne che interpreta il più grande cattivo delle serie tv in questo momento, cioè il Patriota di The Boys, non piace affatto andare in giro con i capelli tinti di biondo del suo personaggio. «Si nota un po’ troppo», dice a Rolling Stone. «Ti guardano tipo: “Oh, c’è un tizio laggiù che sta attraversando una crisi di mezza età si è tinto i capelli di biondo. No, un attimo… è Patriota!”». In questa intervista, Starr, che ora sfoggia i suoi capelli castani naturali, parla di come sia necessario trovare l’umanità anche in un mostro dagli occhi a raggi laser, e di molto altro ancora.

So che sei un grande appassionato di musica. Qual è la tua preferita al momento?
I Queens of the Stone Age sono i miei preferiti di sempre. Li ho visti l’anno scorso a Los Angeles. In questo momento, ascolto molto gli Idles. Sono una grande band. Il loro nuovo album è fantastico. Suoneranno lunedì sera, e io ci sarò.

Conosci Joshua Homme?
Sono a un solo grado di separazione da lui. Ma non voglio sembrare inquietante. Se devo essere sincero al 100%, non ci sono molti musicisti famosi che vorrei incontrare, perché cosa faremmo? Diventeremmo amici per tutta la vita? Se mi trovassi in un aeroporto e lo vedessi, mi avvicinerei molto tranquillamente e gli direi: “Ehi, voglio solo che tu sappia che apprezzo quello che fai. Continua così”. Ho conosciuto Ice-T a una convention. Stava tornando dal bagno e io l’ho evitato per tutto il tempo. Più tardi, quando ci siamo incrociati in un corridoio, gli ho detto: “Ehi, Ice-T, penso che tu sia meraviglioso”. E lui: “Grazie, amico”. E io ho pensato: “Che momento imbarazzante”. Non va mai come ti aspetti.

Ti piace la distanza che ti separa da Patriota, nella vita di tutti i giorni?
Sì. All’inizio di quest’anno ho girato un film, G20, e la regista, Patricia Riggen, voleva che restassi biondo. Le ho detto: “No, basta con il biondo! Voglio lasciarmelo alle spalle”. Ma alla fine, quando eravamo in Sudafrica per le riprese, sono tornato biondo. Non appena ho finito, mi sono rasato a zero. Per ricominciare da capo. E per vedere quanti capelli brizzolati ho in questo momento, perché era da un po’ che non ci facevo caso. Quasi tutti gli altri nella serie nella vita reale sono come i loro personaggi. Io, quando ho i capelli scuri, il 99% delle volte passo inosservato. E questo mi piace. Mi sento molto a mio agio se non ricevo l’attenzione della gente.

Mi è stato detto che le comparse e i membri della troupe a volte pensano che tu sia come Patriota anche nella vita, e in pratica si allontanano quando gli passi vicino. Ti è capitato davvero?
È buffo, perché la serie ha dei tempi molto stretti. Non abbiamo molto tempo per scherzare, bisogna andare dritti al punto. [Lo showrunner] Eric Kripke e io abbiamo lavorato molto sui copioni per andare sul set e fare tutto il più velocemente possibile. Le riprese sono un lavoro duro, devi solo andare avanti rapidamente. Dunque questo mio modo di “stare” nel personaggio può essere vista in modo molto diverso a seconda di quale sia il tuo pregiudizio nei suoi confronti.

Se poi vai in giro indossando…
Un mantello e una tutina (ride). Devo costantemente essere questo personaggio così diverso da me. Credo che le persone proiettino molto di quello che vedono sullo schermo. In realtà io sul set mi diverto molto, per questo quando mi conoscono restano tutti molto sorpresi: “Grazie a Dio non sei proprio come lui!”. E io rispondo: “Certo che no, lui è un narcisista psicopatico!”.

The Boys - Stagione 4 | Teaser Ufficiale | Prime Video

Eric ama associare Patriota a Donald Trump, spesso in modi non proprio sottili. Cosa ne pensi?
È interessante, perché è una cosa che è venuta fuori spesso. Per me è un po’ un depistaggio, perché se avessimo lavorato solo in quella direzione, il personaggio sarebbe stato monodimensionale o bidimensionale, mentre noi volevamo creare qualcosa di più stratificato. Non volevamo tratteggiare un personaggio da cartoon. Io voglio sempre partire dalle fondamenta, e per costruire un essere umano mi chiedo sempre: come è stato cresciuto? E qui la risposta è stata: è stato allevato in un laboratorio. E poi: che danni ha provocato? E nella quarta stagione entriamo davvero nel vivo della questione. Ma lasciatemi dire questo: qualsiasi parallelismo ci sia con il mondo reale, deve essere guidato dai nostri personaggi. La narrazione deve essere guidata dalle motivazioni di ogni personaggio, giusto? Quindi sì, nella serie ci sono le elezioni, e quest’anno ci saranno le Presidenziali negli Stati Uniti. Ma si tratta di una progressione naturale dal punto di vista di Patriota, perché fin dalla prima stagione ci siamo occupati di politica. Ci sono sempre state queste analogie con il mondo reale. Ma mi sembra che siano sempre coerenti alla serie. Non è come se volessimo inserire questi elementi senza alcun motivo se non quello di prendere in giro qualcosa del mondo reale.

