Da ‘Dahmer’ a ‘Grotesquerie’, Niecy Nash-Betts ha imparato a fare i conti con l’orrore | Rolling Stone Italia
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Da ‘Dahmer’ a ‘Grotesquerie’, Niecy Nash-Betts ha imparato a fare i conti con l’orrore

E dire che l’horror non le piace nemmeno. Vinto l’Emmy con la miniserie su uno dei serial killer più spietati d’America, l’attrice torna a collaborare con Ryan Murphy per un nuovo poliziesco tinto di dark. In cui, tra un delitto e l’altro, ha anche il tempo di innamorarsi di “Mr. Taylor Swift”, ovvero Travis Kelce

Da ‘Dahmer’ a ‘Grotesquerie’, Niecy Nash-Betts ha imparato a fare i conti con l’orrore

Niecy Nash-Betts in ‘Grotesquerie’

Foto: FX

Niecy Nash-Betts non ama l’horror. È quindi difficile comprendere la sua decisione di interpretare una detective alcolizzata nella serie horror Grotesquerie (su Disney+ dal 13 novembre, ndt), che si apre con una famiglia assassinata legata e impagliata come un maiale arrosto. Ma di fronte all’irresistibile sceneggiatura di Ryan Murphy – con cui ha collaborato quattro volte dal 1999 – e al ruolo di produttrice esecutiva, come avrebbe potuto dire di no?

La serie segue la detective Lois Tryon, che recluta una suora (Micaela Diamond) per aiutarla a indagare su una serie di efferati omicidi. Mentre i cadaveri si accumulano, la figlia di Lois, Merritt (Raven Goodwin), lotta contro un disturbo alimentare, suo marito Marshall (Courtney B. Vance) entra in coma e lei si innamora di un inserviente dell’ospedale di nome Ed (Travis Kelce). E c’è almeno un grande colpo di scena lungo la strada. Per distrarsi dal melodramma, dalle viscere e dal sangue, Nash-Betts racconta di aver scherzato sul set con Kelce e Goodwin e di aver girato dei video per TikTok con i membri della troupe tra una ripresa e l’altra.

«Serve un sacco di energia per dare agli altri la versione “divertente” di te, e al tempo stesso interpretare questa persona distrutta che sta vivendo un grande trauma», dice a proposito delle riprese. «Quindi sono tornata a casa stanca. Molto stanca».

Negli ultimi dieci anni, Nash-Betts si è destreggiata abilmente tra commedia e dramma, interpretando ruoli diversi come l’attivista per i diritti civili Richie Jean Jackson in Selma – La strada per la libertà; Delores Wise, madre dell’adolescente sotto accusa Korey Wise, nella serie di Ava DuVernay ispirata alla vicenda dei Central Park Five, When They See Us; e la vicina di casa nonché informatrice della polizia Glenda Cleveland in Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, per la quale ha ottenuto il suo primo Emmy. È stata la proprietaria di un centro estetico truffaldino in Claws e un’agente nella satira poliziesca Reno 911.

«La cosa importante per me è che quando si guarderà indietro, quando sarò morta e non ci sarò più, si vedrà l’ampio raggio dei ruoli che ho interpretato», dice Nash-Betts. «È questo l’importante. Non sono una da una botta e via: voglio che nella mia filmografia ci sia qualcosa per tutti».

FX's GROTESQUERIE | Trailer Ufficiale | Disney+

In Grotesquerie, Lois passa da detective che affronta una serie di macabri omicidi a paziente in coma. Cosa significa passare da un estremo all’altro in questo modo?
Facciamo la conoscenza di Lois quando è in piena dipendenza. È un’alcolista, e quando hai quella malattia è difficile capire [che sei dipendente]: non lo sai mai. Dovevo sempre fare i conti con Ryan: “In che stato si trova oggi? Ha i postumi della sbornia? È ubriaca? È brilla? Vuole davvero bere e questo è il motivo della sua rabbia?”. È qualcosa che abbiamo costruito durante tutto il suo viaggio. Cercare di seguire questo aspetto e di farla però rimanere ancorata alla realtà è stata una sfida.

Ci sono state scene difficili da digerire?
Il mio lavoro è far sì che le parole che devo recitare siano sempre reali. Quindi, quando ero seduta a tavola completamente ubriaca e stavo parlando con Ed e Merritt, interpretati da Travis Kelce e Raven Goodwin, e dovevo dire loro tutte quelle cose cattive, ne restavo sconvolta, ma Lois non doveva sembrarlo. Quella era la vera sfida. Non posso far sembrare a chi recita con me che la mia ira è reale.

Quando Lois si trova in uno stato mentale particolarmente delicato, immagina che Merritt sia la star di una serie intitolata Half-Ton Trauma e inizia a rivolgerle commenti molto cattivi.
Abbiamo affrontato molte cose che stanno accadendo nel mondo. Il fat-shaming, come in quel caso, ma anche le donne che non hanno potere sul proprio corpo, il cambiamento climatico… E al centro di tutto questo c’è una donna nera che cerca di liberare il mondo dal male. È come se vivessimo tutto in tempo reale.

Anche la religione è un tema centrale, soprattutto il suo potere di influenzare e manipolare i popoli.
Oh, sì, è verissimo.

La serie si è rivelata molto attuale a causa delle elezioni presidenziali: parlavi di cambiamento climatico, ma ci sono anche riferimenti al dibattito sull’aborto. Perché era importante che la serie uscisse in autunno?
È quello che fa l’arte: parla di quello che sta accadendo nel mondo, è lo specchio dei tempi. Quello dell’aborto è un tema che si ritrova in tutta la serie. Ryan non si sottrae a nulla.

