«Faccio molta fatica a credere che la maggioranza degli elettori americani abbia rieletto un noto imbroglione». Inizia così il post che Thurston Moore (Sonic Youth) ha dedicato alle elezioni presidenziali americane vinte in modo netto da Donald Trump.
«Il culto che lo circonda» scrive il musicista «ricorda innegabilmente l’ascesa al potere di un certo tiranno tedesco nel 1933. A prescindere da ciò, quanto accaduto rafforza senza dubbio l’agenda del Klu Klux Klan e mette in movimento il fondamentalismo cristiano come indicato nel Project 2025. Quindi… sul serio? È questo che la maggioranza del Paese ha scelto? Mi sento decisamente disconnesso, se non del tutto incredulo».
Moore non è certo l’unico musicista che in queste ore si è espresso sulle elezioni. Cardi B ha postato un «vi odio tutti», per la precisione un «I hate y’all bad». Se l’è anche presa con gli Stati del Sud dicendo in un video poi cancellato «ecco perché avete gli uragani».
Bette Midler ha citato il giornalista e saggista Henry Louis Mencken: «Man mano che la democrazia si perfeziona, la carica rappresenta sempre più strettamente l’anima del popolo. Ci muoviamo verso un alto ideale. In un giorno grande e glorioso la gente comune esaudirà finalmente il suo desiderio e la Casa Bianca sarà abitata da un vero e proprio idiota».
L’attrice Lili Reinhart si dice scioccata di avere visto milioni di persone votare per un uomo colpevole di abusi sessuali, mentre Jamie Lee Curtis scrive: «Lottare per le donne, per i figli e per il loro futuro, lottare contro la tirannia, un giorno alla volta. Una lotta alla volta. Una protesta alla volta. Ecco cosa significa essere americani».
«Perché? Dimmi perché», scrive Christina Applegate. «Mia figlia sta singhiozzando perché i suoi diritti di donna potrebbero essere tolti. Perché? E se non siete d’accordo, per favore non seguitemi». Per John Cusack «il fatto che il Paese scelga di autodistruggersi votando un pregiudicato stupratore e nazi è un segno di totale nichilismo, per usare un eufemismo». Rosanne Cash, musicista e figlia di di Johnny, scrive che «avevo una certa idea dell’America. Mi sbagliavo. Ma amo ancora quell’idea e forse mi sbaglio solo in questo momento storico». E alle generazioni più giovani dice: «Resistete a ciò che sta per arrivare. Io sono con voi».
È molto duro anche il regista di Don’t Look Up Adam McKay, ma con la strategia dei democratici: «Chi l’avrebbe mai detto che mentire per due anni sulle capacità cognitive di Biden, rifiutarsi di fare una convention aperta, non menzionare mai l’assistenza sanitaria pubblica e appoggiare il fracking, i Cheney e un massacro di bambini a Gaza durato un anno non sarebbe stata una strategia vincente?».
Tom Morello ha ritwittato McKay e ha commentato con un «non ha torto» la riflessione dell’antropologo Jason Hickel: «Tutte le interpretazioni sono corrette, ma spesso non centrano il punto. Sì, è stato folle per i democratici pensare di poter vincere presentando una candidata senz’anima, senza un briciolo di visione politica progressista, cercando l’approvazione dei falchi della guerra neocon che tutti odiano, mentre armavano e finanziavano un genocidio, e sminuivano chi protestava. È irritante che i democratici siano così presuntuosi e ciechi di fronte a tutto ciò. Ma questi sono solo sintomi. La realtà più profonda è che il liberalismo ha fallito, è morto».