Morgan lo aveva annunciato ieri sera su Instagram: «Tra poche ore (oggi, 23 dicembre, ndr) sarà il mio compleanno, come da tradizione pubblicherò due inediti, per il puro piacere di condividere il frutto di quel che faccio con amore in tutta questa mia vita, la musica». Gli inediti sono la canzone Pensiero unico e il testo senza musica Spreco.
«Nessuno dei sedicenti pseudo artisti italiani contemporanei farebbe questo gesto di gratitudine verso i suoi ammiratori», scrive Morgan, «perché non sono degli artisti, ma dei collaboratori del Sistema disumanizzante che fingono di criticare con stucchevole ipocrisia, sostenitori del capitalismo più basso e individualistico coercitivo e cancellatore di valori libertari e civili, promotori dell’ignoranza e distributori di musica senza musica con testi senza letteratura, personalità artificiali omologate ossessionate dal consumismo e dal divismo, incapaci di un pensiero autonomo e di qualsiasi iniziativa utile collettivamente».
«In poche parole», conclude Morgan, «mainstream italiota. Da oggi, mio compleanno, io e molte altre persone libere smettiamo di chiamarvi “artisti”».
La canzone:
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Pensiero unico è accompagnata da una sorta di lato B senza musica, uno scritto chiamato Spreco:
“Avere un’immagine rovinata è camminare in pigiama appena svegli verso il bagno con il pensiero intimo della propria vita sprecata che ci accompagna in silenzio lungo la linea di una nuova ma spenta giornata. Lo spreco fa più male del vuoto perché oltre ad un’assenza è un peccato, è un’idea concreta di oggetti e progetti esistiti davvero che ora non hanno accesso al futuro. Il tempo sprecato non consuma il tempo ma le cose e le azioni, occasioni per le quali era a disposizione affinché fossero portate alla realtà della vita, svanite sottratte alla condivisione e alla gravitazione del mondo ma sparse sospese nell’universo interno muto e incomunicabile di un dolore infinito ed eterno. Non sono ricordi ma dei corpi scomposti, parti di un tutto mai sorto e contro il volere dell’anima facendole un torto più grave del lutto”.