Bryan Cranston, che ha interpretato un altro grande cattivo del piccolo schermo in Breaking Bad, mi ha detto che se quasi sempre lo scrollava di dosso ogni sera dopo le riprese. Ma anche che, in altri casi, gli rimaneva come appiccato addosso.
È strano, sì. Io sono un tipo un po’ ossessivo, e quando inizio un lavoro voglio andare il più a fondo possibile. Credo che, soprattutto quando devi interpretare un personaggio così oscuro, si osserva tutto dalla prospettiva di un uomo con una profonda instabilità emotiva, mentale ed emozionale dovuta a un’educazione terribile. Molti anni fa, in Nuova Zelanda, ho interpretato un personaggio che, nel corso di circa cinque o sei episodi, finiva in preda a una spirale suicida, si sbronzava in continuazione e piano piano cadeva a pezzi. Non mi ero reso conto, in quel lungo periodo di tempo, di quanto pensassi continuamente anch’io a tutte quelle cose. La tua prospettiva cambia. È qualcosa che si insinua progressivamente dentro di te. Con Patriota è un po’ diverso, perché quello che fa è così assurdo. Si scaglia contro la gente con il suo raggio laser, è molto vendicativo, e tutto il resto. Ma fin da subito, vista la natura della serie, è anche piuttosto divertente. Abbiamo sempre cercato di trovare l’umorismo in questo personaggio, perché lo rende molto più accessibile. Non volevamo creare un cattivo senza sfaccettature, in cui tutto era nero. Abbiamo sempre voluto vedere quello che c’è sotto la sua corazza, che cosa lo fa andare avanti e perché il Male è la sua benzina.

Il suo feticismo per il latte è esilarante…
Questa cosa è merito del team di sceneggiatori. È iniziata con una visione edipica della madre di Patriota mentre lo allattava al seno, e da quel momento si creava una sorta di rapporto morboso. E poi, all’inizio della seconda stagione, Patriota ha trovato un po’ di quel latte materno in un congelatore e ha iniziato a berlo… Era così divertente e strano, e credo di aver mandato un’e-mail a Eric dopo aver girato quella scena dicendo: “Dobbiamo inserire più latte possibile in questa serie. Questo sarà come un piccolo leitmotiv, o una firma. Dobbiamo farlo”. E lui: “D’accordo, lo metterò ovunque”. E così ora, ogni volta che ne abbiamo l’occasione, viene fuori la cosa del latte. Se mi limito a guardare qualcuno mentre sorseggio del latte, sappiamo che ci sarà un colpo di scena. È diventata una cosa molto divertente. Ai fan piace molto.

Dev’essere difficile restare seri quando si recita, se il tuo personaggio commette un omicidio semplicemente fissando qualcuno e aspettando che gli escano dagli occhi dei raggi laser.
Sì, non è mai una bella sensazione. Stare in piedi, fare questa piccola mossa con la testa e continuare a restare seri. E poi cercare di capire qual è la distanza giusta per colpire qualcosa. Ricordo la prima volta che Butcher ha ottenuto i superpoteri. E ricordo che Karl [Urban] dopo disse: “Cazzo, non avevo idea di quanto mi sarei sentito stupido a fare gli occhi laser”. E io: “Benvenuto nel mio mondo, fratello. Pensa che sei più figo di me e non devi farlo tutti i giorni”.

