Robert Smith dei Cure sui prezzi dei biglietti: «Gli artisti che si nascondono dietro al management sono stupidi o mentono» | Rolling Stone Italia
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Robert Smith dei Cure sui prezzi dei biglietti: «Gli artisti che si nascondono dietro al management sono stupidi o mentono»

Pronto, Oasis? E poi: la quantità di soldi «scioccante» che si fa col ticketing, il dynamic pricing che «è una truffa», le rockstar che non hanno bisogno «di guadagnare quelle cifre», il rapporto di fiducia coi fan

Robert Smith dei Cure sui prezzi dei biglietti: «Gli artisti che si nascondono dietro al management sono stupidi o mentono»

Robert Smith

Foto: Sam Rockman

Lo avevamo scritto un anno e mezzo fa: Robert Smith dei Cure è diventato il simbolo della lotta al caro biglietti. Non solo ha detto più volte che il dynamic pricing, ovvero il sistema che permette di variare il prezzo dei biglietti dei concerti in base alla domanda, è una truffa. Si è espresso contro le speculazioni che avvengono sul mercato secondario dove i biglietti vengono rivenduti a prezzi assordi e ha operato per limitare le commissioni, ottenendo dei rimborsi per gli acquirenti, ha tenuto i prezzi dei biglietti dei Cure sotto una certa cifra.

Ora Smith è tornato sull’argomento nel giro di interviste per il lancio del nuovo album dei Cure Songs of a Lost World, che uscirà il 1° novembre (qui la nostra recensione). «Sono scioccato da quanti soldi si fanno» col ticketing, ha detto al Times. «Non abbiamo bisogno di fare tutti quei soldi. Le discussioni che ho fatto con l’etichetta sono tutte relative a come tenere i prezzi bassi».

L’unica ragione per alzare i prezzi è se il gruppo è in qualche modo alla frutta, dice Smith. «Se credi che da qui a un anno sarai ancora in giro, vuoi che che la gente si goda il concerto e che torni. Non metti certi prezzi anche se il mercato te lo permette. Coi soldi che la gente risparmia sui biglietti ci compra da bere o del merchandise. Se c’è buona volontà, le persone torneranno. È una vibrazione positiva che si autoavvera e non capisco perché non lo facciano più artisti».

Impuntarsi per stabilire i prezzi dei biglietti è per un artista tutto sommato «facile, però bisogna essere testardi. Non abbiamo dato il permesso di usare il dynamic pricing perché è una truffa. E sparirebbe se tutti gli artisti dicessero: non lo voglio! Ma la maggior parte degli artisti si nasconde dietro al management: “Oh, non lo sapevamo”. Lo sanno tutti. Se dicono che non lo sanno, o sono stupidi o mentono. È una questione di avidità».

Smith non fa nomi, ma quando è scoppiata la polemica sull’uso dei dynamic pricing nella vendita dei biglietti degli Oasis nel Regno Unito, i Gallagher hanno dichiarato che «deve essere chiaro che gli Oasis lasciano le decisioni su come vendere i biglietti e a che prezzo ai loro promoter e management. [La band] non è mai stata conoscenza che il dynamic pricing sarebbe stato utilizzato».

A proposito di Oasis, il governo dello Stato di Victoria, in Australia ha deciso che i concerti dei Gallagher a Melbourne del 2025 saranno un «major event», il che significa che i biglietti saranno protetti dalle leggi anti-bagarinaggio previste per quel tipo di evento. Prevedono tra le altre cose che non si possano rivendere i biglietti per un valore superiore al 10% di quello iniziale, pena multe salate.

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