Qual è il rapporto tra il cibo e l’innovazione? Non è solo quello che finisce nel piatto grazie al lavoro di chef visionari che elaborano ricette inconsuete e finiscono a guadagnare Stelle Michelin, ma è tutto quello che riguarda la filiera di un settore – quello del food e dell’agroalimentare – che vale il 19% del PIL del nostro paese. Nel recente incontro organizzato da EIT Food a Roma, Next Bite, imprenditori, esperti e leader del settore hanno condiviso idee, stretto collaborazioni e discusso le trasformazioni necessarie per costruire sistemi alimentari europei più resilienti e sostenibili. Con il supporto dell’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT), Next Bite ha delineato le principali sfide e opportunità future, puntando su tre traiettorie essenziali: vite più sane attraverso il cibo, un sistema alimentare a emissioni zero e la creazione di un sistema equo e resiliente.
“Per fare la differenza servono tre ingredienti: speranza, ispirazione e connessioni,” ha sottolineato Richard Zaltzman, CEO di EIT Food, aprendo la manifestazione. Parole che hanno risuonato tra i partecipanti, molti dei quali si sono trovati d’accordo nel definire Next Bite un’esperienza fondamentale per immaginare insieme un nuovo paradigma alimentare. Viktoria de Bourbon de Parme, Chief Partnership Officer di EIT Food, ha poi ribadito come ciascuno, dal consumatore all’imprenditore, possa svolgere un ruolo decisivo nella trasformazione del sistema alimentare.
Next Bite, che si è tenuta a Roma il 15 e il 16 ottobre, è stata una bellissima occasione per riflettere su come evolverà l’esperienza del cibo nei prossimi decenni. In varie sessioni dedicate, i partecipanti hanno discusso le sfide della sostenibilità, con particolare attenzione al delicato equilibrio tra produzione e rispetto della natura. La consapevolezza che il sistema alimentare del futuro non debba più “piegare” la natura alle necessità produttive, ma adattarsi a un modello in cui la natura possa prosperare, è emersa con forza.
Il confronto è stato animato dall’analisi di progetti innovativi, come quelli delle proteine alternative, l’agricoltura cellulare e la biologia sintetica, che promettono di ridurre l’impatto ambientale della produzione di cibo. Alcune start-up, tra cui AgroGrIN Tech ed Esencia Foods, sono state premiate proprio per il loro impegno a creare alternative alimentari innovative: soluzioni come ingredienti per l’industria alimentare e cosmetica ricavati da sottoprodotti agricoli e sostituti del pesce a base di micelio sono state accolte come esempi concreti di come si possa innovare rispettando l’ambiente.
Una delle iniziative più importanti presentate è stata l’International Alliance for Impact Data, un’alleanza che si prefigge di standardizzare i criteri di valutazione dell’impatto ambientale nel settore alimentare. Questa rete, nata dalla collaborazione tra EIT Food e Foundation Earth, si propone di creare linee guida condivise a livello internazionale che consentano alle aziende di valutare in modo uniforme e trasparente l’impatto ambientale dei loro prodotti. Un obiettivo ambizioso che mira a rendere più affidabili e comparabili le informazioni ambientali che giungono ai consumatori, offrendo loro la possibilità di compiere scelte più consapevoli.
“L’International Alliance for Impact Data non è solo una piattaforma tecnica,” ha spiegato un portavoce di EIT Food, “ma una comunità che lavora per rendere l’ecosistema alimentare più trasparente e sostenibile.” Questa alleanza ha il potenziale per cambiare radicalmente il settore, incentivando le aziende a impegnarsi di più sulla trasparenza ambientale, e permettendo così ai consumatori di identificare con maggiore chiarezza i prodotti più rispettosi del pianeta.
Next Bite ha permesso agli operatori di settore di confrontarsi e mettere a fuoco un tema comune: solo attraverso la collaborazione sarà possibile affrontare le grandi sfide globali legate alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità. La presenza di un’alleanza come l’International Alliance for Impact Data rappresenta un passo cruciale per costruire un ecosistema in cui aziende e consumatori possano lavorare insieme per fare scelte più consapevoli. L’evento di Roma ha dimostrato che, con il contributo di tutti, è possibile trasformare il nostro rapporto con il cibo, rendendolo più sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
Riflettere sul futuro dell’agroalimentare è fondamentale non solo in termini economici, ma anche dal punto di vista ambientale. Il settore, infatti, su scala globale, è in qualche modo responsabile del 25% delle emissioni di CO2. Riuscire a rendere tutto più intelligente (grazie all’uso delle nuove tecnologie) e sostenibili (grazie alle innovazioni in seno alla logistica) potrebbe fare una grande differenza in un mondo che si trova ad affrontare sfide sempre nuove per un maggior numero di persone.