Karl Urban e Antony Starr nella terza stagione di ‘The Boys’. Foto: Prime Video

È una domanda impegnativa, ma cosa serve, in fin dei conti, per diventare un personaggio così incredibilmente oscuro?
Cerchiamo di impostare il tutto in modo che io non sappia cosa succederà nelle singole scene. Non sono mai sicuro di quello che farò. Stabiliamo una struttura di ferro, e poi però non so cosa succederà. E se non sappiamo cosa succederà, anche il pubblico non saprà cosa succederà. In questo modo si mantiene una grande freschezza. E non è esattamente quello di cui stai parlando, lo so, ma tutto questo mantiene il desiderio di tornare a questo personaggio settimana dopo settimana, episodio dopo episodio, anno dopo anno. Per quanto riguarda l’oscurità, non lo so. Non sono sicuro di avere una risposta su questo. Penso che sia solo qualcosa che ci si abitua a fare. Ma non sono nemmeno un tipo da Metodo. So che alcuni attori molto famosi, ogni volta che fanno un film, non vogliono recitare ma “essere” il loro personaggio. Io non sono così. Penso che ci possa essere un modo “sano” di farlo. E credo che il risultato possa essere altrettanto buono. Detto questo, uno dei più grandi attori, se non il più grande attore del pianeta, Daniel Day-Lewis (uno che ha sempre usato il Metodo, ndt), è sempre sbalorditivo. A ciascuno il suo.

La gente pensa che, per interpretare personaggi così negativi, un attore debba sempre attingere al suo lato oscuro…
Non lo so. Penso che ci sia sempre una parte oscura in ognuno di noi. Ma il lato oscuro di questo personaggio è così estremo… C’è sempre qualcosa di me in ogni personaggio che ho interpretato. Con Patriota è lo stesso. La sua vulnerabilità non viene dal nulla, ma poi si estremizza. Io tendo a prendere quello che provo, la mia esperienza di vita, e poi, se ci sono emozioni con cui non mi immedesimo, per esempio il disturbo mentale o psicopatia, cerco di riportarle a quello che conosco. E poi si va in battaglia…

Ho sentito alcuni dire: “Be’, Antony una volta ha fatto a botte in un bar. Ha un lato oscuro. Dev’essere lì che attinge”. È ancora una volta troppo facile leggerla in questi termini?
In questo caso, sì, certo. Prima ho parlato di proiezione. Viviamo in un’epoca in cui le persone leggono un titolo e poi prendono una decisione, e la decisione è presa: ecco chi è quella persona. Viviamo in un mondo in cui non si considera mai il contesto. Non si scava mai sotto la superficie. Nel mondo stanno accadendo cose davvero drammatiche, molto complicate, che la gente riduce a qualcosa di molto, molto facile da mandare giù. A volte senza neanche masticarlo: lo ingoi e basta. Ma spesso non si conosce la vera storia. Io preferisco stare zitto, piuttosto che parlare a sproposito di qualcosa di molto complicato.

Vedi Patriota come un bambino “interrotto”?
Quando le persone iniziano a subire traumi o a usare droghe molto presto, si spengono emotivamente. In questo caso, abbiamo di fronte un uomo che fisicamente è il più forte del mondo, ma che io ho sempre visto come il personaggio più debole della serie, perché emotivamente e psicologicamente ha un sacco di mancanze. È come se rimasto bloccato ai suoi 12 anni, o forse anche meno. E io, noi, lo guardiamo con un po’ più di comprensione nella quarta stagione. Credo che questo renda il personaggio un po’ più empatico: è un uomo con un disturbo mentale, ferito, ne ha passate tante, e il modo in cui tutto questo si manifesta in lui è la parte più importante. Quello di The Boys è un universo amplificato e molto estremo, ma tutto si ricollega a qualcosa che mi sta personalmente a cuore e che ho voluto cercare di onorare il più possibile, e cioè i danni e i problemi di salute mentale che derivano dal tipo di trattamento che le persone come lui hanno subìto. E tutti noi lottiamo [per traumi come questi]… Mi interessa il modo in cui funzioniamo, il danno che abbiamo subìto. E credo che questo sia il motivo per cui tanta gente stranamente si immedesima in questo personaggio. Altri invece si sono sbagliati, considerandolo un eroe…

In una certa misura succede ancora.
Be’, è sbagliato. Patriota non dovrebbe essere un eroe per nessuno, ma molte persone dicono di provare sentimenti molto contrastanti nei suoi confronti perché fa tutte queste cose orribili, ma al tempo stesso cerca disperatamente di essere un buon padre. Ama sinceramente suo figlio, solo che non sa come fare. Perché come potrebbe? Non è mai stato amato.

In tanti pensano che ti meriti un Emmy per il tuo lavoro in questa serie.
Non m’interessa, amico. Invecchiando, le mie ambizioni sono cambiate. E mi rendo conto dei meccanismi che stanno dietro a queste cose, della “politica” e di tutto il resto. Penso solo: buona fortuna a tutti. Non è un premio a motivarmi.

Ora stai forse cercando ruoli attraverso cui dimostrare che puoi interpretare anche l’uomo più gentile e meno minaccioso del mondo?
Non lo so. Non so più cosa sto cercando. Perché, alla fine, a interpretare questo tipo di personaggi mi diverto moltissimo…

Da Rolling Stone US

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