C’era una volta il 2016, un’era geologica fa per quanto riguarda la trap. Volendo esagerare, un po’ come gli anni ’70 per il rock e gli ’80 per il pop: l’anno dei successi di culto di Sfera Ebbasta, Ghali e Dark Polo Gang ha già vissuto revival e celebrazioni nostalgiche, a cui si aggiunge oggi anche il tributo di una giovane promessa di quell’era in cui l’Auto-Tune era rivoluzionario e Sanremo era in un’altra galassia.
Laïoung con il singolo 2016 vuole sia omaggiare quell’anno magico, sia ricordare a tutti che è stato tra quelli che hanno aperto la strada: “Nеll’inizio della nuova Italia ero nel futuro”. E oggi invece dove si trova il trapper nato a Bruxelles da padre italiano e madre londinese di origine sierraleonese, quello della hit Giovane giovane e del pezzo-meme 6000 euro in cui rivendicava il suo cachet da artista (“Seimila euro o non parlo / L’intervista a 2000 euro, il concerto 20 mila euro”)?
Ce lo racconta lui in questa intervista (gratis!), lasciando un’alone di mistero sul periodo lontano dai riflettori – forse dissidi interni al collettivo da lui fondato RRR Mob – e annunciando grandi progetti per riprendersi il titolo di imperatore (così si definisce nell’ultimo singolo). Una sorta di ritorno al futuro quindi, 2016-2025, anche a rischio di andare contromano, cercando di dare alla trap messaggi positivi e pacificanti…
La data è significativa, il 2016 è l’anno in cui è iniziato tutto, stiamo parlando di un decennio fa. Perché hai scelto questo titolo per il singolo?
So che la gente è molto affezionata al sound di quell’anno. È una canzone che ho fatto per i miei fan che volevano il lion che ero ai tempi di Giovane giovane, in un’epoca dove eravamo tutti felici senza rendercene conto, prima del Covid. Il tutto fatto con un tocco di freschezza e sempre con la consapevolezza che il mio messaggio è contro la droga, contro la violenza, contro le armi, contro la discriminazione e contro ogni negatività. I miei messaggi sono sempre positivi.
Dal 2016 a oggi la trap ha avuto una crescita commerciale enorme. Come hai vissuto, tu che c’eri dall’inizio, questa evoluzione del genere?
Purtroppo ci sono persone che prendono il messaggio della musica trap alla lettera, artisti che non si rendono conto che il potere delle parole è molto forte. Bisogna stare attenti a quello che si canta perché se vieni dalla strada non devi per forza restare lì o prenderti le maledizioni della strada. Nella nostra vita abbiamo l’opportunità di scegliere. Ogni anno, ogni mese muoiono dei rapper: la criminalità e la strada sono un punto di partenza, non il fine.
Questa tua consapevolezza ha a che fare anche con l’aggressione che racconti di aver subito nel 2021 da parte di alcuni colleghi come Rondodasosa, Sacky e Baby Gang?
No, ma alla fine bisogna sempre guardare il percorso di un musicista: questi artisti che cosa hanno fatto per arrivare dove sono? Sono diventati famosi per la loro musica o per la negatività che hanno espresso?
“Rondo, se hai un problema con me facciamo un 1 contro 1. Fare queste cose da vigliacco, arrivare con tutta questa gente per imbruttirmi non fa di te un uomo”. Questo è il messaggio che hai affidato ai social nel 2021 dopo l’aggressione a sassate subita fuori da un locale milanese. Come è andata finire?
Ho cercato di parlare varie volte con Rondo, e non c’è stato modo. Comunque gli auguro il meglio in quello che fa, perché con la violenza non si risolve niente. Con la violenza c’è sempre qualcuno che ci rimette o prima o poi, e se tu sei arrabbiato è come se prendessi un veleno sperando che il tuo nemico muoia. Io sono nelle mie vibrazioni alte e auguro il meglio a tutti…
Molti di quelli con cui hai iniziato, da Sfera a Ghali, sono diventati famosi, riempiono i palazzetti, come si dice oggi. Cosa ti è mancato per avere il loro stesso successo?
Fosse stato per me, avrei fatto anche io palazzetti, ma non sono cose che si possono fare da soli.
Ora finalmente ho un team che mi vuole davvero bene, che è orgoglioso del mio successo e non invidioso. So che mi aiuterà ad arrivare a livelli alti e ad avere le attenzioni giuste, perché ci sono un sacco di canzoni nuove che non vedo l’ora di far ascoltare.
Credi che qualcuno che oggi ha avuto molto successo ti sia riconoscente del fatto di avergli aperto la strada?