Com’è stato lavorare con Travis Kelce?
Adoro Travis. Ci siamo appena sentiti al telefono. Amo la sua famiglia. Amo sua madre, e sono una fan del suo [podcast] con suo fratello Jason. È una persona adorabile e ci tiene a fare le cose bene. Mi ha fatto ricordare quando ero un’attrice alle prime armi e non vedevo l’ora di entrare a far parte di questo mondo. Ho avuto l’opportunità di andare a trovarlo sul “posto di lavoro” e di vederlo giocare per i [Kansas City] Chiefs. Penso che sia semplicemente fantastico.

Cosa ti è passato per la testa quando ha capito che il tuo personaggio avrebbe avuto una relazione sentimentale con lui?
L’unica cosa che ho pensato è stata: “Ok, Ryan, ne parliamo soltanto o lo facciamo vedere?”. Alcune persone hanno dei fan letteralmente pazzi. Io sono sempre professionale, e anche lui è totalmente professionale, ma volevo capire come sarebbe andata a finire. Diciamo che sappiamo cosa è successo tra loro, ma che in scena non lo vediamo.

Travis Kelce con Niecy Nash-Betts sul set di ‘Grotesquerie’. Foto: FX

Questo non è il tuo primo police procedural. Hai interpretato una vice-poliziotta in Reno 911 e un’altra detective in The Rookie: Feds. Questi ruoli hanno influenzato la tua interpretazione di Lois?
Non ci ho mai pensato. Mi è venuto in mente solo in questo momento che Raineesha [di 911] e Simone [di Feds] erano truccatissime, per essere delle poliziotte! In particolare, il superpotere di Simone era essere sexy.

Il che è molto interessante, perché Lois in Grotesquerie è il tipo di ruolo che ci si aspetterebbe fosse scritto per un uomo bianco di mezza età.
È un ruolo tipicamente riservato a qualcuno che non mi assomiglia. La mia speranza era quindi che il risultato facesse pensare: “Oh, forse possiamo pensare in modo diverso quando leggiamo copioni come questo. Forse possiamo capovolgere questi stereotipi e fare scelte inedite, con una lente diversa, e vedere cosa otteniamo”.

In When They See Us interpretavi la madre di Korey Wise, condannato ingiustamente nel 1989 per il caso della jogger di Central Park. Perché hai voluto partecipare a quel progetto?
Sono stata ossessionata dalla storia degli Exonerated Five dal momento in cui ne ho sentito parlare, e ho letteralmente mandato messaggi, telefonato, cercato di contattare in tutti i modi Ava [DuVernay] per dirle: “Sarò chiunque tu vorrai in questa serie. Posso fare un provino per qualunque ruolo. Voglio solo partecipare a questa storia, perché sono ossessionata da quello che è successo a quei ragazzi”. E lei: “Davvero? Allora ti dico questo: sarai la madre di Korey”. Era una benedizione e una responsabilità essere su quel set, sentivi l’onore e l’onere di voler fare le cose per bene.

E Dahmer?
Ho detto sì a Dahmer prima ancora di sapere cosa fosse. Ryan Murphy mi ha chiamata e mi ha detto: “Ho una cosa che voglio che tu faccia”. E io ho risposto: “Ok”. Poi mi ha mandato il copione e io ho pensato: “Cazzo! È questo che faremo?”.

Niecy Nash-Betts in ‘Dahmer – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer’. Foto: Netflix

Il tuo primo ruolo in un progetto di Ryan Murphy è stato quello di un’aragosta parlante nella serie per ragazzi Popular. Com’è stato lavorare con lui nel corso di questi 25 anni?
È un grande partner sul lavoro, è così creativo. Non so ancora come funzioni la sua mente: come fai a inventarti certe cose? Per molte persone è un tipo misterioso, intoccabile. Arriva sul set e la gente è in soggezione, mentre io dico solo: “Ehi, Ryan, come va?”. Lo amo come persona e non potrei chiedere un partner migliore.

Serie come Dahmer e Grotesquerie, che mettono al centro i serial killer, portano una grande dose di gore. C’è qualcosa di eccessivo a volte, secondo te? Ha mai la sensazione che Ryan dovrebbe porsi dei limiti?
La risposta breve è: no. Non la penso così. C’è così tanta arte nel mondo, ed è sempre molto soggettiva, e tu ti concentri su ciò che ti interessa. Questo è il punto centrale dell’arte, non si devono mettere confini. Bisogna lasciare la mente aperta. Questi generi non esisterebbero se la gente non li amasse. La maggior parte delle persone non passa davanti a un incidente e distoglie lo sguardo. Tutti rallentano. Vogliono vedere cosa succede.

Cosa ti piace guardare?
Ad essere sincera, e so che può sembrare assurdo, non mi piace l’horror. Ma sono ossessionata dai crimini veri.

In Grotesquerie, Lois dice: “I sogni sono la cosa più vicina alla verità”. Hai realizzato i tuoi sogni?
Li vivo ogni giorno: amare, essere amata e poter fare il lavoro per cui sento di essere nata. Non prendo il mio lavoro alla leggera. Non cerco la fama: ci sono molti attori bravissimi che lavorano e che non sono famosi e non hanno la mia stessa fortuna. È una grandissima passione, e sono grata ogni singolo giorno di aver risposto a quella chiamata interiore.

Da Rolling Stone US

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