Gene Simmons dei Kiss è «un grande fan» degli Oasis e delle loro strategie marketing. Ha conosciuto Liam Gallagher in un hotel. «Ci siamo incontrati e ci siamo fatti reciprocamente i soliti convenevoli», racconta in una nuova intervista concessa a Forbes. «Un po’ mi ha preso in giro convincendomi che aveva battezzato uno dei suoi due figli, che si chiamano Gene e Lennon, in mio onore. Ne dubito, ma quella volta mi ha convinto».
Oltre ad augurare ai fratelli Gallagher buona fortuna e a paragonare il loro rapporto un po’ a quello di Caino e Abele e un po’ a quello delle coppie nelle band come Lennon-McCartney e Jagger-Richards che «dopo un po’ si allontanano, ma poi tornano assieme», Simmons ha commentato le critiche mosse dai fan agli Oasis per il prezzo dei biglietti troppo alto per via del dynamic pricing.
Alcuni fan, dice l’intervistatore, si sono sentiti traditi o pensano di avere il diritto a comprare un biglietto a un prezzo ragionevole. «Hanno il diritto, sì, ma ad andare a fare in culo», risponde Simmons. «Hai tu il potere nelle mani, è domanda e offerta». Qualcuno, dice il musicista dei Kiss, «si chiude in una stanza e cerca di capire fino a che punto può tirare l’elastico», ovvero qual è il prezzo massimo che si può fissare per i biglietti. «E indovinate che cosa succede se la gente non compra i biglietti? Il prezzo scende. È il capitalismo! Se non volete pagare quella cifra, non andateci».
Chi si lamenta ha trasformato per Simmons i social in strade incasinate «come quelle in Italia e in Francia, e senza un vigile» che diriga il traffico. Ma non ci sono solo quelli che «vogliono attirare l’attenzione». Ci sono anche le persone più tranquille che «votano coi loro soldi. Non vi piace il prezzo dei biglietti? Non comprateli».