Un nuovo report di Music Radar sull’economia della musica ha scoperto qualcosa che forse, in fondo, avevamo già tutti compreso: ogni giorno vengono pubblicate più canzoni di quante pubblicate in tutto il 1989. Se poi, per farci del male, consideriamo che il 1989 è stato l’anno di Bleach dei Nirvana, Disintegration dei Cure, Paul’s Boutique dei Beastie Boys, New York di Lou Reed, ma anche di grandi album pop come Rhythm Nation di Janet Jackson e Like a Prayer di Madonna, questa nuova ricerca risulterà piuttosto scoraggiante.
Il report ha inoltre indicato che c’è stato un aumento del 12% di “creatori di musica” tra il 2021 e il 2022, con un numero che si assesta attorno ai 76 milioni. Stime dicono che questo numero dovrebbe raddoppiare entro la fine del decennio, arrivando così al 2030 con circa 200 milioni di music creator.
In una precedente indagine erano invece state contate circa 120 mila canzoni pubblicate quotidianamente sui sistemi di streaming, per una cifra annuale di 43 milione di brani. Non un caso che Spotify quest’anno abbia annunciato di aver superato le aspettative sui profitti e sul numero di utenti iscritti al servizio premium.
Daniel Ek, CEO di Spotify, quest’anno ha dichiarato – dopo aver tolto i proventi ai brani che non raggiungono i 1000 ascolti sulla sua piattaforma – che l’incredibile aumento di contenuti è dovuto al costo pari allo zero nella produzione: «Fare musica oggi costa quasi zero, per questo stiamo vivendo un enorme aumento di contenuto. E questo mi ha fatto riflettere sulla durata dei progetti: per quanto spesso ciò che vediamo e sentiamo diventa obsoleto in un attimo, ci sono idea senza tempo e composizione che rimangono per secoli. Cosa di ciò che creiamo oggi rimarrà tra centinaia e migliaia di anni?».