Una decina di giorni fa Sammy Hagar ha rilasciato un’intervista al Las Vegas Review-Journal in occasione della residency che farà tra aprile e maggio nella città del Nevada, al Dolby Live, accompagnato da una band che comprende Joe Satriani, Michael Anthony, Kenny Aronoff e Rai Thistlethwayte. Hagar ha 77 anni e in quell’occasione ha spiegato di non voler fare più lunghi tour perché sono diventati troppo impegnativi.
Non è una novità, lo aveva detto anche in questa intervista a Rolling Stone: «Odio dirlo e non vorrei allarmare nessuno, ma sto invecchiando. Andare on the road mi preoccupa, perché sul palco mi muovo molto. Non posso farne a meno. Non riesco a stare lì e cantare e basta, e poi queste canzoni sono difficili. Tra i viaggi, imbarcarsi su un aereo tutti i giorni, dormire in una stanza d’albergo scomoda, il riscaldamento, l’aria condizionata… sono preoccupato per la voce».
E ancora: «Il tour mi è piaciuto, l’energia mi ha dato la spinta per andare avanti, ma c’è un motivo se ci siamo fermati. Mi serviva una pausa, le ginocchia mi stavano uccidendo. Per metà del tempo ho dovuto prendere degli antinfiammatori e non mi piace quella roba. Non voglio andare là fuori e non riuscire a fare il mio lavoro. Una residency potrebbe essere la soluzione, perché elimina i viaggi».
Le sue dichiarazioni sono state interpretate malamente come espressione della volontà di ritirarsi e non fare più concerti. Per mettere fine alle voci (e ai titoli di giornale) Hagar ha pubblicato un video su Instagram. «Nelle ultime settimane» dice «ho ricevuto un sacco di messaggi tipo “Oh, mio Dio, non andrai più in tour”. Ma io non ho detto che non andrò più in tour».
Hagar spera che la formula della residency «renda le cose più facili rispetto a fare le valigie ogni giorno, prendere un aereo diretto nella città successiva, fare il check-in in hotel, correre al soundcheck, mangiare un boccone, fare lo show. Senza tutti quei viaggi folli e le cose extra che non c’entrano con l’esibirsi dovrebbe essere tutto più facile».
Hagar potrebbe fare «altri 500 concerti con questa voce e con questo fisico. Spero che la residency sia il modo per continuare per molti altri anni, perché se così non fosse, i tour stanno diventando difficili da fare, ne farò sempre meno e alla fine non ne farò più, è inevitabile, sono un essere umano».
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