Kendrick Lamar, la recensione di ‘GNX’ | Rolling Stone Italia
Face off

Poeta superstar e figlio di putt*na: ‘GNX’ mostra le due facce di Kendrick Lamar

Nell’album convivono il Premio Pulitzer e il duro di strada, l’uomo che cerca risposte esistenziali e quello che conta i soldi, l’idolo degli intellettuali e quello di chi vuole il sangue. Una cosa è certa: è lui l’MVP del rap del 2024

Poeta superstar e figlio di putt*na: ‘GNX’ mostra le due facce di Kendrick Lamar

Kendrick Lamar

Foto press

Poche storie, il rapper del 2024 è Kendrick Lamar. Non solo perché ha piazzato due singoli al numero uno in America, vale a dire Like That con Future & Metro Boomin e Not Like Us, e magari un terzo arriverà. Non solo perché è stato annunciato che sarà lui il protagonista dell’halftime show del prossimo Super Bowl. Lo è perché ha rimodellato il proprio profilo pubblico nel beef apocalittico con Drake. Era una poeta superstar, è diventato un combattente vendicativo. Facendolo, ha spiazzato i vecchi fan che sono rimasti lì a chiedersi come può un Premio Pulitzer arrivare a dire del pedofilo al suo rivale.

Lo scontro tra Drake e Lamar è stato discutibile, d’accordo, ma è stata anche la più grande battaglia rap di questa generazione e Not Like Us la prima diss track a essere candidata ai Grammy come canzone dell’anno. Ha anche aiutato Lamar a liberarsi dell’immagine di bravo ragazzo e rappresentante della moralità nel rap, della sua vocazione spirituale, espressione pura della creatività nera. Come diceva qualcuno, il rap è uno sport per gladiatori. Per riconquistare il favore dei rap heads alienati da dischi che sembravano trattati concettuali di alto livello come DAMN o Mr. Morale & the Big Steppers, Lamar ha dovuto dimostrare che sa ancora (metaforicamente) picchiare duro.

Il coronamento della stagione in cui ha dimostrato d’essere l’MVP del rap è il nuovo GNX dove Lamar mostra le sue due facce: l’uomo spirituale che sente la voce di Dio dentro di sé in Reincarnated e il duro che sputa veleno contro i detrattori reali e percepiti tali in Wacced Out Murals. Quest’ultimo ovviamente ha già sollevato un’ondata di critiche su Internet. Lil Wayne, a cui Lamar è stato preferito dalla NFL per il Super Bowl, si è lamentato su X per il passaggio in cui viene citato (“Mi sa che il mio duro lavoro ha abbattuto Lil Wayne”), mentre Snoop Dogg ha preso con filosofia il riferimento contenuto nella stessa traccia. Può sembrare strano visto che nel vecchio mixtape C4 Lamar rendeva omaggio a Tha Carter III di Wayne, ma come dice Kendrick in TV Off, “si sente come se avesse il diritto di farlo perché mi conosceva da bambino / stronzo, posso mozzare la testa a mia nonna se non la vede come me”.

A settembre Lamar ha postato su Instagram un pezzo inedito e senza titolo (quello non ufficiale è Watch the Party Die). Non c’è dentro GNX. In compenso, c’è Heart Pt. 6, ultimo capitolo della saga inaugurata nel 2010 (nella loro battle, Drake ha usato quel titolo per uno dei suoi diss). Sul sample R&B anni ’90 di Use Your Heart, Lamar parla del lungo rapporto con la Top Dawg Entertainment e spiega perché alla fine se ne è andato per fondare la pgLang. “Ora si tratta di Kendrick, voglio evolvermi, mettere a frutto le mie competenze come dirigente di colore”.

Il nuovo Lamar post TDE e post The Pop Out è il sindaco non ufficiale del rap, un magnate a capo di un impero tipo Ice Cube, Snoop e Jay-Z. Uno che in GNX include vari affondi alla Not Like Us, da Squabble Up a Dodger Blue, ospita rapper underground (AzChike in Peekaboo, Dody6, Lefty Gunplay che canta come Lil Baby alla fine di TV Off), chiama la cantante mariachi Deyra Barrera perché la cultura messicana aleggia su Los Angeles, che piaccia o meno. La Buick GNX Regal del titolo è l’auto con cui il padre di Lamar lo ha portato a casa dall’ospedale dov’è nato. Il disco è quindi la fotografia di un tempo e di un luogo, anche se alla fine tutti questi sottotesti passano in secondo piano rispetto alla perenne lotta con l’ego e a ciò che Lamar vuol fare col suo talento talmente grande da essere generazionale.

Per i fan che hanno apprezzato il Kendrick che predicava la cura di sé e proclamava “mi amo”, quello che si autodefiniva ipocrita perché provava impulsi materialistici e che viveva il successo economico in modo problematico, GNX potrebbe sembrare un’inversione a U, l’ennesimo trattato di capitalismo hip hop. Ci si può chiedere effettivamente se avremmo avuto un Lamar differente, un po’ più bravo ragazzo diciamo, se non fosse stato costretto a salire sul ring del rap. Va anche detto che continua a mettersi in discussione. In un pezzo che echeggia Mortal Man, una delle tracce di To Pimp a Buttefly, imita la voce di Tupac mentre descrive due musicisti, un bluesman morto “coi miei soldi, l’ingordigia era troppo attraente” e una donna morta “con le siringhe infilate dentro di me”. La terza strofa lo vede discutere col suo Dio interiore. “Tu ami la guerra”, gli dice. E lui risponde: “No, non è vero”.

Alla fine Lamar promette di “usare i doni che ho ricevuto per aumentare la comprensione”. E se invece il pubblico di rap heads preferisse sentirlo battagliare? Se vogliamo il conflitto, lui è capacissimo di darcelo. “Più soldi, più potere, più libertà, tutto ciò che il cielo ci ha concesso / Stronzo, me lo merito tutto”, rappa in Man in the Garden. E quindi sì, Kendrick Lamar è il GOAT del 2024 e GNX spiega benissimo perché lo è. Ma alla fine il dilemma esistenziale sul cercare ricchezza oppure un cambiamento sistemico rimane irrisolto.

Da Rolling Stone US.

Altre notizie su:  Kendrick Lamar