BigMama ci aveva avvisati nel 2021 con un pezzo che, risentito adesso, sembra incarnare perfettamente le sue aspirazioni: “Dicono che sono troppo / Quando parli, parli troppo / Quando ridi, ridi troppo / Quando mangi, mangi troppo / Sono too much”. Oggi, quando ci confessa che il suo obiettivo non era diventare una queen del rap, ma «una showgirl a 360 gradi», quelle barre appaiono lungimiranti. E immaginiamo una piccola Marianna Mammone che da San Michele di Serino, borgo di poco più di 2000 abitanti in provincia di Avellino, un giorno vede passare nel cielo un dirigibile con la scritta “The World Is Yours” in stile Scarface. Fatto sta che, nonostante le difficoltà, non ha alcuna intenzione di frenare: «Sono consapevole di trovarmi sulla rampa di lancio. Se mi fermo cado all’indietro».
Il 2024 è stato un anno cruciale per lei con la partecipazione a Sanremo, la conduzione del Primo Maggio, collaborazioni pop con Alessandra Amoroso e Paola & Chiara, la vittoria del Premio Lunezia e le ospitate in tv in contesti lontani dall’hip hop. E se anche l’album uscito dopo Sanremo, Sangue, non è andato come sperava, non si abbatte: «Ci vuole tempo per essere capiti».
Così ha deciso di chiudere con un concerto all’Alcatraz, il 14 novembre, perché è convinta che «quando mi succede qualcosa di brutto, in realtà è solo l’avviso che seguirà qualcosa di migliore». In vista di quest’altra tappa per «prendersi il mondo e tutto quello che c’è dentro» (Tony Montana style), ci ha raccontato com’è cambiata la sua vita dopo il successo e il momento di crisi. Perché su Instagram ha un solo video dei primi freestyle e come mai il rap è diventato «un accessorio». Ha ammesso che, se le cose non dovessero cambiare, pur di avere una famiglia è pronta a lasciare l’Italia. E che l’unica cosa che le manca, per ora, è un pezzo con Salmo.
Per fare questa intervista abbiamo cambiato giorni e orari più volte perché eri piena di impegni e scadenze, il che dimostra quant’è cambiata la tua vita. Eri pronta a tutto questo?
Ero pronta. Sto capitalizzando il lavoro e le esperienze fatte durante la gavetta. E poi sono una che non si stanca mai di interviste, concerti, collaborazioni, programmi, progetti coi brand. Anche se è tutto molto impegnativo, non dico mai «oddio che fatica». Guardandomi alle spalle non penso allo stress e spero che il prossimo anno sia ancora meglio.
Sono andato a vedere i tuoi primi post su Instagram e ho trovato un solo freestyle. Quando lo rivedi, se lo rivedi, cosa pensi della Marianna di allora?
Penso a tutte le cose che ho dovuto fare per arrivare dove sono oggi. Tutti quei passi, anche se molti erano piccoli, mi sono serviti tantissimo. Il profilo Instagram era pieno di freestyle, li ho tolti tutti tranne quello perché rappresenta un momento di transizione fondamentale della mia vita. Indossavo una parrucca perché stavo facendo la chemioterapia (le era stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin, nda). Stare di fronte alla videocamera del cellulare e fare un freestyle che spacca, nonostante fosse il momento peggiore della mia vita, descrive al 100% chi è Marianna.
Qual è stato il tuo momento migliore quest’anno?
Sicuramente Sanremo, ha segnato tutto il resto.
E il peggiore?
Siccome sono una persona molto ambiziosa, quando credo in qualcosa e mi si sgretola di fronte ci resto molto male. Il momento in cui ho sentito la delusione più forte è stato quando non sono passata tra gli artisti di Sanremo Giovani. Non riuscivo a spiegarmi il perché, visto che, secondo me, avevo dei bellissimi pezzi. Ho passato un periodo piuttosto buio, pieno di ansie, nel quale mi ripetevo che forse non valevo abbastanza, o che vedevo dell’oro dove l’oro non c’era. Poi sono stata presa da Amadeus tra i big di Sanremo, per cui evidentemente i miei pezzi brillavano più di quello che pensassi. Anche questo momento mi ha insegnato tanto.
