Il report del concerto di Anna a Milano|Rolling Stone Italia
Una tipa come lei

Anna a Milano, una guerra generazionale in formato Disney

Per la prima delle cinque date al Fabrique, la rapper spezzina ha mostrato al suo giovanissimo pubblico (con genitori al seguito) che l’empowerment può avvenire anche senza proclami

Anna a Milano, una guerra generazionale in formato Disney

Anna al Fabrique

Foto: Giuseppe Craca

Ragazzine dai dieci, undici anni a salire, unghie finte lunghissime e colorate – vero segno di appartenenza alla tranquilla gang delle baddie di Anna Pepe – e qualche giovane “bad boy” col cappellino, così li chiama dal palco la rapper, più un esercito di genitori bodyguard sudatissimi a proteggere la prole dalla ressa di un Fabrique sold out (qui le foto).

È il lunedì sera della prima data milanese del tour di Anna, ma potrebbe essere un qualsiasi sabato pomeriggio della disco-adolescenza o l’animazione di quel grande villaggio vacanze che va dai lidi estivi della Riviera fino alle spiagge digitali di TikTok. Le hit, da BBE a Gasolina passando per Vetri neri e Cookies’N’Cream, hanno una coreografia di ballerini volutamente non pro, apparsi da qualche reel dei social, compresa una piccolissima baddie danzante – tra i 4 e i 5 anni – su cui mettere cuoricini nei video dei mille telefoni alzati in Rec.

Foto: Giuseppe Craca

Foto: Giuseppe Craca

È un lungo karaoke a ritmo ora trap, ora drill o disco, che ha come direttrice d’orchestra la ragazza della porta accanto diventata star che agita con disinvoltura la bacchetta dell’empatia, da vera dominatrice di palco: «raga è assurdo, sono troppo emozionata», «vi amo tutti», «vi piace il mio outfit?» (per la cronaca vestitino corto attillato rosa e Moon Boot di pelo). Insomma, manco a ribadirlo, Anna è il suo pubblico, “Anna una di noi”, anzi di loro, le ragazze. I maschi sul palco o sono ospiti al servizio dello show – Artie 5ive, Sfera Ebbasta e Tony Boy – o ballerini di contorno, comunque regalati al ruolo di Repetto nei live negli 883, scenografici e poco più.

Questo è il suo empowerment, niente proclami dal palco, giusto una rima di una sua canzone, Hello Kitty, più urlata delle altre – “non voglio questi uomini” – e due musiciste, una giovane pianista per Tonight e un’arpista emo per Una tipa come me. E se quando parte l’arpeggio sembra davvero di stare in un musical Disney, Anna è Mulan, è un personaggio manga, un avatar da videogame, e come loro intrattiene, portando il pubblico dentro una sceneggiatura che scardina le consuetudini del pop. Dopo esserci abituati a Elodie e Annalisa che spacciano femminismo salendo sui carri del Pride e che suonano allegre il loro pop consolatorio sanremese rinfrescato da producer di moda, è arrivata la giovane rapper di La Spezia a ribaltarlo, il carro: il capo vuole farlo lei dicendo le stesse cose che dicono i suoi colleghi maschi, un po’ di turpiloquio compreso per lo scorno dei genitori più bacchettoni presenti. Se l’ha fatto d’istinto, consapevolmente, o per un calibrato calcolo di marketing che vedeva ancora scoperta la figura della Cardie B (o Megan Thee Stallion, o Nicki Minaj, è uguale) italiana, questo non ci è dato di sapere.

Foto: Giuseppe Craca

Foto: Giuseppe Craca

Quello che è certo è la folla di ragazzine che cantando i pezzi di Vera Baddie – “So cosa vuoi fare tonight/ Non rispondo, sono too high” – stanno inconsapevolmente mettendo un muro tra loro e i padri/maschi più molesti delle generazioni precedenti. Una guerra generazionale con ritmi e storie di una serie tv per teenager, ma pur sempre guerra. E pensare che tutto è iniziato quasi 5 anni fa – sembra una vita, c’era la pandemia – con il fortunato singolo Bando. Quando si tratta di cantarlo sul palco lei lo introduce così: “Di solito non lo faccio mai perché mi cringia”. Come a dire: il passato (anche quello molto prossimo) cringia, il futuro è delle baddie, e se non capite, cavoli vostri.

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