Sono felice di essere stato d’ispirazione per altri in Italia. Non sono cresciuto qui, sono arrivato nel 2016 dal Canada, e ho fatto musica americana in lingua italiana, portando una nuova visione.
Continui a viaggiare molto, tra Stati Uniti e Africa…
La mia famiglia è in tutta America, in Florida, in Texas. Noi originari di Sierra Leone siamo ovunque. Il mondo è il mio studio, mi basta un computer. In questo senso sono un cittadino del mondo.
L’Italia ti sembra cambiata rispetto al 2016? Non solo musicalmente, nella vita di tutti i giorni…
È stata commercializzata molto la violenza, invece bisognerebbe focalizzarsi sulle soluzioni positive.
Ti riferisci al successo dei vari Baby Gang e Simba La Rue?
No, mi riferisco ai messaggi che sono promossi nelle canzoni, e che a volte non rispecchiano le realtà che abbiamo in Italia.
Però poi vanno a influenzare i più giovani. Noi come artisti dovremmo influenzare positivamente, non negativamente.
In che modo influenzano in giovani?
Ti posso dire la verità? Io mi sento più al sicuro nelle favelas di Rio de Janeiro che in corso Buenos Aires a Milano. E nella zona di corso Buenos Aires sono a casa perché è pieno di bar, ristoranti, parrucchieri somali ed eritrei.
Il problema è che prima si dava rispetto per averlo, e ora non esiste più questa regola. Quando mi ritrovo dall’altra parte dell’Oceano, a Rio de Janeiro in Brasile, nelle favelas più pericolose del mondo, i bambini di 14 anni che girano con i walkie talkie e gli AK 47 sulle motociclette scassate ci fanno entrare quando arriviamo con l’Uber con le luci accese e i vetri abbassati. Perché siamo stranieri e stiamo portando rispetto a un posto che è uno dei più pericolosi del mondo, dove però esistono dei principi.
Quando parli di mancanza di rispetto dei più giovani ti riferisci ai cosiddetti maranza?
Questa parola l’ho usata tre album fa: “Altro che carabinieri / sono con arabi e neri / veri maranza soltanto”. Ho sempre cercato di valorizzare noi africani e afroitaliani. Io vengo da una buona famiglia, però quando i miei hanno deciso di non sostenermi nel fare musica, mi sono ritrovato per la strada. Per fortuna non ho fatto scelte sbagliate: ero un maranza che faceva musica
.
Africani e afroitaliani sono ancora poco rappresentati nella trap di oggi…
Sì, ma non è colpa dell’Italia. Bisogna guardare il colonialismo se vogliamo capire perché siamo indietro. Perché la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e il Portogallo hanno colonizzato molto di più di noi.
Nel ’98, quando sono andato a Ostuni a vivere con i miei nonni dopo la separazione dei miei genitori, ero il primo nero nella mia scuola. Ho dovuto rifare la prima elementare quando avevo 6 anni e ho subito l’ignoranza che c’era e che può essere chiamata razzismo.
Hai ascoltato Guè che in Oh mamma mia campiona Pino Daniele? Tu avevi portato Pino Daniele nel mondo hip hop rivisitando Je so’ pazzo in Fuori nel 2017…
Mi fanno piacere queste cose, perché non è veo che l’Italia non ha un sound, come dicono. Dobbiamo guardare agli anni ’60, ai ’70 fino ai 2000. In Italia ci sono state canzoni bellissime…
In 2016 dici che dieci anni fa eri nel futuro. Oggi?
Sono nel 2036.
E cosa ascolteremo nel 2036?
Meno cose con l’Auto-Tune, la gente dovrà imparare a cantare. Tutti hanno paura dell’intelligenza artificiale, ma non ci potrà levare il lavoro, potrà invece aiutare i professionisti quando hanno blocchi d’ispirazione.
Tu hai sempre fatto rap e trap suonando…
Suono il pianoforte e la chitarra. Sono producer, ingegnere, produttore e scrittore, come gli americani fanno da sempre, pensa a Kanye West o Travis Scott. Le persone che mettono le mani in pasta riescono a creare un’arte molto originale.
Cosa ci possiamo aspettare dopo questo singolo?
Sto elaborando due progetti diversi. Il primo ha a che fare con 2016 ed è, come hai detto tu, un ritorno al futuro. Il secondo è un nuovo sound che sta arrivando: sto portando delle novità in Italia, come già ho fatto in passato.
Potremmo anche immaginare un featuring con Rondodasosa o Baby Gang, con cui hai avuto pesanti screzi in passato?
Quando saranno pronti, io sono qui.