Che cosa ti ha insegnato?
Ho capito che le cose brutte sono solo l’avviso che accadrà qualcosa di buono. Mi è già successo, quindi adesso ci credo fermamente.
Diversi tuoi colleghi, coetanei, a un certo punto però sentono il bisogno di fermarsi.
È una cosa che può colpire tutti. È estremamente umano avere bisogno di una pausa, di respirare, di staccare da situazioni che che ti stanno strette. Potrebbe accadere a me come a chiunque in qualsiasi contesto, non solo nella musica. Per ora non ci penso, perché sono consapevole di trovarmi sulla rampa di lancio. Per cui, se mi fermo, cado all’indietro.
Come ti spieghi che il tuo disco, Sangue, nonostante Sanremo e tanta tv, sia uscito dalla classifica dei primi 100 dopo appena quattro settimane?
Quando faccio musica la faccio per me e non accetto troppi compromessi. Credo di aver realizzato un album originale, che mi rappresenta ed ero pronta al fatto che ci sarebbe voluto un po’ di tempo per essere capita. Ma vedo che passo passo si avvicinano sempre più persone.
È per questo che hai svoltato verso il pop con le collaborazioni con Alessandra Amoroso e Paola & Chiara?
No. La musica è frutto di una continua crescita e di un continuo cambiamento. Non posso rimanere per sempre la ragazzina che rappava perché era arrabbiata con il mondo. Ho tanto altro da dire.
Per chi viene dal rap, come te, partecipare a trasmissioni televisive nazionalpopolari dove ti abbiamo vista ospite, non rischia di essere controproducente?
La vita è fatta per crescere. Io avevo avuto un sogno: diventare una showgirl a 360 gradi. Ho cominciato dal rap perché avevo bisogno di parlare di una realtà molto cruda e il pop non era nelle mie corde. Ma ho cercato, fin dall’inizio, di mantenermi a metà tra un contesto hip hop e un altro che è più legato alle sensibilità queer. Quindi un giorno andavo a fare live con i rapper e un altro con gli attivisti. Crescendo e accumulando esperienza, oggi ti posso dire che quando mi trovo in un contesto estremamente rap non mi sento a mio agio come in altri contesti.
Come mai?
Perché il pubblico è molto critico, poco aperto a vedere una persona sul palco rispetto a quello che si aspetta e meno disposto ad ascoltare una voce femminile o sonorità più ampie. Per questo, a un certo punto, ho iniziato a sperimentare verso altri generi più urban, più cantati, che mi rispecchiano molto di più. Sapendo sia scrivere che cantare, per me ora il rap è un accessorio che fa parte di altre capacità che ho. Non lo utilizzo come unica skill, sarebbe limitante. Stesso discorso per i programmi che citavi prima. Io nella vita voglio fare tutto, saper partecipare a qualsiasi situazione, essere davvero una showgirl. Quindi condurre una trasmissione, recitare in un film o in teatro, andare in studio a scrivere e comporre e salire su qualsiasi palco e cantare come ho sempre fatto. Solo così si diventa, alla fine, un animale da palco. Anch’io quando ero più giovane volevo ascoltare solo musica alternativa e il resto lo consideravo fuffa. Crescendo ho capito che chi si chiude in una nicchia non evolve. Quindi oggi quel tipo di persona non è più un mio ascoltatore.
A chi pensa che questa svolta sia dovuta alle difficoltà nel mondo della musica come risponderesti?
Di venire all’Alcatraz il 14 novembre, amori miei.
