Il nome non è stato reso noto. Si sa che è un uomo, che si descrive come «celebrità» e che ha partecipato a vari eventi pubblici con Sean Combs. Questa persona non si è fatta avanti per accusare il discografico e rapper, ma al contrario per far causa al principale accusatore di quest’ultimo, ovvero Tony Buzbee, il legale che dice di avere raccolto oltre 120 testimonianze di violenze commesse da Diddy.
La causa è stata depositata ieri in California. La sedicente «personalità pubblica» afferma di aver ricevuto una lettera dallo studio di Buzbee contenente «accuse di violenza sessuale completamente inventate» a suo carico. Lo scopo di Buzbee, secondo l’uomo, è estorcergli del denaro in un accordo riservato da sottoscrivere per non essere accusato pubblicamente. Si tratterebbe insomma di un ricatto basato su accuse inventate di violenze su minori di ogni sesso che sarebbero stati drogati e stuprati nelle famose feste di Combs.
L’uomo «si è trovato con una pistola puntata alla tempia: o pagare ripetutamente una somma di denaro esorbitante per impedire la diffusione di accuse false di violenza sessuale che ne avrebbero danneggiato irreparabilmente la reputazione, la famiglia, la carriera e i mezzi di sostentamento, oppure affrontare la minaccia di un numero incalcolabile di cause civili e la rovina finanziaria e personale. Si tratta di un caso da manuale di estorsione».
Non riuscendo ancora a ricevere soldi da Combs, che si trova in prigione a Brooklyn, lo studio legale di Buzbee sarebbe secondo l’accusatore alla ricerca di soldi facili minacciando chiunque sia stato legato a Diddy, anche se in modo remoto.
Buzbee non la pensa ovviamente così e dice che l’azione legale mossa da un uomo che chiama «potente» non è altro che un «tentativo di impedirmi di rivelare pubblicamente i nomi» delle persone coinvolte nello scandalo Combs. «Sono un marine, non riusciranno a farmi tacere o a intimidirmi».