Sabato sera i Pearl Jam hanno chiuso il tour mondiale 2024 con un concerto all’ENGIE Stadium di Sydney, Australia, un set di 27 canzoni tra cui alcune cover come Baba O’Riley degli Who e sei pezzi dall’album di debutto Ten.
Verso fine del concerto, prima dei tanti bis, il gruppo ha suonato Hunger Strike, il singolo tratto dall’album del 1991 dei Temple of the Dog, il supergruppo formato da membri dei Pearl Jam (il bassista Jeff Ament e i chitarristi Mike McCready e Stone Gossard) e dei Soundgarden (Chris Cornell e il batterista Matt Cameron, in seguito nei Pearl Jam). Era all’epoca un duetto tra uno sconosciuto Vedder e Cornell.
Era dal 2014, per la precisione da un concerto al Bridge School Benefit, che i Pearl Jam non la suonavano dal vivo. È stata anche la prima volta che l’hanno fatta dalla morte di Cornell, che dieci anni fa l’aveva cantata con Vedder per l’ultima volta.
In altri concerti i Pearl Jam l’hanno fatta con Corin Tucker delle Sleater-Kinney, Ben Bridwell dei Band of Horses, Andrew Stockdale dei Wolfmother.
Durante il concerto a Sydney la band ha suonato anche No Surrender, uno dei pezzi di Born in the U.S.A., dedicandola a Bruce Springsteen.
«So che per lui, così come per noi, la nazione sta attraversando un brutto periodo. Andrà tutto bene. Ci vorrà un po’ di tempo, bisognerà fare un reset. E quando ci verranno a mancare le parole, ci verrà in soccorso la musica».