Ho notato che, nonostante tu abbia fatto tantissime cose quest’anno, non ci sono gossip sul tuo conto. Hai una tecnica particolare per sfuggirgli?
La mia tecnica è solo una: io sono Marianna sempre, 24 ore su 24. Quando faccio delle battute è perché sono stata abituata a farle, non per fare la simpatica. Sui social parlo di tutto senza problemi, della mia sessualità o delle relazioni che ho, perché sono consapevole che può aiutare delle persone che mi seguono e vivono la loro, di sessualità o di relazione, come una gabbia. Dico tutto quello che mi succede e, quindi, con me il gossip ha poco margine. Poi, naturalmente, ci sono cose private che voglio tenere per me e non c’è modo di farle uscire, anche perché al massimo le conoscono i miei genitori, i miei fratelli e la mia ragazza.
Hai ricordato spesso di avere una bella e numerosa famiglia alle spalle, ma pensi mai che, per te e la tua ragazza, sarebbe difficile in Italia poterne metterne in piedi una vostra?
Come no, ci penso quasi quotidianamente. Sono una donna del sud e vengo da una bellissima famiglia con papà, mamma e quattro figli, molto unita, con una casetta tutta nostra. E io vorrei avere la stessa cosa con la mia compagna, ricreare quel nucleo familiare nel quale mi sono trovata benissimo. Se sono felice è perché se ho bisogno e alzo la cornetta e trovo tantissime persone pronte a darmi una mano. Quando siamo in pochi in casa noi siamo in sei.
Infatti sei in prima linea nelle battaglie come attivista LGBTQ+.
Sì, anche se non penso che una mia canzone possa cambiare il governo o le leggi. Però sono convinta che, piano piano, quando batti sul ferro, il ferro prende la forma che vuoi tu. E al governo prima o poi capiranno che non c’è nulla di male nell’amore e nell’avere pari diritti come tutti gli altri. Se potessi cambiare le cose, lo farei subito. Non potendo, mostro la mia vita come qualcosa di estremamente sereno. Non ho niente di speciale rispetto ad altri, sono solo fidanzata con una ragazza e non vedo come mi renda diversa dalle coppie etero. Il mio compito è parlare apertamente di quelli che voglio siano i miei diritti come persona che fa parte della comunità LGBTQ+ e per ora faccio la mia parte così.
E se le cose non dovessero cambiare?
Mi dispiacerebbe andarmene dal mio paese, perché gli devo tutto. Sono nata qui, ma se mi dovessi trovare con le spalle al muro, prima o poi deciderei di andarmene.
Visto che non hai segreti, hai parlato anche di aver subito in passato bullismo e body shaming. Ma rispetto a qualche anno fa qualcosa è cambiato?
Sono estremamente positiva in questo senso. Trovo che sia cambiato tutto e in modo molto significativo. Lo vedo nei miei fratelli. Uno è più grande di me, e ha vissuto le mie stesse difficoltà. Due sono più piccoli, 17 e 18 anni, e hanno una mentalità molto più aperta di quella che avevamo noi alla loro età. Io e mio fratello più grande abbiamo vissuto una società che raccontava una verità diversa da quella che vivevamo. Si può essere apertamente gay nel 2024 con grande libertà, a parte alcuni casi spiacevoli che ancora succedono. Quand’ero piccola, ad Avellino, non avevo nessun amico che si dichiarava, i miei fratelli piccoli hanno amici apertamente omosessuali. Affrontare le cose con normalità è un grandissimo passo in avanti per le comunità piccole. Vale anche per l’informazione su bullismo e body shaming che prima non c’era. In tutto questo gli artisti che ci mettono la faccia, come me, cambiano le regole del gioco. Poi ci sono persone che rimangono indietro e se non vogliono cambiare rimarranno indietro. Io ce la metto tutta, ma se non ce la fanno proprio, affari loro.
