“It feels so good” ripete FKA twigs nel refrain di Room of Fools. E si sta infatti parecchio bene a riavere un disco di FKA in rotazione dopo così tanto tempo. Sei anni, questo lo spazio temporale che divide il nuovo Eusexua dal precedente Magdalene. In mezzo però non c’è stato il vuoto. Il 2022 è stato l’anno dell’interessante Caprisongs, un mixtape in cui la nostra si divertiva a saltare tra i ritmi in compagnia di artisti come The Weeknd, Shygirl, Pa Salieu, Jorja Smith, Daniel Caeser e con produzioni firmate da Arca, El Guincho (vi ricordate El Mar Querer di Rosalía?) e Mike Dean (l’eminenza grigia dietro alcuni dei capolavori di Kanye West); un bel divertissement, no? Meno fortunato invece l’esordio da co-protagonista al cinema con il remake de Il corvo, per cui si è “guadagnata” una nomination ai Golden Raspberry Awards come peggior attrice che stonerà con un palmarès pieno di nomination ai Grammy, come quella del 2020 nella categoria Miglior video musicale per lo strepitoso Cellophane diretto da Andrew Thomas Huang.
Diciamolo subito: Eusexua arriva con un carico importante di aspettative, una pressione cresciuta negli anni e che, ascolto dopo ascolto, non riesce pienamente a soddisfare. Ma una precisione è necessaria; Eusexua non riesce a far esplodere gli infiniti talenti di FKA twigs in modo esaustivo e costantemente interessante, è vero, ma rispetto alla concorrenza è comunque un album ben al di sopra della media. Parliamo comunque di una fuoriclasse.
L’idea dietro Eusexua è quella di puntare forte sul ritmo, o meglio, sui ritmi, visto che per gran parte dell’album l’intento è quello di farci muovere. Un intento a cui FKA ci ha voluto preparare nell’ultimo anno e mezzo: prima a fine 2023 esibendosi in una versione di un classico da club come It’s a Fine Day degli Opus III a un evento di Vogue a Londra, e poi andando a chiedere consulenza ai nuovi fenomeni della scena elettronica inglese, i Two Shell, che l’hanno aiutata a ricostruire questo album dopo che 85 sue demo erano state condivise illegalmente in rete (il ringraziamento è arrivato apparendo in due brani del duo, Talk to Me e Round).
Come in Magdalene, la produzione è curata dal producer inglese Koreless, a garantire una texture credibile di suoni che mescolano la tradizione del clubbing inglese a elementi più contemporanei. Dentro ci sono l’elettronica, l’IDM, l’hyperpop, il trip hop, con accenni di house e techno a richiamare le emozioni di quello che Simon Reynolds definirebbe hardcore continuum. Eusexua è dance pop trasmesso da una stazione radio pirata.
La reference più diretta che possiamo trovare a questo lavoro però non arriva da qualche disco prodotto in MDMA dopo una serata in una warehouse, ma da Ray of Light di Madonna, l’album pubblicato dalla regina del pop nel 1998 e prodotto dal musicista inglese William Orbit. Il richiamo non è non solo nell’idea di unire canzone pop a underground dance britannico, ma anche nella costruzione di un mood sonoro incalzante a suo modo profondo e gelido come un rave in un capannone nei campi del Lancashire. E proprio della techno e dei rave ha fatto riferimento FKA in una delle sue rare interviste pre-uscita al Jimmy Kimmel Live!: «Sono ossessionata dalle culture e dalle sottoculture alternative, quindi non ho potuto resistere a un posto nuovo che non avevo mai visitato, ai rave nei magazzini e ai ragazzini della techno da blocco orientale».
In Girls Feels Good la reference di Madonna è più che mai evidente, mentre Room of Fools (uno dei brani più funzionali di questo accordo techno-pop) è un rave in cui nostalgia e futuro si ibridano in stile Björk. In Perfect Stranger siamo in campo Kylie Minogue (provate a cantare i “na na na” di Can’t Get You Out Of My Head sulla strofa, funzionano in modo incredibile), mentre per la prima metà della conclusiva Wanderlust sembra di ascoltare una outtake di Brat di Charli XCX, anche se poi la traccia si direziona verso richiami più specifici degli anni ’90, un po’ Sega Bodega, un po’ – di nuovo – Ray of Light. In Sticky, invece, c’è forse la FKA twigs che più amiamo, quella che sa unire citazionismo (qui è il caso di una doppia citazione, ovvero del campione rielaborato di Avril 14th di Aphex Twin ricontestualizzato già da Kanye West in Blame Game) e pensiero futuristico con una grazia fuori categoria. Qualcosa che ritroviamo anche nell’abrasivo minimalismo di Drums of Death, la migliore produzione dell’intero album.
Ma allora perché Eusexua non ci fa saltare sulla sedia? Le ragioni sono probabilmente due: la prima è che è sempre molto difficile portare un certo pop intelligente nel club e riuscire a produrre qualcosa al di fuori di una dimensione puramente estetica, quella del ballo, che spesso affatica l’ascolto più quotidiano; la seconda è che in questo album FKA twigs non è riuscita a parlare la lingua del futuro di cui erano infarciti i dizionari musicali di LP1 e Magdalene. Qui ci sono meno sperimentazione, meno acrobazie sonore, e il disco finisce per appoggiarsi un po’ troppo alla sicurezza della dance, del ballo per il ballo.
Il tempo ci dirà se le scelte di Eusexua lo renderanno un cult, ma la sensazione è che diventerà un album meno memorabile dei due precedenti, pur rimanendo un lavoro sopra la media; a volte essere un talento infinito ha i suoi contro. Se Eusuxua è un feeling, come ha spiegato l’artista, è l’amaro in bocca alle 4 del mattino sul dancefloor.