Lasciare X non cambierà nulla, tanto vale combattere nel Colosseo come i gladiatori | Rolling Stone Italia
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Lasciare X non cambierà nulla, tanto vale combattere nel Colosseo come i gladiatori

Lucidate l’armatura per i combattimenti all’Anfiteatro Flavio (sponsored by Airbnb) tra fascisti e zecche rosse, celerini e guerrieri di sinistra anti Musk

Elon Musk Paul mescal

Elon Musk e Paul Mescal ne 'I Gladiatore II' di Ridley Scott

Foto: Taylor Hill/Getty Images (1), Paramount Pictures (2)

Alberto Piccinini: Ci andrai al cinema a vedere Il Gladiatore II? Io non lo so, non credo, puzza  di muffa, anni Zero, Totti e Derossi come cantava l’indimenticata Dark Polo Gang. Invece spingerei perché AirBnb in collaborazione con il Ministero della Cultura vada davvero in fondo al suo interessantissimo progetto Colosseo (hai letto, no?) e, dopo il restauro delle tribune, si metta a organizzare combattimenti di gladiatori fra turisti sorteggiati dalla piattaforma. Combattimenti veri, intendo. Squid Game (a proposito, hai visto che Squid Game è tornato nel nuovo spot di MasterChef e Sky? Vorrà dire qualcosa). Un impiegato delle assicurazioni della Florida contro un venditore di macchine sudcoreano, un fioraio di Budapest contro un ereditiero di Nantucket. Con le spade, gli elmi, gli scudi, le reti. Niente donne, no inclusività, no Imane Khelif. Solo uomini di mezza età, potenziali elettori di Trump, buttati nell’arena dopo un’opportuna infarinatura e l’allenamento curato dai vecchi militanti della sezione FdI di Colle Oppio – che sta lì in posizione strategica davanti al Colosseo, lo sanno bene i romani. E se mancassero i leoni incazzati, butta dentro pure quattro pitbull cresciuti in sezione. Chi vince si guadagna la vacanza. Chi perde, muore. Fine. Bisognerà pure affrontare il problema dell’overtourism. Ma sai che ti dico? Adesso che stanno per cominciare le prime retate, perché non si organizzano proprio dentro il New Colosseo i combattimenti tra zecche rosse e Casa Pound, zecche rosse e celerini, radical chic contro elefanti, tigri del bengala, serpenti boa? Chi vince sticazzi, tanto dopo ti riportano in galera lo stesso.

Giovanni Robertini: Certo, ci manca solo un commentatore tecnico all’altezza. Non penso a Pardo, Adani, Caressa, al limite allora Cassano, o Dan Peterson, che si è rivelato trumpianissimo, sarà l’età. Ci vorrebbe la Zanzara di Cruciani e Parenzo, o meglio ancora qualche verbosissimo podcast di interviste, tipo Gazzoli o Tintoria, in cui anche il più bifolco in due ore ha la possibilità di rifarsi una reputazione raccontando del primo bacio con la compagna di classe o della sua fobia per i ragni. Alla fine gli unici a perdere sono gli ascoltatori che, sfranti dal fiume di parole, avranno per sempre un pezzo del loro hard disk neuronale occupato dalla notizia del luogo più strano dove ha fatto la cacca Arisa. Armi di distrazione di massa, sempre quelle. In confronto anche i trucissimi dissing dei trapper sono chiacchiera da bar, è il ronzio di fondo infinito che ci ammazza. Per questo ti consiglio l’ultimo doppio album, concettuale ovviamente, di Nicolas Jaar. Il progetto nasce da un lavoro commissionato a Jaar dal Museo della Memoria di Santiago per una mostra sul regime di Pinochet ed è diventato prima uno spettacolo radiofonico distribuito su Telegram e poi un disco pubblicato su Bandcamp, Piedras. Il programma radio, nel concept artistico, veniva trasmesso da un misterioso gruppo anarchico che aveva reciso i cavi internet sottomarini facendo sprofondare il mondo in un altro in cui l’unico mezzo di comunicazione erano le onde FM. Queste onde ora, nel disco, sono invase da fantasmi dei cileni fatti sparire sotto il regime e dei palestinesi morti. Che il nuovo Jaar sia uscito proprio nel giorni della vittoria di Trump e quindi di Musk, sembra un’interessante coincidenza.

AP Anch’io, come quasi tutti questa settimana, mi sono aperto l’account su Bluesky. Te non ti ho ancora visto, eppure con Threads eri stato più pronto. Niente, adesso siamo tre o quattro amici, stiamo lì a far passare il tempo. Comunque è stata un cosa interessante dal punto di vista delle potenzialità strategico-politiche. L’estensione istantanea delle reti social. In poche ore: dal primo post di un’amica su Bluesky, Musk non mi avrai, la mia decisione di ribellarmi al miliardario ketaminico, l’alternativa tra lasciare aperto ma inattivo l’account X oppure chiuderlo postando sugli altri social la schermata nera del logout, fino alla valanga trend topic in cui Piero Pelù ed Elio e le Storie Tese guidavano l’esodo dalla piattaforma. Qui ho capito che le cose si stavano mettendo male. Dopo pochissimo sono arrivati anche i post e gli elzeviri che prendevano per il culo l’attivismo di sinistra. Roba de Linkiesta, Il Foglio, Libero, La Verità, tutta bella gente. Chi ti credi di essere? Charlie Chaplin? Credi che Musk si preoccuperà di te? Credi che la tua briciolina sposterà qualcosa? Eccetera. Ecco, quello che fa arrabbiare non è lo stato della democrazia nell’era dei social, ma questo preventivo additarci come sfigati, poveri illusi. Intendiamoci, sarà pure così, non discuto. Ho letto anch’io su Rolling Stone il dignitoso lamento di Cristiano Godano sui tempi che ci troviamo a vivere e l’impossibilità che il rock’n’roll possa servire ancora a salvare qualche vita. Solo io l’ho trovato troppo lungo? Dolorosamente lungo. Quando Godano spiega che gente che inneggia al comunismo in giro non se ne vede e invece il fascismo è una roba storicamente più concreta, appellandosi alla ragione e persino all’Illuminismo, vabbè risparmia il fiato. C’è bisogno di concretezza. Sono combattivo come vedi. Non so più se dire combattivo o rassegnato. C’è bisogno di rassegnazione, anche. Sì, sono pronto a scendere nell’arena del New Colosseo. Vorrei soltanto portarmi un vecchio walkman per andare al massacro con qualcosa nelle orecchie. Ma cosa? Ci penso. “Playlist per scendere nell’arena del New Colosseo, zecche rosse vs celerini, no Meloni day”, tra poco la trovate su Spotify.

GR L’ho letto anche io Godano e sono arrivato alla fine, quando dice che quelli come lui al mondo d’oggi passano per degli «sfigati di sinistra», rischiando il «confinamento in una nicchia quasi eversiva». Alla fine credo che quella nicchia, spesso autocompiaciuta, Boomer ai limiti della legalità, non sia altro che la bacheca di Facebook, dove continuano comunque ad arrivarmi gli auguri di compleanno di zii e cugini, che mai si sognerebbero di additarmi come illuso o sfigato, soprattutto ora che arriva Natale: “Auguri a te e famiglia!” Ci stanno trollando da prima che esistessero i troll e manco ce ne siamo accorti. Quindi vada per Bluesky, sempre guardare avanti, con moderato ottimismo. Ho già in canna il messaggio di debutto, senti qui: “Auguri a te e famiglia!”.

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