Tra gli obiettivi raggiunti quest’anno, a parte quelli più noti, c’è l’aver conosciuto lo chef Antonino Cannavacciolo che per te era un punto di riferimento. Tanto che a Villa Crespi sei scoppiata a piangere. Ma la famosa pacca sulla schiena chi l’ha data a chi?
(Scoppia a ridere) Una delle esperienze più belle della mia vita. Lui è un mio idolo da sempre. Amo il mondo della cucina e lui è il mio mito. Mi hanno fatto una sorpresa. Ero a scrivere dei pezzi nuovi sul Lago d’Orta e mi hanno detto che la sera saremmo andati a mangiare in pizzeria. Infatti mi sono vestita casual. Invece mi sono ritrovata all’ingresso di Villa Crespi. Un’esperienza meravigliosa, mentre mangiavo mi veniva da piangere. Non era scontato che rimanesse a parlare con me. La pacca non gliel’ho data e non l’ho neanche chiesta, alle donne non la dà. Però mi ha dato tantissimi consigli su come cucinare, tanto che mi ha svoltato uno dei miei piatti preferiti.
Quest’anno hai vinto il Premio Lunezia per il valore musical-letterario del brano Veleno. D’ora in poi dovremo definirti anche cantautrice, o addirittura poetessa?
Poetessa non so, magari! Scrivo qualche poesia, ma adesso è ancora presto per farle leggere. Cantautrice sì, lo sono fin dall’inizio. Tutti i testi sono scritti da me, non me li ha mai scritti nessun altro. Anche perché non avrebbe senso. Ho cominciato a fare musica per il bisogno di sfogarmi. Il giorno in cui non avrò più niente da dire e sarà necessario chiedere aiuto ad altri, di BigMama cosa resterà? Devo accontentare il pubblico o me stessa? A livello melodico è bello poter lavorare con più persone, ma sui testi sono molto gelosa e nessuno me li tocca.
In vista del live all’Alcatraz del 14 novembre hai annunciato alcuni ospiti, tra i quali Noemi, Ensi, Sissi, Inoki, i Queen of Saba. Ma ci sarà anche qualcun altro, no?
Hai capito tutto, eh? Non sono i soli. Ci sono ancora nomi che non abbiamo spoilerato, però probabilmente arriveranno a breve (nel frattempo sono stati annunciati anche i nomi di Gaia, Myss Keta, Alessandra Amoroso, Nahaze, Camilla Magli, Estremo, ndr). Ci tenevo tantissimo a portare in questo live la mia storia, quindi invitando tutti i colleghi che porto nel cuore. Ognuno di loro ha segnato la mia crescita artistica e personale e infatti già so che mi emozionerò. Ci saranno momenti nei quali ripercorrerò le varie tappe della mia vita. C’è da aspettarsi altri nomi e qualcuno ha già indovinato…
Dimmi che c’è Salmo senza dirmi che c’è Salmo…
Eh, purtroppo Salmo non c’è. Te lo avrei urlato il suo nome!
Ma quando si decide a collaborare con te?
Glielo vorrei chiedere pure io! Però lo ammetto, quel passo verso di lui non l’ho ancora fatto perché lo amo così tanto come artista che quando glielo chiederò, se glielo chiederò, sarà perché avrò un pezzo alla sua altezza. Per ora non ce l’ho. Ma quando ce l’avrò glielo manderò e poi starà a lui dirmi se gli farà cagare o se gli farà piacere partecipare.
Se Salmo ci legge potrebbe farti una sorpresa e venire…
Come no, se viene lo faccio salire subito sul palco. Anche perché c’è una parte del concerto piano e voce dove ripercorro una precisa fase del mio percorso e tra i vari pezzi ce n’è uno anche di Salmo. Peccato che non ci sia Salmo…
Diciamoglielo insieme: Salmo, il 14 novembre BigMama ti aspetta all’Alcatraz.
Maronn, magari! Questa cosa potrebbe farmi schiattare sul palco…